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Meloni e Giorgetti provano a chiudere i giochi sul Patto di stabilità

​Dal summit in Germania arrivano messaggi rassicuranti in vista del decisivo Ecofin di dicembre che dovrà pronunciarsi sulla riforma delle regole di bilancio. Giorgetti continua a sminare il campo con Lindner, ma anche il premier gioca di sponda. E ora persino la Bundesbank tifa per un’intesa

La riforma del Patto di stabilità, senza la quale l’Europa tornerà indietro di dieci anni nella gestione dei debiti sovrani e dei disavanzi, è ancora in alto mare. L’ultimo Ecofin, due settimane fa, ha mosso un po’ le acque, questo è vero, con le prime seppur timide, aperture della Germania. Ma la partita decisiva si giocherà solo il prossimo 7 dicembre, nell’ultima riunione dei ministri delle Finanze in programma per il 2023. Motivo per cui Giancarlo Giorgetti e Christian Lindner hanno continuato a sminare il terreno e provare a convergere, incontrandosi al latere del summit intergovernativo tra Italia e Germania, dal quale ha preso forma e corpo il Piano d’azione italo-tedesco.

CACCIA ALL’INTESA SUL PATTO

D’altronde è inutile nascondersi dietro un dito. Quella per le nuove regole di bilancio è una corsa contro il tempo. I Paesi membri devono raggiungere un accordo entro l’anno, altrimenti torneranno le vecchie regole e per giunta con una robusta dose di incertezza su come applicarle. Per questo, a Berlino, il governo italiano ha messo sul tavolo tedesco anche il restyling del Patto, che per l’Italia dal deficit al 4,3% nel 2024 ma anche fresca di promozione da parte di mercati, agenzie di rating e anche la stessa Bruxelles, vuol dire molto.

Oltre alla duplice firma in calce, quella di Olaf Scholz e di Giorgia Meloni, al piano che prevede cinque capitoli tematici (economia, innovazione e coesione sociale, clima, energia e ambiente, politica estera e di difesa, agenda europea e migrazione, contatti tra le società civili e cultura) e che nei fatti completa la triangolazione tra le tre principali Nazioni europee (Italia, Germania e Francia) dopo la conclusione dei Trattati di Aquisgrana e del Quirinale, la due giorni berlinese è stata l’occasione per stringere i bulloni sulle nuove regole sui conti. Giorgetti ha avuto in tal senso un incontro bilaterale con Lindner, nelle stesse ore in cui presso la Haus der deutschen wirtschaft, la casa delle imprese tedesche, cominciava il Business Forum, a sua volta collaterale al summit.

Al quale per il governo italiano hanno partecipato, oltre ai due primi ministri, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani e il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso mentre per parte tedesca erano presenti anche il vice cancelliere e ministro per l’Economia e la Protezione climatica, Robert Habeck, unitamente a rappresentanti di aziende italiane e tedesche.

LA TELA DI GIORGETTI

Quella di Giorgetti è comunque una missione delicata, un gioco di sponde in atto da tempo. Prima di incontrare Lindner, il quale ha ribadito la sostanziale aperura mostrata nel corso dello scorso Ecofin, il responsabile di Via XX Settembre aveva avuto un faccia a faccia con il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. Parigi non vive giorni facili, dal momento che la sua manovra è stata clamorosamente bocciata dalla Commissione europea. La sera prima ne aveva discusso con la collega di Helsinki Riikka Purra.

Ad oggi in Europa ci sono due alleanze sul nuovo Patto. Da una parte quella filo-tedesca, che sponsorizza il principio che nella riforma ci siano salvaguardie numeriche a garanzia del calo del debito e del deficit, anche se resta ancora tutta da negoziare l’entità di riduzione media annua per i Paesi più indebitati. Dall’altra quella dei governi più indebitati. Il punto che divide Germania e alleati da una parte, Francia, Italia e i loro alleati dall’altra è infatti la gestione del deficit pubblico.

