La visita del ministro degli Esteri serve a rimarcare la presenza italiana nel Mediterraneo, area certamente fisica ma anche politica che è il primo banco di prova per le policy del governo di Roma. La normazione dei flussi come cornice di regole in cui ottenere un doppio vantaggio: la manodopera da un lato e un contesto di norme generali dall’altro
Normare i flussi regolari, contrastare il business dei trafficanti e al contempo lavorare alla de-escalation a Gaza. La visita a Tunisi del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, con la partecipazione dei ministri dell’Agricoltura e della sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida e del Lavoro Marina Elvira Calderone, porta in grembo non solo propositi ma azioni e risultati. In primis il nuovo accordo sui migranti si inserisce nel dibattito post visita strutturata (Meloni, Von der Leyen, Rutte) e sulla vacatio finanziaria dettata dal mancato stanziamento da 1,7 mld da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi). In secondo luogo serve a rimarcare la presenza italiana nel Mediterraneo, area certamente fisica ma anche politica che è il primo banco di prova per le policy del governo di Roma.
Accordo
La firma del memorandum con l’omologo tunisino, Nabil Ammar, per Tajani rappresenta uno sforzo in più che Roma compie verso Tunisi, volto a “rafforzare la migrazione regolare contro quella irregolare e contro i trafficanti di esseri umani” e contemporaneamente “dare lavoro a coloro che vogliono essere impegnati e sono formati che quindi non se ne andranno in giro per l’Italia ma andranno direttamente a lavorare nell’agricoltura e nell’industria”. In sostanza il medesimo passo che il governo tedesco aveva fatto con i migranti siriani in occasione dell’ingente arrivo di flussi dalla Siria dopo la guerra. La normazione dei flussi, dunque, come cornice di regole in cui ottenere un doppio vantaggio: la manodopera da un lato e un contesto di norme generali dall’altro.
Coldiretti-Filiera Italia
In questa direttrice di marcia si inserisce l’iniziativa di Coldiretti e Filiera Italia che, incontrando le controparti tunisine, propongono di adottare il modello agroalimentare italiano per aumentare la food security e ridurre l’emigrazione. Secondo il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. si rende strategico immaginare un percorso chiaro, che parta da un modello opposto a quello predatorio e speculativo di altri Paesi “basato invece sulla valorizzazione della rete delle tante piccole aziende locali, sul trasferimento di tecnologie di precision farming, smart irrigation, digitalizzazione finalizzato a produrre di più ma con minore risorse”.
Una parte significativa nel complesso dell’iniziativa sarà svolta dall’elemento della formazione che crea valore aggiunto locale “e quindi contrasto al fenomeno di una immigrazione senza controllo, sia per la qualificazione di figure professionali che attraverso flussi programmati e regolari di immigrazione possono essere messe a disposizione in Italia delle nostre aziende che ne hanno sempre più bisogno”, come spiegato da Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia.
Tunisi e Gaza
Da Tunisi il ministro Tajani volerà al Cairo, assieme alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per partecipare al vertice sulla crisi in Medio Oriente, area dove l’Italia è impegnata a far raggiungere alle parti in causa una serie di obiettivi che Tajani stesso cerchia in rosso: “Salvare gli ostaggi, far arrivare gli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza, fermo restando il diritto di Israele a difendersi. Noi lavoriamo sempre e comunque per la pace. L’Italia è tornata a essere protagonista dell’area del Mediterraneo”.
I problemi organizzativi non mancano, “ma spero che potremo lavorare tutti insieme anche per far uscire i 12-15 italiani bloccati a Gaza, che potrebbero passare attraverso il valico di Rafah assieme ad altri cittadini di altre nazionalità e al tempo stesso far arrivare aiuti umanitari alla popolazione civile”. È altrettanto evidente che senza un lavoro di raccordo con tutti gli altri paesi, tra cui la Tunisia, ma anche la Giordania e l’Egitto, non si potrà evitare una escalation, ma l’Italia punta ad evitare che si regionalizzi lo scontro “e possa restare una questione solo tra Israele e Palestina”.
Qui Congo
Restando al continente africano, la Farnesina ha intensificato una serie di controlli per contrastare e prevenire fenomeni illeciti come il rilascio di visti per Italia. Per questa ragione si sta svolgendo un’ispezione nelle ambasciate in Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica del Congo, alla presenza di personale proveniente dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza.
“L’obiettivo del governo è il contrasto ad ogni forma di ingresso illecito in Italia – ha dichiarato il vicepremier – e con questo obiettivo ho dato stringenti disposizioni a tutta la rete diplomatico-consolare di adottare ogni misura per rafforzare la lotta contro il malaffare e i tentativi di ingresso illegale in Italia, anche per difendere al meglio i nostri confini. Il Governo, con il sostegno del Parlamento, intende proseguire l’impegno per dare alle nostre sedi all’estero le risorse di cui hanno bisogno”.