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Sui tassi arriva la pausa della Bce. Ma occhio ai falchi

Nel board di domani è estremamente probabile una prima frenata sul costo del denaro, dopo dieci rialzi consecutivi. Ci sono le ragioni dell’economia reale e l’indubbio ripiegamento dell’inflazione. Ma attenzione agli irriducibili, non solo tedeschi

Stavolta è quella buona, anche perché le attese sono abbastanza univoche. La Bce non alzerà nuovamente i tassi nella sua riunione di ottobre, che si svolge ad Atene, domani. Aspetterà eventualmente novembre, per capire quanto la stretta stia incidendo sull’economia. Christine Lagarde, come raccontato da Formiche.net, lo aveva fatto capire già tre settimane fa, nel corso della conferenza stampa che ogni autunno la Banca centrale europea organizza: un costo del denaro al 4,50% è sufficiente a mettere la mordacchia all’inflazione. Certo, era il 4 ottobre e Hamas non aveva ancora sferrato il suo attacco contro Israele, innescando il conflitto in Medio Oriente. Ma se è vero, come sembra, che i mercati non si sono innervositi più del dovuto all’indomani dell’inizio delle ostilità, allora è lecito pensare che domani il board della Bce fermi i motori dei tassi.

L’ORA DELLO STOP 

C’è anche un altro fattore che gioca a favore di uno stop ai rialzi (quello di settembre è stato il decimo consecutivo). Il fatto che gli effetti del rialzo dei tassi sembrano più rapidi di quanto si era immaginato. In situazioni normali, la politica monetaria incide sui prezzi – in un paio d’anni ora, a 15 mesi dall’inizio della manovra qualcosa sembra già muoversi. Per esempio, il tasso di inflazione annuale dell’Eurozona l’euro è sceso al 4,3% su base annua a settembre, dopo il 5,2% di agosto, raggiungendo il livello più basso in due anni. Ancora, e qui è più un effetto collaterale indesiderato, anche nel terzo trimestre dell’anno c’è stata a livello europeo una restrizione del credito a doppia cifra, meno 12% (era stato -14% nei tre mesi precedenti). L’inasprimento è continuo, ed è il frutto dei 450 punti base di rialzi dei tassi dal luglio 2022 a oggi. Sintomo che l’antidoto contro la maxi inflazione sta funzionando.

Tutto questo Lagarde lo sa ed è per questo che è pronta ad azionare la leva del freno. Lo farà, salvo sorprese, proprio domani. Ma lo farà intendere, ancora una volta, nella serata di oggi, nel corso di un suo discorso alla Banca di Grecia. E questo nonostante non tutti siano convinti che sia la mossa giusta.

TRA FALCHI E BANCHE

I falchi, soprattutto tedeschi, aleggiano su Francoforte e continueranno a insistere per alzare il costo del credito. Ma forse le banche non la pensano così, anche se gli alti tassi hanno sicuramente pompato i margini. Eppure, come ha scritto recentemente Bankitalia, i guai sono anche dentro gli istituti e proprio per colpa del repentino rialzo dei tassi.

Stavolta è Bankitalia a lanciare l’allarme, chiarendo come “le condizioni di accesso delle banche al finanziamento sono peggiorate in particolare per quanto riguarda i depositi a breve. Nel trimestre in corso gli intermediari si attendono un ulteriore deterioramento. Nei sei mesi terminanti in settembre la riduzione del portafoglio di politica monetaria della Bce ha esercitato un impatto negativo sulle condizioni di finanziamento, sulla posizione di liquidità e sulle attività totali delle banche”. Tradotto, l’aumento del costo del denaro ha portato in sofferenza parte dei crediti, svalutandoli e disincentivato molte famiglie al ricorso al deposito bancario.

UNA QUESTIONE (ANCHE) ITALIANA

Ma nonostante l’imminente stop, il governo italiano non ha intenzione di abbandonare la partita e perorare la causa italiana (ma non solo) per un ritorno a un costo del denaro ragionevole, fino in fondo. “A margine del Consiglio europeo avrà luogo il vertice euro dove, alla presenza della presidente della Banca centrale Lagarde e del presidente dell’Eurogruppo Pascal Donohoe, discuteremo delle prospettive economiche dell’Unione dal punto di vista finanziario e anche alla luce delle più recenti dinamiche dei tassi di interesse. E ci confronteremo ovviamente sulle iniziative da adottare”, ha detto il premier Giorgia Meloni, intervenendo al Senato nell’ambito delle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo. Intanto, palla a Lagarde.

 


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