Inaugurata oggi la seconda rappresentanza dell’isola che, rivendicata da Pechino, cerca sostegno internazionale. Per Roma è un altro passo fuori dalla Via della Seta
A Milano, a pochi passi dalla Stazione Centrale, ha aperto oggi l’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia – Ufficio di Milano. A fare gli onori di casa, il direttore generale, Riccardo Tsan-Nan Lin. Presenti rappresentanti della politica milanese, regionale e nazionale. Joseph Wu, ministro degli Esteri taiwanese che a giugno aveva visitato il capoluogo lombardo, ha portato i suoi saluti in un videomessaggio sottolineando l’importanza dei rapporti con l’Italia.
L’inaugurazione dell’ufficio, che si aggiunge a Milano al Taiwan Trade Center fondato nel 1970 e gestito dall’organizzazione senza scopo di lucro Taiwan External Trade Development Council, ne è una dimostrazione. L’apertura della seconda sede di rappresentanza di Taiwan in Italia (dopo quella di Roma, guidata dal rappresentante diplomatico Vincent Tsai) era stata annunciata ad aprile. “Ci impegneremo a intensificare la collaborazione con l’amministrazione locale e a rafforzare i legami sia con gli enti pubblici che privati, sia con le università che con i think tank”, ha dichiarato il direttore. “L’obiettivo è far conoscere meglio Taiwan in Italia e reciprocamente promuovere una maggiore consapevolezza dell’Italia a Taiwan”.
È un altro passo di avvicinamento tra Italia e Taiwan. A luglio è stato siglato un accordo tra Enav (la società che gestisce il traffico civile in Italia) e il fornitore dei servizi alla navigazione aerea di Taiwan, Anws (Air Navigation and Weather Services), per la fornitura e l’assistenza di Cronos, un nuovo sistema di gestione delle informazioni aeronautiche. Nei mesi precedenti era stata apertura la nuova tratta Milano-Taipei operata dalla taiwanese Eva Airways ed era ripreso il volo diretto Roma-Taipei tramite la compagnia di bandiera taiwanese China Airlines.
Come precedentemente spiegato su Formiche.net, l’ufficio nel nome porta Taipei e non Taiwan, come da regola stabilita dalla One China Policy, con cui i Paesi che hanno relazioni con Pechino riconoscono che l’isola è “inalienabile parte della Cina”. Si occupa di facilitare legami commerciali ed economici più stretti con il Nord Italia e offrre servizi consolari e di emergenza agli espatriati taiwanesi che vivono e lavorano in otto Regioni (ovvero Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige).
Ma legami come quello rappresentato dal nuovo ufficio di Milano, a cui si sommano gli sforzi per il coinvolgimento di Taipei nel sistema delle Nazioni Unite e in altri forum internazionali, non hanno solo valore commerciale e consolare. L’obiettivo è stato riassunto efficacemente dal ministro Wu in un’intervista a Politico in occasione del suo recente tour europeo che ha toccato anche Milano. Il capo della diplomazia taiwanese ha invitato l’Europa a pensare a “un quadro più ampio di migliori relazioni con Taiwan, economiche o di altro tipo”, oltre la sola, seppur cruciale, questione semiconduttori.
Tali legami significano soprattutto permettere all’isola, governata democraticamente e autonomamente ma rivendicata dal Partito comunista cinse, di aumentare il suo riconoscimento a livello internazionale. Più sono forti i rapporti internazionali, maggiore è la difficoltà per la Repubblica popolare cinese di compiere mosse per annettere Taiwan.
Per l’Italia è un ulteriore passo fuori dalla Via della Seta, visto che il governo Meloni ha deciso di rilanciare il partenariato strategico globale con la Cina piuttosto che rinnovare il memorandum d’intesa firmato dal governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte nel 2019.
Tra i presenti Paolo Formentini, vicepresidente della commissione Esteri della Camera e promotore del Comitato permanente sulla politica estera per l’Indo Pacifico. “Sono onorato che il ministro Wu abbia citato le nostre risoluzioni e gli sforzi dell’Italia per costruire una strategia nell’Indo Pacifico”, spiega il deputato leghista a Formiche.net. Per Formentini, va sottolineata l’importanza storica del momento nelle relazioni italo-taiwanesi, e va evidenziato che il nuovo ufficio si trova in Lombardia, cuore economico italiano, motore di diverse delle potenziali cooperazioni.
“Taiwan e Italia possono trarre mutui benefici da collaborazioni e cooperazioni, e la lettura che Vincent Tsai ha lanciato in un’intervista su queste colonne è potenzialmente vincente: Roma e Taipei possono cooperare su un asse che va dall’Indo Pacifico al Mediterraneo allargato. L’invito è uno scambio di attività che non riguarda solo i microchip, dove Taiwan è leader globale e l’Italia può essere partner di ulteriori sviluppi, ma un’ampia gamma di settori industriali, economici, finanziari e commerciali”, dice ancora.
Formentini ricorda che dal punto di vista strategico, l’Africa Plan taiwanese e il Piano Mattei che l’Italia forse presenterà all’inizio del nuovo anno possono interagire, creando con Taipei forme di cooperazione in Paesi terzi nel continente africano – ma anche nel Sud-est asiatico, secondo una partnership incrociata descritta da Tsai. “Ogni giorno ci impegniamo per difendere la democrazia e la libertà, e per continuare a farlo la sponda di Taiwan è determinante. Per tale ragione è importante che Taipei venga inserita all’interno dei meccanismi e delle strutture delle Nazioni Unite”, aggiunge Formentini, che chiude con uno slogan “Più Taiwan in Italia e più Italia a Taiwan” spiegando la ragione di fondo dietro all’apertura dell’ufficio diplomatico milanese che affiancherà quello già presente in Viale Liegi a Roma e l’ambasciata in Vaticano.