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La testa di ponte ucraina potrebbe aprire una nuova fase del conflitto?

Nella regione di Zaporizhia le forze armate ucraine registrano progressi importanti, che se sfruttati bene potrebbero sbloccare l’attuale situazione d’impasse lungo il fronte. Prima che l’arrivo dell’autunno cambi lo scenario

Verbove, un piccolo villaggio nell’oblast di Zaporizhia abitato da poco più di mille persone prima dello scoppio del conflitto, è recentemente arrivato al centro delle attenzioni degli analisti mondiali. In prossimità di questo centro abitato le forze armate ucraine sarebbero apparentemente riuscite a superare la terza linea di trincee russe, oltrepassando così il sistema di difese che aveva tarpato le ali alle manovre militari iniziate nel giugno di quest’anno. A dieci chilometri di distanza, nei pressi dell’insediamento di Robotyne, sembra che si stia verificando una situazione simile.

Un piccolo risultato dalle grandi potenzialità, che gli uomini di Kyiv non stanno esitando a sfruttare: l’obiettivo è quello di allargare questa testa di ponte, così da permettere l’afflusso di un numero unità (soprattutto meccanizzate) sufficiente per poter tentare una spallata che porti le truppe ucraine a sud, fino alla città di Melitopol, o a est, verso Berdyansk e Mariupol, toccando così le coste del Mar d’Azov e tagliando il collegamento terrestre tra l’entroterra russo la penisola di Crimea; o semplicemente arrivare a Tokmak, nucleo logistico per le truppe di Mosca che operano nel settore, la cui conquista causerebbe così gravi problemi al nemico che potrebbe costringerlo ad un “riposizionamento”, eufemismo tipico dei vertici militari per indicare implicitamente una ritirata.

Una prospettiva ancora lontana, ma verosimile. Come conferma la decisione dello Stato Maggiore russo di trasferire intorno al fronte di Verbove unità della 76°Divisione Vdv, paracadutisti pesantemente armati e considerati come unità d’elites, attingendo direttamente dalla riserva strategica.

Un obiettivo importante quello raggiunto dagli ucraini, e non solo sul campo di battaglia. Il successo registrato ha avuto infatti un importante impatto sul morale, anche sul piano internazionale. “Abbiamo visto svariate critiche di funzionari anonimi, che francamente non sono utili allo sforzo dell’Ucraina sul campo di battaglia. Qualsiasi osservatore obiettivo di questa controffensiva non può negare […] che stiano facendo dei progressi” ha commentato il portavoce del National Security Council statunitense John Kirby, dimostrando così che gli aiuti occidentali all’Ucraina, anche quelli più discussi, abbiano dato i loro frutti.

Non vi è dubbio che le bombe a grappolo, che dopo mesi di pressioni il governo statunitense ha acconsentito a inviare solo nello scorso luglio, abbiano rivestito un ruolo importante in questa fase dell’offensiva, facilitando l’attraversamento dei campi minati russi e la conquista delle trincee su linea multipla, interdicendo sia i rinforzi che i ripiegamenti delle truppe russe.

E anche sistemi meno controversi stanno dando il loro contributo allo sforzo bellico di Kyiv, come ad esempio i droni di cartone australiani, impiegati pochi giorni fa nell’attacco ad un aeroporto in territorio russo dove Mosca ha subito pesanti perdite. Mentre l’arrivo dei sistemi Vampire recentemente annunciato dal Pentagono incrementerà le possibilità ucraine di contrastare le incursioni di droni nemici sia sulle unità al fronte che sulle infrastrutture e i centri abitati, non dovendo ricorrere obbligatoriamente a più costosi e sofisticati sistemi anti-aerei, che potranno così essere utilizzati per neutralizzare le minacce dei missili da crociera russi.

L’impeto della controffensiva ucraina non si è quindi esaurito, come poteva sembrare fino a qualche tempo fa. Le prossime settimane di combattimento saranno cruciali: le forze ucraine dovranno cercare di sfruttare al massimo ogni possibilità di impiego delle proprie unità meccanizzate in operazioni di manovra, prima che l’arrivo dell’autunno, e del fenomeno della rasputitsa, riduca drasticamente le possibilità di movimento dei mezzi corazzati. Assisteremmo così ad un riconsolidamento delle rispettive linee, che ricondurrebbe lo svolgimento del conflitto a pure dinamiche d’attrito, e potrebbe spingere la leadership di Kyiv a cercare un compromesso con mosca, prima di aver completato la liberazione dei territori occupati.


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