Dai cambiamenti climatici allo sviluppo sostenibile, dal controllo delle frontiere alla sorveglianza marittima, i sistemi e servizi spaziali sono essenziali per la società e l’economia, ma soprattutto per la sicurezza e la difesa. Questi e molti altri i temi affrontati dal parere del Comitato economico e sociale europeo (Cese) sulla “Strategia spaziale dell’Ue per la sicurezza e la difesa”, presentato di recente dal relatore italiano Maurizio Mensi, professore presso la Sna, direttore di @LawLab Luiss e membro del Cese (Ciu-Unionquadri)
L’Europa è una potenza spaziale globale non solo per i suoi oltre 30 satelliti attualmente in orbita e i 25 previsti per i prossimi 10-15 anni, ma per il ruolo che nel corso degli anni ha assunto, anche in virtù dell’avanzato sistema tecnologico e industriale di cui dispone. Di qui la consapevolezza di dover oggi adeguare con urgenza strategia, regole e strumenti operativi per essere in grado di affrontare minacce attuali e potenziali, stimolando così innovazione, ricerca e competitività, in una dimensione globale che vede Stati concorrenti disporre di avanzate capacità spaziali e anti-satellite.
Questi e molti altri i temi affrontati dal parere del Comitato economico e sociale europeo (Cese) sulla “Strategia spaziale dell’Ue per la sicurezza e la difesa”, presentato nei giorni scorsi dal relatore italiano Maurizio Mensi, professore presso la Sna, direttore di @LawLab Luiss e membro del Cese (CIU-Unionquadri).
Il documento
In particolare, il Cese ha evidenziato la necessità di integrare le azioni connesse all’industria (in tema di competitività, tecnologie critiche, sicurezza della catena di approvvigionamento) nell’ambito di una politica industriale integrata, riducendo la frammentazione degli investimenti pubblici, elaborando un sistema di appalti ad hoc, sviluppando R&D insieme al sostegno alla commercializzazione nei mercati di esportazione di tecnologie e servizi spaziali sviluppati in Europa.
Deve essere garantito un accesso indipendente dell’Ue allo spazio, per evitare di dipendere da Paesi terzi per il lancio e la manutenzione dell’infrastruttura spaziale, sviluppando al contempo partenariati e joint venture con Stati Uniti e partner amici per garantire un uso sicuro, sostenibile e affidabile delle capacità spaziali. A tale strategia – rileva il Cese – dovrebbero seguire azioni concrete e finanziamenti mirati, con una tabella di marcia definita coinvolgendo i vari attori, in primis l’industria emergente del New space che vede l’aumento del numero di attori civili e militari che intendono accedere allo spazio.
Lo stesso aggiornamento, nel maggio 2021, della strategia industriale Ue del 2020 (“Costruire un mercato unico più forte per la ripresa dell’Europa”) ha confermato che la leadership tecnologica rimane un motore fondamentale della competitività e dell’innovazione dell’Ue, in particolare per quanto concerne le tecnologie critiche.
Il piano d’azione della Commissione, del febbraio 2021, sulle sinergie tra l’industria civile, della difesa e dello spazio ha poi riconosciuto la crescente importanza, per la sicurezza e la difesa europee, di tecnologie dirompenti e abilitanti sviluppate in ambito civile e la necessità di promuovere il reciproco arricchimento tra tecnologie civili e della difesa. Al riguardo il nostro Paese è all’avanguardia dal punto di vista tecnologico e dispone di una filiera spaziale completa, con una catena produttiva che si estende dalla produzione ai lanciatori fino al segmento di terra e all’analisi dei dati satellitari.
Serve un salto di qualità
Ambito sempre più conteso, lo spazio è fondamentale per l’autonomia strategica e la sovranità tecnologica dell’Ue e dei suoi Stati membri, alcuni dei quali possiedono e gestiscono risorse spaziali a fini di sicurezza e di difesa. Il Centro satellitare dell’Ue (SatCen) offre notevoli capacità di analisi e Intelligence a sostegno del processo decisionale. È noto come Russia e Cina dispongano ormai di abilità e programmi e di “contro-spazio” (counterspace) in grado di colpire e distruggere sistemi e servizi.
Occorre insomma un salto di qualità a livello europeo, già auspicato nella “Tabella di marcia” Ue relativa alle tecnologie critiche per la sicurezza e la difesa del 15 febbraio 2022, con un approccio che superi la linea di demarcazione tra ambito civile e militare e combini i livelli Ue e nazionale, con un ruolo importante per l’osservatorio dell’Ue sulle tecnologie critiche, garantendo coerenza e sinergie tra i programmi di RST&I in ambito civile e di difesa e prevedendo uno sportello unico online per le Pmi e le start up.
La strategicità dello spazio
È stata la Bussola strategica del 21 marzo 2022 a considerare lo spazio un settore strategico e le infrastrutture spaziali servizi essenziali, da rendere sicuri e proteggere dalle minacce attuali e potenziali. Lo spazio extra-atmosferico viene qualificato come un bene comune globale di cui promuoverne l’utilizzo pacifico, come rileva il Consiglio del 23 maggio 2023 nelle sue conclusioni sullo “Uso equo e sostenibile dello spazio”: occorre garantire sicurezza e sostenibilità. Si consideri al riguardo il test missilistico antisatellite russo del novembre 2021 che ha generato una nube di 1500 frammenti inquinando l’orbita terrestre.
