L’azionista francese dell’ex Telecom punta ad aprire un canale di dialogo con il Tesoro, a dieci giorni dalla scadenza per l’offerta vincolante del fondo americano per gli asset di rete del gruppo telefonico. La Borsa soffia in poppa e vede il closing. Il peso italiano nell’operazione
Il cerchio, stavolta, potrebbe davvero chiudersi. Mancano ormai dieci giorni alla fatidica scadenza per la presentazione dell’offerta da parte di Kkr per la rete di Tim. O meglio per Netco, il veicolo che racchiude l’infrastruttura primaria e secondaria, ovvero la porzione di cavi che dagli armadietti in strada sale nelle case, oggi incastonata insieme alla fibra in Fibercop, di cui il fondo americano è azionista al 37,5%, unitamente agli asset di Sparkle. E i segnali che arrivano dal fronte sono abbastanza incoraggianti. La partita è di quelle delicate, per una serie di ragioni.
Tanto per cominciare, vendere la rete significa per l’ex Telecom abbattere un debito che oggi ammonta a 25 miliardi e che nei fatti limita fortemente gli investimenti e lo spazio di manovra del gruppo guidato da Pietro Labriola. La cessione, secondo alcune stime, potrebbe consentire all’ex monopolista di portare l’indebitamento sotto i 5 miliardi.
Secondo punto, una volta venduti gli asset in Netco, potrebbe finalmente prendere corpo l’agognato progetto per una società unica per la rete, a valle di un riassetto azionario che vedrebbe, oltre a Kkr, anche il Tesoro italiano, che poche settimane fa è entrato in partita sottoscrivendo un memorandum con gli americani per assicurarsi il 20% di Netco. E, con ogni probabilità, anche Cassa depositi e prestiti, oggi azionista di Telecom con quasi il 10% e F2i, così da garantire la presenza di un nocciolo duro italiano.
Nell’attesa che ogni tessera vada al suo posto, dalla Borsa arriva una sponda, proprio nelle ore in cui Vivendi, socio di riferimento di Tim (23,9%), cui spetta l’ultima parola sull’offerta (i francesi potrebbero bloccare il tutto in assemblea senza troppi problemi), come rivelato dalla Stampa, si è fatta avanti per aprire un canale di dialogo con Via XX Settembre, proprio in vista della scadenza. Obiettivo, provare a battere il sentiero che porta al closing.
D’altronde il convitato di pietra di tutta l’operazione è sempre stato il gruppo Vivendi, che da anni è l’azionista di maggioranza relativa della società, e che fin dalle prime battute ha espresso critiche e perplessità sull’operazione, oltre a chiedere non meno di 30 miliardi per Netco. Cifra lontana anni luce dai 21 miliardi circa messi finora sul piatto da Kkr. Il nodo è il prezzo, ma il mercato crede in ogni caso a un esito felice. Anche oggi, infatti, Tim continua a salire in Borsa. Dopo aver guadagnato oltre il 3% ieri, le azioni del gruppo sono ancora sotto i riflettori con un guadagno dell’1,47%. Buon segno?