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Chip, nuove restrizioni in arrivo. Washington avverte Pechino

La Casa Bianca ha già avvertito Pechino di aspettarsi un aggiornamento dei controlli alle esportazioni sui semiconduttori, a un anno dalla stretta che ha dato il via alla “guerra dei chip”. Ma la mossa è anche parte della strategia di Washington per stabilizzare la relazione tra le due superpotenze. Si va verso un appuntamento Biden-Xi al forum Apec?

Si sta avvicinando l’anniversario delle restrizioni del sette ottobre 2022, la mossa con cui gli Stati Uniti hanno segnato una svolta nella loro competizione tecnologico-militare con la Cina. Quelle misure hanno espanso i controlli sulle esportazioni di semiconduttori e di strumenti per fabbricarli con lo scopo di limitare lo sviluppo cinese negli ambiti del supercalcolo e dell’intelligenza artificiale (IA), ambiti con evidenti risvolti militari. Negli ultimi dodici mesi questi controlli sono stati adottati anche da Olanda e Giappone, gli altri due triumviri della catena di produzione dei chip più avanzati. Ma la Casa Bianca sembra intenzionata a stringere ancora le maglie.

Stando a Reuters, l’amministrazione guidata da Joe Biden avrebbe già avvertito Pechino di un aggiornamento in arrivo nel campo degli export control sui semiconduttori. La stretta dovrebbe avvenire i primi di ottobre, ha detto un funzionario statunitense alla testata britannica, coincidendo con una revisione annuale delle misure adottate a ottobre 2022. Washington mira a limitare l’accesso cinese a un numero maggiore di strumenti per la produzione di chip (in linea con le nuove norme olandesi e giapponesi) e a colmare alcune lacune nelle restrizioni all’esportazione di chip per l’IA.

Sono pessime notizie per Pechino, che si “oppone fermamente all’estensione eccessiva del concetto di sicurezza nazionale e all’abuso delle misure di controllo delle esportazioni da parte degli Stati Uniti per ostacolare le imprese cinesi”, ha dichiarato il portavoce Liu Pengyu. L’autosufficienza produttiva nel comparto dei semiconduttori è una delle priorità del presidente cinese Xi Jinping e la questione è molto sentita anche a livello nazionale, come è emerso con il rilascio del nuovo telefono Huawei (il cui chip principale rappresenta un salto in avanti in termini di qualità), subito dipinto come un simbolo dello sviluppo tecnologico cinese dalla propaganda di Pechino.

La stretta Usa è di per sé un aumento della pressione sulla Cina e arriva a poche settimane dalla scoperta di una rete di impianti occulta sul suolo cinese, progettata per fabbricare semiconduttori ed eludere le sanzioni facendo sistema tra realtà nazionali. Ma la modalità – dare il preavviso nell’ambito di un canale di comunicazione aperto e schietto – è pensata per ridurre la tensione e stabilizzare la relazione tra le due superpotenze. La Casa Bianca ha fornito le informazioni alle controparti cinesi nelle ultime settimane, ha detto il funzionario Usa, specificando che Pechino “si aspettava un aggiornamento intorno all’anniversario [delle restrizioni] del 7 ottobre”.

Questa mossa è parte di un più ampio tentativo dell’amministrazione Biden di stabilizzare le relazioni con la Cina, che a febbraio hanno toccato un nadir con la saga del pallone spia. Da allora gli Usa hanno lavorato per ristabilire un rapporto ove non si nascondono le divergenze, ma si punta a cooperare nel nome della reciproca onestà. Diversi esponenti di alto livello dell’amministrazione hanno viaggiato in Cina negli ultimi mesi, tra cui la segretaria al Tesoro Janet Yellen (anche lei aveva anticipato l’arrivo di nuove restrizioni sugli investimenti), la collega al Commercio Gina Raimondo, il capo del dipartimento di Stato Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.

La strategia sembra dare i suoi frutti: settimana scorsa degli alti rappresentanti di Usa e Cina si sono incontrati a Washington per delle conversazioni “schiette”. E la volontà di cooperare per la stabilità del rapporto – espressa anche da Pechino – potrebbe sublimare in un incontro tra Biden e Xi alla riunione Apec, in agenda il 14 novembre a San Francisco. Il bilaterale, che è ancora in forse, sarebbe rilevante considerato che il presidente cinese ha snobbato la riunione del G20 di Nuova Delhi dove avrebbe dovuto incontrare l’omologo statunitense (ma non il summit Brics in Sudafrica). Ma tanto dipenderà dalla convenienza di ambo le parti. E le restrizioni sui chip in arrivo non fanno prospettare un ammorbidimento del confronto tra le due superpotenze.


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