Attenzione, non del debito, sul quale di fatto tutti hanno ormai acceduto alla richiesta tedesca: dopo un primo periodo lungo fino a sette anni quasi tutti i governi europei dovranno comunque ridurre il debito pubblico almeno dell’1% del prodotto lordo all’anno. Ma è sul deficit che non c’è la quadra. Lindner vorrebbe che l’obiettivo di disavanzo cui tutti i Paesi devono tendere fosse dell’1% del prodotto lordo. Italia e Francia ne temono le implicazioni per una ragione comune: su entrambe verosimilmente partirà una procedura per deficit eccessivo nell’estate del 2024.

LA SPONDA DELLA BUNDESBANK

Una spinta importante a un accordo sul nuovo Patto è arrivata da chi ha fatto finora del rigore, il suo credo: il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel. Sulla revisione del Patto sono fiducioso che si troverà una soluzione, un compromesso per la stabilità e le prospettive per il futuro, io sono positivo. Il vertice intergovernativo italo-tedesco in corso a Berlino, è molto importante, perché è importante poter procedere assieme per trovare una soluzione ai problemi di bilancio. I Paesi europei devono restare fianco a fianco perché abbiamo di fronte problemi molto complicati, è importante che Italia e Germania collaborino per cercare soluzioni ai problemi di bilancio”.

NEL NOME DELLA CRESCITA

La cifra del bilaterale Germania-Italia, è stata data anche dal vicepremier Antonio Tajani, presente insieme ad altri sei esponenti del governo. “Siamo le prime due potenze industriali dell’Unione europea con comparti industriali strettamente inter-connesi, il successo industriale della Germania è il successo industriale dell’Italia e viceversa. C’è un rapporto di amicizia consolidato anche tra le due organizzazioni industriali. Siamo il nocciolo duro dell’industria europea”.

Quanto a Meloni, “con il vertice di oggi la nostra cooperazione fa un importante salto in avanti. Italia e Germania tornano a incontrarsi in questo formato dopo 7 anni e questo segna un cambio di passo in relazioni già eccellenti. Abbiamo firmato un piano di azione che innalza la nostra cooperazione a un nuovo livello, esplorando anche nuovi ambiti di dialogo. Una buona notizia per i nostri popoli e un’ottima notizia per l’Europa perché Italia e Germania riaffermano la volontà di rafforzare il partenariato e di dialogare in un momento cruciale per il nostro continente che richiede di “prendere decisioni e assumersi responsabilità”.

Inevitabile un passaggio sul Patto di stabilità. “La trattativa sul Patto di stabilità non è facile, si fanno passi avanti giorno per giorno.
Chiarire le necessità aiuta a trovare soluzioni di sintesi. L’Italia non richiede una politica allegra, non l’abbiamo fatto e non lo facciamo, siamo un governo serio. Chiediamo la protezione degli investimenti: secondo noi è importante che i parametri tengano conto degli sforzi per favorire le transizioni e le scelte strategiche. La posizione della Germania richiama soprattutto al tema del rientro del debito e cerchiamo un punto di incontro migliore per un Patto che è possibile rispettare. Sul Patto di stabilità pur essendoci punti di partenza diversi, la franchezza e la chiarezza che abbiamo nell’affrontarli stanno dando frutti: solo da una soluzione tra noi può arrivare una soluzione efficace per tutto il continente europeo”.

Scholz, da parte sua, si è messo in scia al premier. “Sono in corso buone discussioni su come sviluppare il Patto di stabilità e crescita, abbiamo fatto passi avanti. I nostri due governi portano avanti discussioni, siamo sulla buona strada. I passi fatti sono considerati progressi. Non abbiamo la soluzione, ma siamo nella giusta direzione. Il criterio di stabilità deve avere un ruolo importante ma non vogliamo che un Paese debba seguire un programma di austerity, lavoreremo nella direzione di trovare una soluzione a questo”.

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