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Fair Contribution, punti di forza della proposta secondo Dècina e Giangrande

Di Maurizio Dècina e Antonio Filippo Giangrande

Malgrado le principali obiezioni all’introduzione del Fair Contribution prestino il fianco a diverse critiche, ed il principio appaia razionalmente sensato, l’adozione di un tale meccanismo presenta delle sfide di enorme complessità, fino alla costituzione di metodologie di supervisione e controllo che siano concretamente attuabili. L’intervento di Maurizio Dècina, professore emerito Politecnico di Milano e partner Ict Consulting e Antonio Filippo Giangrande, senior manager Ict Consulting, all’interno del dibattito lanciato da Formiche.net

Equo contributo o tassa su internet? Formiche apre il dibattito. Inizia Preta

La fair contribution, utile a correggere (alcune) distorsioni. Scrive Basso (WindTre)

Non nuove regole, ma nuovo modello di business. Righetti (Dazn) sulla fair share

Il fair share non è un rimedio regolamentare ma una tassa. Scrive Denni

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Con la pubblicazione della consultazione della Commissione Europea sul “futuro del settore delle comunicazioni elettroniche e delle sue infrastrutture” avvenuta lo scorso 23 febbraio, il dibattito sull’ipotesi di un Fair Contribution è entrato nel vivo, avviando un percorso dall’esito altamente incerto ma comunque destinato a plasmare gli equilibri dell’ecosistema del digitale europeo nella prossima decade.

La consultazione pone l’interrogativo se l’attuale e prospettico assetto del mercato sia in grado di assicurare la sostenibilità economica degli investimenti necessari alla trasformazione delle infrastrutture di comunicazione o se vi sia la necessità di un intervento regolamentare atto ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi del 2030 Digital Compass, in particolare rispetto all’interconnessione con reti Gigabit di tutte le unità immobiliari europee, e la copertura radio 5G di tutta la popolazione europea.

La posizione delle Telco

Larga parte degli operatori di telecomunicazioni europei caldeggia l’ipotesi di un Fair Contribution a proprio beneficio, elargito da parte dei gradi player digitali (Cap – Content Application Provider, spesso riferiti anche come Ott, Over The Top). La principale motivazione a sostegno della richiesta degli operatori è rappresentata dall’effetto congiunto di due tendenze: da una parte il traffico Internet continua incessantemente la sua crescita a doppia cifra accompagnato da una domanda sempre maggiore di servizi ad alti requisiti prestazionali (si pensi al live streaming di eventi sportivi), mentre al contempo si osserva una costante e significativa riduzione del ritorno degli investimenti nelle infrastrutture di rete.

 

Poiché la maggior parte del traffico è generato dai grandi player del digitale (il 56% del traffico Internet globale è generato da solo 6 grandi Ott/Cap -Axon: Europe’s internet ecosystem: socio-economic benefits of a fairer balance between tech giants and telecom operators) gli operatori tlc ritengono che il Fair Contribution non sarebbe altro che il riconoscimento economico dei servizi di accesso alle infrastrutture di rete utilizzati dagli Ott/Cap ma attualmente non retribuiti alle Telco, in virtù di dell’asimmetria negoziale che vige oggi tra gli Ott/Cap e operatori di telecomunicazioni. L’asimmetria negoziale dipende da tre fattori: In primo luogo, gli Ott/Cap sono per lo più player globali con capitalizzazioni superiori di diversi ordini di grandezza rispetto agli operatori tlc. In seconda battuta, i servizi offerti dai principali Ott/Cap sono imprescindibili dal punto di vista del consumatore che non esiterebbe a cambiare operatore di comunicazione pur di fruirne; Infine, l’applicazione del principio di Net Neutrality determina un’asimmetria normativa per la quale gli Ott/Cap sono liberi di scegliere se e come interconnettersi con un operatore, mentre per gli operatori vige “de facto” l’obbligo di trasporto.