Rafforzare la sua posizione strategica e la sua autonomia nel dominio spaziale significa peraltro per l’Ue non solo rendere più resilienti i sistemi e i servizi spaziali, rispondere a minacce o attività ostili, sviluppare servizi per la sicurezza e la difesa basati sulle tecnologie spaziali (con infrastrutture di autoprotezione, lanciatori versatili e reattivi, servizi di conoscenza dell’ambiente spaziale, manutenzione in orbita (in-orbit servicing) e un cloud indipendente sicuro), ma anche promuovere comportamenti responsabili nello spazio.
Verso un quadro giuridico più strutturato
Al tal fine, si rende necessario adeguare il quadro giuridico di riferimento. Le direttive del 2022 sulla resilienza dei soggetti critici (Cer) e sulla sicurezza cibernetica (Nis 2), sulle infrastrutture terrestri e i satelliti utilizzati per fornire servizi di telecomunicazione, riconoscono che lo spazio è un settore critico. Tuttavia, poiché il grado di protezione delle risorse spaziali nazionali varia a livello nazionale, occorre delineare un quadro di sicurezza specifico europeo non solo per la protezione dei sistemi spaziali, ma anche per la condivisione delle informazioni e la cooperazione sugli incidenti di sicurezza.
L’Ue più proiettata alle sfide del futuro
Sul punto la comunicazione del 10 marzo prevede interventi per ridurre le dipendenze strategiche dai Paesi terzi, aggiornare periodicamente il panorama delle minacce spaziali e promuovere la resilienza delle catene di valore industriali critiche – per esempio con il controllo delle esportazioni dei prodotti a duplice uso e degli investimenti esteri diretti (Ied) ai sensi del regolamento 2019/452 –, utilizzando a tal fine Horizon Europe e il Fondo europeo per la difesa (Edf).
L’Alto rappresentante, con il sostegno della capacità unica di analisi dell’Intelligence (Siac) dovrà preparare un’analisi annuale e classificata sul panorama delle minacce spaziali. A ciò si aggiunga che Commissione, Agenzia europea per la difesa (Eda) ed Esa avranno il compito di coordinare e sincronizzare le attività relative alle tecnologie spaziali critiche sulla base del lavoro di una task force congiunta a cui contribuirà l’Euspa (le cui attività confluiranno anche nell’osservatorio dell’UE sulle tecnologie critiche).
Una legge sullo spazio ad hoc
Fondamentale è la proposta avanzata dalla Commissione di una specifica “legge sullo spazio” (si tratterà una direttiva o regolamento). Essa servirà a garantire un approccio coerente a livello Ue, proteggendo la stessa sicurezza nazionale (di competenza degli Stati membri ai sensi dell’art. 4, par 2, del TUE), migliorare il livello di resilienza dei sistemi e dei servizi spaziali e garantire il coordinamento tra gli Stati membri anche per infrastrutture terrestri strategiche ubicate in località remote (come le regioni ultraperiferiche dell’Ue). Assicurerà ai sistemi e servizi spaziali dell’Ue una tutela giuridica specifica, raccogliendo in un corpus organico tutte le norme rilevanti, alcune delle quali già contenute in direttive e regolamenti vigenti (le direttive Nis 2 e Cer), altre in fieri (il regolamento sulla cyber-resilienza).
Ai sensi di tale futuro intervento normativo gli Stati membri saranno tenuti a individuare i sistemi e i servizi spaziali essenziali, compresi i principali attori della catena di approvvigionamento, definire e attuare livelli minimi comuni di resilienza per i servizi critici, sviluppare piani nazionali e protocolli di emergenza. L’iniziativa potrebbe estendersi anche allo sviluppo di centri di monitoraggio della sicurezza per consentire la notifica di incidenti di sicurezza in ambito spaziale in modo sistematico, secondo quanto già previsto dalla direttiva Nis.
La Commissione potrebbe altresì prevedere, in linea con la proposta di regolamento sulla cyber resilienza per i prodotti con elementi digitali, che le norme di sicurezza siano integrate direttamente nei sistemi spaziali che offrono servizi essenziali fin dalla fase di progettazione.
Contro le minacce, vi è la condivisione di informazioni
Sulla base delle informazioni utilizzabili dai centri operativi di sicurezza (Soc), sarà incentivato lo scambio di dati sulle minacce dirette alle risorse spaziali o alle relative catene di approvvigionamento. Alla luce dell’esperienza acquisita con Galileo, l’agenzia del programma spaziale dell’Ue (Euspa) dovrebbe poi garantire un monitoraggio costante della sicurezza di tutti i programmi spaziali dell’Unione. In tale quadro, sarà importante il ruolo del gruppo di intervento per la sicurezza informatica delle istituzioni dell’Ue (Cert-Eu) e dell’Agenzia dell’Unione europea per la cybersicurezza (Enisa). L’Euspa avrà un ruolo-chiave come centro operativo e di controllo della sicurezza e, su richiesta, potrà assistere gli operatori dei sistemi spaziali essenziali degli Stati membri.
La Commissione avrà anche il compito di sensibilizzare e facilitare lo scambio tra soggetti privati delle migliori pratiche sulle misure di sicurezza fisica e digitale. A questo si aggiunge, in parallelo, l’attività di normazione che l’Ue dovrà svolgere nelle organizzazioni internazionali, così da proteggere i suoi interessi in materia di sicurezza in coerenza con le norme Nato.