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Spazio, l’Italia è pronta per le nuove sfide accanto agli Usa. Ecco perché

Gli Usa non sottovalutino lo Spazio italiano. Questo è quanto emerge da oltreoceano, dove un giornale americano parla di quanto il comparto spaziale italiano possa essere un attore di particolare rilevanza

In occasione dell’Allunaggio, anche dagli Usa guardano allo spazio italiano. Sono passati 54 anni da quell’ormai lontano 20 luglio 1969 che ha visto l’Apollo 11 protagonista della missione che ha portato per la prima volta (e per ora ancora l’unica) l’essere umano a fare un passo storico sul suolo lunare. Da allora, il settore spaziale è cambiato profondamente e negli ultimi anni ha visto una crescita senza precedenti, dalla Space economy alla Space diplomacy, fino all’industria di settore in continua espansione. A crescere sono stati gli Stati Uniti e la Russia, i primi pionieri dell’orbita, ma insieme a loro sono sempre più numerosi i Paesi che vogliono cavalcare il settore spaziale, compresa l’Italia. In un articolo appena pubblicato sul quotidiano americano The National Interest, si parla infatti di come la logica geopolitica dello sviluppo del nostro Paese come attore spaziale sia di particolare rilevanza per gli Usa. Come riporta l’analisi, da quando a Washington hanno designato lo spazio come un dominio operativo, l’interesse per il piano extraterrestre da parte del mondo politico, militare e industriale americano è aumentato in modo significativo. E in tale scenario per far fronte alle sfide, anche militari, poste dalle capacità spaziali militari di Mosca e Pechino, Washington necessita che anche i suoi alleati rafforzino le proprie capacità spaziali: l’Italia è pronta a giocare la sua parte.

Occhi puntati su continuità e partenariati

A caratterizzare lo spazio italiano, secondo quanto riportato dal quotidiano oltreoceano, sono la continuità, i partenariati e gli aspetti legati alla geopolitica, soprattutto la nuova proiezione nel continente africano (come ha sottolineato anche la recente visita del presidente Mattarella alla base spaziale di Malindi). Le recenti missioni negli Usa dei ministri Guido Crosetto, Antonio Tajani e Adolfo Urso hanno evidenziato l’importanza dell’industria spaziale e la volontà di intensificare la partnership con gli Stati Uniti, e nella stessa direzione andrà anche il prossimo viaggio della premier Giorgia Meloni a Washington che tra i molti temi sul tavolo, dedicherà grande attenzione al settore spaziale. La politica del nuovo governo in riferimento alle questioni spaziali pare aver seguito un importante filo di continuità rispetto al precedente governo Draghi, che nel libro bianco “Italia digitale” aveva rappresentato lo spazio come un settore solido per l’Italia. Come riporta l’articolo, l’Italia è infatti tra le nove nazioni che stanziano un budget annuale di 1 miliardo di euro per i loro settori spaziali, oltre ad essere il sesto Paese al mondo a livello di investimenti spaziali in rapporto al Pil e il terzo contributore dell’Esa. Risultati possibili grazie a un tessuto di aziende che coprono l’intera catena del valore spaziale, e tra queste ben l’80% sono Pmi. Le collaborazioni italiane includono anche la partecipazione alla Stazione spaziale internazionale (Iss) e al programma Artemis. Con l’ultima visita di Urso negli Usa, occasione in cui ha incontrato una delegazione di rappresentanti delle principali aziende spaziali americane, si voleva proseguire nella direzione della cooperazione basata su un approccio B2B (business-to-business), che superi i confini governativi e si estenda al mondo industriale. Con l’obiettivo di stimolare l’interazione e la collaborazione tra le imprese, andando oltre il semplice dialogo istituzionale. Questo approccio rappresenta un passo strategico significativo verso un partenariato bilaterale completo.

A bordo di Artemis c’è anche l’Italia

Partita lo scorso 16 novembre, la missione Artemis 1 ha riaperto la strada alla colonizzazione della Luna. Rispetto ad Apollo, programma prettamente statunitense, Artemis vede invece un forte contributo internazionale e italiano, con il nostro Paese che è stato il primo a firmare gli Artemis Accords a ottobre del 2020. Il programma Artemis impiega, infatti, i moduli del Lunar Gateway, il Modulo di servizio europeo (Esm) e servizi di telecomunicazione di produzione italiana. Thales Alenia Space Italia, per esempio, produce i 3 moduli del Lunar Gateway, HALO, modulo abitativo e logistico, che abilita l’ambiente di vita “iniziale” della nascente stazione, I-HAB (International Habitat), la casa europea degli astronauti nell’orbita lunare e il modulo Esprit (European system providing refueling, infrastructure and telecommunications). Inoltre, l’azienda produce la struttura di base dell’Esm, la parte cruciale della navicella Orion che porterà gli astronauti in orbita Lunare, e che fornisce l’elettricità e la propulsione, fino ai sottosistemi critici sviluppati per tutti e sei i moduli, che garantiranno le condizioni vitali e la sicurezza dell’equipaggio durante l’intera missione, come ad esempio il sistema per la protezione dai micrometeoriti e il controllo termico. Leonardo, invece, fornisce i pannelli fotovoltaici (Pva) che compongono le quattro “ali” del modulo di servizio e le unità di controllo e distribuzione dell’alimentazione (Pcdu) per i moduli Esm da 1 a 6, utili al controllo e alla distribuzione di energia al veicolo spaziale. Su Artemis 1 ha volato inoltre il cubesat dell’Asi, Argomoon, realizzato dall’azienda torinese Argotec, per fornire immagini direttamente dallo spazio ed è stato l’unico satellite europeo a partire con la missione.

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