Le obiezioni al modello Fair Contribution

L’altra parte della barricata è rappresentata evidentemente dagli Ott/Cap, che considerano largamente ingiustificata l’introduzione del Fair Contribution, ritenendo inoltre che l’adozione di un tale meccanismo possa essere deleteria per lo sviluppo dell’ecosistema di Internet. Anche il Berec ha espresso diverse perplessità in relazione alla effettiva necessità di introdurre il Fair Contribution, evidenziando criticità analoghe a quelle manifestate dagli Ott/Cap.
La prima grande obiezione al paradigma di Fair Contribution riguarda la storica capacità dell’ecosistema di Internet di auto adattarsi e che quindi non necessiterebbe di alcun intervento regolamentare per trovare un nuovo punto di equilibrio. La crescita dei servizi e del traffico generato dagli Ott/Cap non farebbe eccezione: infatti, la disponibilità di un numero maggiore di contenuti che richiedono connettività ad alte prestazioni trainerebbe la domanda degli accessi UltraBroadband, dando vita ad un circolo virtuoso dal quale anche gli operatori tlc traggono beneficio. L’esercizio è teoricamente corretto ma non trova riscontro nell’effettivo andamento del mercato; è infatti sufficiente osservare che nell’ultima decade il volume d’affari europeo dei servizi Ott/Cap è esploso, mentre quello dei servizi di connettività è risultato stagnante e talvolta in declino. Il circolo virtuoso è quindi interrotto.

Il punto di rottura è determinato dal fatto che il mercato della connettività europeo è un mercato estremamente saturo: servizi FTTH e 5G sono essenzialmente sostitutivi rispetto a quelli meno performanti già completamente diffusi tra la popolazione. La maggior parte dei clienti però non è disposta a pagare di più per l’upgrade, poiché a causa dell’elevatissimo livello di concorrenza, esisterà sempre almeno un operatore alternativo pronto a erogare lo stesso servizio ad un prezzo minore.

La seconda obiezione mossa al Fair Contribution riguarda l’effettivo impatto della crescita del traffico rispetto ai costi di rete. Gli Ott/Cap ritengono infatti che la maggior parte dei costi delle infrastrutture di rete riguardi l’accesso, il cui costo è indipendente dall’incremento del traffico. Tale affermazione potrebbe essere sostenuta per le reti fisse, ma non certamente per le reti radiomobili dove l’aumento del traffico richiede investimenti per la densificazione e l’upgrade delle antenne e la necessità di acquisire ulteriori risorse spettrali. Anche con riferimento alle reti fisse però occorre affinare il livello dell’analisi. Anche se l’accesso costituisce i due terzi dei costi di una rete, non significa che il restante terzo non abbia un impatto significativo rispetto alla profittabilità di un operatore, specie considerando che le dorsali di rete devono essere dimensionate rispetto al picco massimo del traffico atteso.

La più dibattuta obiezione al Fair Contribution riguarda la possibile violazione dei principi dalla Open Internet Regulation (Net Neutrality). In applicazione di tali principi, gli operatori non possono applicare misure di blocco, rallentamento, restrizione o altro genere di degrado nei confronti di specifiche applicazioni o servizi. L’applicazione del Fair Contribution non implica una violazione automatica di tali principi. Infatti, il riconoscimento del contributo non sarebbe altro che il pagamento di un servizio di accesso o interconnessione o di un servizio specializzato. Lo stesso Berec, nelle linee guida per l’implementazione della regolamentazione sulla Net Neutrality (Berec Guidelines on the Implementation by National Regulators of European Net Neutrality Rules) chiarisce che “i Content Application Provider (e quindi gli Ott) sono tutelati alla pari degli utenti finali ai sensi del regolamento nella misura in cui utilizzano la rete di un operatore per raggiungere altri utenti finali attraverso l’accesso a Internet. Tuttavia, alcuni Content Application Provider possono anche gestire le proprie reti e, nell’ambito di queste, avere accordi di interconnessione con gli Isp. La fornitura di interconnessione è un servizio distinto dalla fornitura di accesso a Internet” [n.d.r. tradotto dall’inglese].

Un’altra obiezione è rappresentata dal fatto che il traffico generato dagli Ott/Cap è essenzialmente “richiesto” dagli utenti finali che già pagano gli operatori tlc per la propria connettività per poter ricevere tale traffico. Dal punto di vista degli Ott/Cap, il Fair Contribution costruirebbe quindi una sorta di doppio pagamento per lo stesso servizio. In realtà gli “utenti finali” pagano per il proprio accesso all’infrastruttura dell’operatore, e tramite essa a Internet; ugualmente, attraverso il Fair Contribution, gli Ott/Cap pagherebbero per il proprio accesso all’infrastruttura dell’operatore e, tramite essa, ai propri utenti finali. Si potrebbe fare anche il seguente esempio: quando due utenti abbonati allo stesso operatore scambiano dati tramite un’applicazione Peer2Peer stanno accedendo entrambi all’infrastruttura dell’operatore che li collega, ma pagano ovviamente due abbonamenti distinti.

