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La “colomba” Kissinger vola a Pechino per incontrare il ministro sanzionato

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

Il centenario ex segretario di Stato americano è in Cina mentre l’amministrazione Biden lavora per stabilizzare le relazioni. Ha visto il capo della Difesa, che poche settimane fa aveva rifiutato un incontro con l’omologo statunitense rinviando il ripristino delle comunicazioni militari

Meno di due mesi dopo aver ha compiuto 100 anni, l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger è volato a sorpresa a Pechino per incontrare i vertici del governo cinese e del Partito comunista cinese. Kissinger ha svolto un ruolo chiave nel riavvicinamento degli Stati Uniti alla Cina mentre era consigliere per la sicurezza nazionale sotto l’amministrazione Nixon. Ora si trova di nuovo coinvolto in una fase intensa di incontri tra alti funzionari americani e cinesi e protagonista di un passaggio importante: un faccia a faccia con il ministro della Difesa, che il governo cinese non vuol fare incontrare con la sua controparte americana.

Il portavoce del dipartimento di Stato americano ha spiegato che l’amministrazione Biden era a conoscenza dell’intenzione di Kissinger di recarsi in Cina. Ma, ha aggiunto, è “lì di sua spontanea volontà, non agendo per conto del governo degli Stati Uniti”. Questa fase è segnata da una serie di visite di membri del governo e funzionari degli Stati Uniti in Cina, per cercare di stabilizzare le relazioni. L’ultimo a essersi recato a Pechino è stato John Kerry, inviato del presidente Joe Biden per il clima. Prima era toccato ad Antony Blinken e Janet Yellen, segretari rispettivamente agli Esteri e al Tesoro. Ecco perché, anche se solo in via informale, la visita di Kissinger potrebbe essere in qualche modo sostenuta dall’amministrazione Biden, che considera i contatti importanti nonostante le forti divergenze.

È stato grazie a un altro viaggio a sorpresa di Kissinger, nel 1971, che gli Stati Uniti e la Cina hanno normalizzato le loro relazioni nel 1979. Quel passaggio storico è stato ricordato da Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista cinese, che ha sfruttato l’incontro con Kissinger, avvenuto in un periodo di forte tensione e sostanziale sfiducia tra le due superpotenze, per mandare messaggi chiari a Washington: è “impossibile contenere o accerchiare” la Cina, ha detto Wang elogiando il ruolo dell’ex segretario di Stato (uno dei “vecchi amici”) nell’apertura delle relazioni tra Washington e Pechino.

Come accennato, l’incontro più importante è stato quello con Li Shangfu, ministro della Difesa sanzionato dagli Stati Uniti nel 2018 in relazione all’acquisto da parte della Cina di dieci aerei da combattimento SU-35 nel 2017 e di attrezzature per il sistema missilistico terra-aria S-400 nel 2018. Sono proprio le sanzioni di Washington alla base del rifiuto di Pechino di un incontro con l’omologo Lloyd Austin. Il Pentagono aveva cercato di arrangiare un territorio ibrido in cui favorire il faccia a faccia lontano da potenziali appesantimenti giuridici, sfruttando l’occasione dello “Shangri-La Dialogue” di Singapore, conferenza sulla sicurezza organizzata annualmente dal think tank inglese IISS a inizio giugno. Ma il governo cinese ha rimbalzato la proposta.

Il ministro Li ha auspicato che gli Stati Uniti lavorino con la Cina per promuovere “uno sviluppo sano e stabile delle relazioni tra i due Paesi e le due forze armate”, secondo la dichiarazione della Difesa di Pechino. La “colomba” Kissinger, lodato come “leggendario” dal quotidiano “falco” della propaganda cinese Global Times in occasione dei suoi 100 anni, ha invitato i due eserciti a rafforzare la comunicazione, secondo la stessa nota. I due Paesi dovrebbero “eliminare i malintesi, coesistere pacificamente ed evitare lo scontro”, ha aggiunto.

Durante la visita a Pechino di Blinken i funzionari cinesi avevano respinto per l’ennesima volta la richiesta di riaprire i canali diretti di comunicazione tra i militari. Nell’incontro con Kissinger, Li ha criticato “alcune persone negli Stati Uniti” per “non aver incontrato la Cina a metà strada”, osservando che l’atmosfera di comunicazione amichevole era stata “distrutta”. La rimozione delle sanzioni contro di lui, dunque, sembra rimanere un elemento fondamentale per la ripresa dei contatti militari. Così come rimane un elemento chiaro all’interno di questa fase di apparente “disgelo”, per riprendere le parole di Biden.

La Cina non è interessata a un dialogo generale con gli Stati Uniti, predilige alcuni settori – come quello economico e finanziario, o alcune narrazioni, come quella attorno a Kissinger – ma resta molto fredda riguardo a contatti di carattere più politico e quelli che riguardano la sfera militare. Quest’ultimo è un elemento di preoccupazione a Washington, perché davanti al crescente militarismo di Pechino – su cui il leader Xi Jinping ha un ruolo centrale, come spiegato da Sarah Kirchberger – il Pentagono teme che, vista la sovrapposizione operativa in quadranti delicati, possano esserci incidenti le cui conseguenze possano diventare complicate da gestire. Soprattutto in un generale clima di tensione e competizione.


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