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L’ottimismo del governo e la nuova mina immobiliare. Le due facce della Cina

Nei giorni in cui il premier sprizza buoni auspici per l’economia del Dragone, dicendosi sicuro di centrare il target del 5% di Pil, Central China real estate, tra i maggiori colossi del mattone, manca il pagamento dei suoi debiti col mercato. Un film già visto

Il premier cinese Li Qiang deve essere davvero carico di ottimismo, quando afferma che la Cina è sulla buona strada per una ripresa solida e duratura. O quando azzarda un secondo trimestre più veloce e tonico del primo, verso quel target del 5% di Pil a fine anno, fissato dal partito come minimo sindacale, sul finire del 2022. Sarebbe tutto molto bello se il Dragone non continuasse a veder spuntare qua e là i fantasmi di un passato recente fatto di debito fuori controllo e mercato immobiliare in crisi.

L’ultimo capitolo si chiama Central China Real Estate, tra i primi 20 gruppi del mattone in Cina. Proprio quel mattone che vale ancora un quarto del Pil cinese e che più volte Pechino ha tentato di rianimare, un po’ pompando soldi nel sistema, un po’ tagliuzzando i tassi sui mutui per ridare fiato alla domanda di case. L’ultimo pacchetto di stimoli messo a punto dal governo va esattamente in questa direzione.

Nonostante tutto, però, tornano in primo piano le difficoltà del settore immobiliare in Cina. Complice l’attuale scenario di debolezza delle vendite nel real estate (tra le altre cose la gran parte delle principali banche d’affari mondiali ha tagliato le stime di crescita del Dragone per il 2023), due costruttori cinesi non sono riusciti a rispettare i pagamenti su alcune obbligazioni in dollari. Uno di questi è per l’appunto Central China Real Estate.

Che ha annunciato di non aver pagato gli interessi su un titolo e ha sospeso i pagamenti su tutto il debito estero. Un suo concorrente di dimensioni minori, Leading Holdings Group, ha invece rivelato di non aver corrisposto l’intero importo di 119,4 milioni di dollari di capitale e interessi su un’obbligazione in dollari emessa un anno fa. Sembra di rivedere lo spettro di Evergrande, il simbolo della crisi immobiliare cinese.

Il quale ha annunciato poche settimane fa piani per la ristrutturazione di circa 20 miliardi di dollari di debito offshore, su 300 totali. Uno schema che potrebbe diventare un modello per altri sviluppatori immobiliari cinesi anch’essi in difficoltà. L’azienda ha affermato che le misure aiuteranno “gli sforzi per riprendere le operazioni e risolvere i problemi”.


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