Pechino vuole la mobilitazione popolare (1,4 miliardi di persone) per il controspionaggio. Washington esprime “preoccupazioni”. Il livello di scontro si alza e la tendenza non sembra destinata a cambiare nel breve periodo
Botta a risposta a colpi di intelligence tra Stati Uniti e Cina.
Prima è toccato a Bill Burns, direttore della Cia, che ha spiegato come l’agenzia di spionaggio stia facendo “processi” nel ricostruire la sua rete in Cina. Poi Pechino ha risposto definendo “piuttosto preoccupanti” le dichiarazioni di Burns e annunciando “tutte le misure necessarie per salvaguardare la sicurezza nazionale”. Infine, sempre da Pechino è arrivato nei giorni scorsi l’appello alla mobilitazione dell’intera popolazione, cioè 1,4 miliardi di persone, nelle attività di controspionaggio per creare un canale che consenta ai cittadini di denunciare le attività sospette e un sistema per premiare le segnalazioni. Occorre istituire un sistema che renda “normale” la partecipazione delle masse al controspionaggio, recita il primo messaggio pubblicato su WeChat dal ministero per la Sicurezza di Stato.
La dichiarazione fa seguito all’emendamento della relativa legge che è entrato in vigore il 1° luglio creando timori in aziende, giornalisti e ricercatori, tanto da costringere le autorità cinesi a incontrare le camere di commercio per tentare di rassicurare. La norma vieta il trasferimento di informazioni relative alla sicurezza nazionale, senza però limitare questi concetti, e consente agli investigatori cinesi di avere un accesso più ampio a dati, apparecchiature elettroniche e informazioni sui beni personali.
Nel mirino ci sono in particolare gli Stati Uniti. E nelle ultime ore il dipartimento di Stato americano ha espresso ”preoccupazioni” in merito alle ultime mosse cinesi: “Certamente incoraggiare i cittadini a spiarsi l’un l’altro è qualcosa di molto preoccupante”, ha dichiarato il portavoce Matthew Miller.
La stretta di Pechino giunge mentre aumentano le accuse di Washington e degli alleati di cyber-attacchi e spionaggio. Gli scambi pubblici di questi giorni sembrano suggerire che la tendenza non cambierà. Almeno non nel breve periodo.
Jim Himes, deputato del Connecticut e ranking member del Partito democratico in commissione Intelligence della Camera, ha dichiarato a Bloomberg News di volersi recare in Cina con altri membri del Congresso per favorire una maggiore comprensione tra le due maggiori economie del mondo e contribuire a disinnescare le tensioni con Pechino su Taiwan e altre questioni. Si è detto preoccupato che incomprensioni tra Cina e Stati Uniti possano sfociare in una guerra rendendosi disponibile a impegnarsi per contrastare “l’irresponsabile tintinnar di sciabole”.