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Payback, il governo a caccia di risorse per salvare le imprese

Fratelli d’Italia mira a trovare una soluzione strutturale a un problema che riguarda migliaia di imprese biomedicali. Dopo un anno di provvedimenti tampone, ora si punta ad alzare i tetti di spesa. Ma la strada è tutta in salita

Chiudere la partita, una volta per tutte. Sono giorni di calcoli per Fratelli d’Italia, il partito di governo che più di tutti, alleati in testa, ha a cuore la questione del payback. Non sarà facile trovare i soldi nella manovra, viene fatto intendere da fonti molto vicine al dossier, visti e considerati i margini già di per sé ridotti, nonostante il tesoretto messo da parte con lo scostamento del deficit (qui l’intervista all’economista Alberto Quadrio Curzio). Ma vale la pena tentare, se non altro per scongiurare una mazzata sulle imprese che riforniscono le Regioni, dunque la Pubblica amministrazione, di dispositivi medici.

La vicenda è nota e riguarda quel meccanismo che impone all’industria biomedicale di concorrere nella misura del 50% al disavanzo per l’acquisto dei suddetti beni. Il gioco più o meno è questo: se la tale Asl ha sforato il tetto annuale di spesa per i dispositivi medici, cui non si può destinare più del 4,4% della propria quota del fondo sanitario nazionale, a ripianare il buco di bilancio devono essere le aziende che riforniscono la medesima Asl.

Ora, lo scorso gennaio, anche grazie all’interessamento della deputata di FdI, Ylenia Lucaselli che segue in prima linea la vicenda, l’esecutivo ci aveva messo una prima pezza, sotto forma di stop al payback, almeno per quattro mesi, ovvero fino al 30 aprile. Scaduto quel termine, le imprese in questione avrebbero dovuto onorare un pagamento di 2,2 miliardi, riconducibili al triennio 2015-2018, ma per fortuna è arrivata un’altra proroga fino all’estate. Un meccanismo di spesa, reso ancor più iniquo dalla progressiva autonomia, anche sanitaria, che le regioni hanno acquisito in questi anni. Ad oggi, infatti, l’Italia sconta la presenza sul territorio di venti sistemi sanitari diversi con annessi altrettanti deficit. Così facendo, un’azienda, per esempio, del Friuli, potrebbe pagare molto più di una in Molise in termini di payback.

Adesso, raccontano ambienti di Fratelli d’Italia, è tempo di metterci una pietra sopra. Ma servono i soldi che, al momento, sono pochini e la volontà politica non basta. Il governo è intenzionato a risolvere il problema, evitando un salasso per le imprese e molto dipenderà dai calcoli che Fratelli d’Italia dovrà sottoporre al Tesoro e poi, in un ultima istanza alla ragioneria. La soluzione potrebbe essere quella emersa nelle scorse settimane, ovvero a partire dal 2024 alzare di un punto l’anno fino al 2026 il tetto di spesa, oggi al 4,4% del Fondo sanitario.

Molto più concreto l’allarme delle stesse imprese. Intervistato da Quotidiano Sanità, il presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimo Boggetti, è stato fin troppo chiaro. “Con l’avvicinarsi della manovra economica, il governo ha finalmente l’opportunità, vantaggiosa anche a livello politico, di cancellare il payback che grava sulle spalle delle industrie di dispositivi medici, in una situazione di mancata decisione che perdura da un anno. Credo che il governo abbia tutto l’interesse di cancellare questo payback: in manovra dovranno necessariamente essere trovate risorse. L’effetto che si sta notando ormai da tempo è che le gare vanno deserte: le aziende non possono partecipare senza poter calcolare il ritorno economico e in questo contesto la prima conseguenza è che l’innovazione viene ulteriormente rallentata, perché gli ospedali comprano sulla base di acquisti precedenti vecchi di 6 anni”.

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