I possibili modelli

Nell’abito della consultazione Ue sono essenzialmente due i modelli sotto analisi. Il primo modello prevederebbe il riconoscimento di un contributo diretto da parte degli Ott/Cap in favore degli operatori di telecomunicazioni. In questo scenario sarebbe necessario identificare chi siano i soggetti tenuti al pagamento di tale contributo. Al momento l’ipotesi più gettonata è che la misura venga limitata a carico esclusivo dei Large Traffic Generator (Ltg), ovvero quegli Ott/Cap che anche singolarmente sono in grado di generare enormi quantità di traffico nelle reti di un operatore. Infine, il maggiore nodo da sciogliere sarebbe quello del meccanismo implementativo del contributo e della sua valorizzazione; secondo la posizione prevalente degli operatori di telecomunicazioni europei rappresentati in Etno e in Gsma, la misura dovrebbe assumere la forma di un obbligo formale per gli Lgt a negoziare in buona fede accordi diretti con gli operatori di telecomunicazione. Tali negoziazioni dovrebbero comunque avvenire sotto la supervisione (e se necessario l’arbitrato per la risoluzione di dispute) delle autorità regolamentari, che avrebbero la responsabilità di assicurare una negoziazione bilanciata e coerente con il quadro regolamentare europeo.

Il secondo modello ipotizzato invece prevede l’utilizzo del contributo degli Ott/Cap (e più in generale dei player dell’ecosistema digitale) per la costituzione di un fondo – europeo o nazionale – il cui scopo sarebbe appunto quello di finanziare gli investimenti e i costi legati allo sviluppo a all’adozione delle reti e dei servizi. Il fondo sarebbe inoltre utilizzabile per sostenere i consumatori con minor potere d’acquisto. In questo scenario la complessità maggiore sarebbe stabilire ragionevolmente l’importo dei contributi a carico e a favore dei singoli soggetti, e inoltre sarebbe necessario introdurre meccanismi di controllo e vigilanza sulle modalità di accesso e utilizzo a tali fondi da parte degli operatori tlc.

Entrambi modelli rappresentano una razionale ipotesi di soluzione al problema della sostenibilità delle infrastrutture di rete, ma, al netto delle difficoltà di implementazione, il modello a contributo diretto potrebbe risultare flessibile e semplice da implementare.

Conclusioni

Malgrado le principali obiezioni all’introduzione del Fair Contribution prestino il fianco a diverse critiche, ed il principio appaia razionalmente sensato, l’adozione di un tale meccanismo presenta comunque delle sfide di enorme complessità, che vanno dalla definizione di un modello effettivamente applicabile e accettabile dalle parti, fino alla costituzione di metodologie di supervisione e controllo che siano concretamente attuabili. Indipendentemente dall’eventuale introduzione o meno di un meccanismo di Fair Contribution, il tema della sostenibilità – economica e ambientale – delle infrastrutture di rete sarà uno dei nodi chiave in cui si gioca la partita della transizione digitale Europa. Le infrastrutture digitali hanno sempre più bisogno di grandi investimenti e offrono ritorni solo nel medio e lungo periodo. È quindi necessario uno sforzo programmatico a livello di sistema che coinvolga le principali istituzioni e che preveda il contributo di tutti gli attori del digitale.

La crescita del traffico con tassi a doppia cifra su base annuale e la sempre maggiore domanda di servizi con requisiti prestazionali estremamente stingenti potranno essere indirizzate soltanto facendo leva sulle maggiori innovazioni del settore. Gli investimenti privati, pubblici ed eventualmente foraggiati anche dal Fair Contribution dovranno focalizzarsi non solo sull’incremento della capacità delle reti, ma dovranno sostenere anche lo sviluppo delle piattaforme di Edge Cloud distribuite in modo pervasivo all’interno delle reti degli operatori, in modo da portare i contenuti (e le applicazioni) più vicini agli utenti finali e scaricare il traffico dal backbone delle reti. In aggiunta, sarà fondamentale un utilizzo massivo delle tecnologie di virtualizzazione delle reti e dei sistemi di Intelligenza Artificiale che permetteranno di raggiungere livelli di ottimizzazione estremi all’interno delle reti, raggiungendo in tal modo un’efficienza operativa oggi impensabile.

Pubblicato in versione estesa su CorCom il 27 Apr 2023 con titolo “Fair contribution, le obiezioni degli Ott non trovano riscontro nel mercato”



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