Una visita a Kyiv (la sesta dal febbraio 2022), svoltasi nei giorni scorsi, a sorpresa per ovvie ragioni di sicurezza. Così la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto mandare un nuovo segnale di supporto all’Ucraina, in un momento particolarmente rilevante per il Paese dell’Est Europa, che si trova impegnato a combattere su due fronti: non solo quello della guerra contro l’invasore russo, ma anche quello per l’accesso all’Unione Europea. E in entrambi i fronti sta attraversando un momento critico.
Sul piano bellico, le forze armate ucraine avanzano a ritmo lento, quasi impercettibile. La tanto promossa controffensiva estiva, sulla quale si erano create aspettative altissime, sembra sul punto di esaurirsi senza aver conseguito progressi rilevanti. Lo stesso comandante delle forze armate ucraine Valerii Zaluzhnyi ha pubblicato un documento dove categorizza la tipologia di operazioni belliche attualmente in corso come positional warfare, guerra di posizione.
Causando la reazione della leadership politica ucraina, con in testa lo stesso presidente Volodymyr Zelensky che ha espresso pubblicamente il suo disaccordo con Zaluzhnyi durante una conferenza stampa tenuta assieme a von der Leyen. “La gente è stanca. Tutti sono stanchi. Ci sono opinioni diverse […] Ma non si tratta di una situazione di stallo. Lo sottolineo ancora una volta. Ne abbiamo già parlato. Non è una novità”, ha detto in quest’occasione Zelensky, che ha poi proseguito affermando: “Dobbiamo tutti riunirci e risolvere i problemi, lavorare di più con i nostri partner sulla difesa aerea, sbloccare i cieli e consentire ai nostri ragazzi di intraprendere azioni offensive. È a questo che dobbiamo pensare. Solo a questo. Non a dove saremo domani. Ma ora”.
E la decisione della massima carica europea di recarsi a Kyiv, mentre all’interno dell’Unione si discute su un’integrazione di bilancio che ha ritardato l’approvazione del proprio pacchetto di sostegno da 50 miliardi di euro (che potrebbe slittare al 2024), vuole mandare un segnale rassicurante agli Ucraini sul fatto che l’Europa non li abbandonerà, e che il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese non distoglierà l’attenzione da quanto sta succedendo nel loro paese.
Integrazione cercasi
Von der Leyen ha anche espresso supporto nei confronti dell’altro sforzo che Kyiv sta portando avanti in questo momento, quello finalizzato a diventare uno stato-membro dell’Unione europea. “Avete raggiunto molti traguardi, questo è il risultato di un duro lavoro. E so che siete in procinto di completare le riforme in sospeso. Se questo avverrà, e sono fiduciosa, l’Ucraina potrà raggiungere l’ambizioso obiettivo di passare alla fase successiva del processo di adesione” ha detto la presidente della Commissione durante la conferenza stampa, aggiungendo poi che “lo testimonieremo la prossima settimana, quando la commissione presenterà il suo rapporto”.
Il rapporto a cui fa riferimento von der Leyen è la pagella della Commissione sui progressi registrati dell’Ucraina e degli altri aspiranti candidati all’Ue, valutazione la cui pubblicazione è prevista per l’8 novembre. Le parole della leader europea suggeriscono che il rapporto raccomanderà agli Stati-membri di avviare i negoziati di adesione con l’Ucraina? “Sono fiduciosa che possiate raggiungere il vostro ambizioso obiettivo: cioè che la storica decisione di aprire il processo dei negoziati di adesione venga presa già quest’anno” ha detto durante la conferenza stampa.
È però necessario che l’Ucraina soddisfi sette condizioni stabilite dalla Commissione per avviare il processo di adesione, condizioni tra cui rientrano le riforme giudiziarie e la riduzione della corruzione. Sulla base della valutazione della Commissione, a metà dicembre i leader europei terranno una riunione dove decideranno ufficialmente se avviare i negoziati con Kyiv per la sua accessione all’Unione. Che in ogni caso potrà avvenire solamente a conflitto terminato.
Un processo che si dimostra ancora pieno di complessità. A partire dalla necessità che tutti i 27 membri attuali dell’Unione approvino l’entrata dell’Ucraina, cosa che ora potrebbe sembrare difficile. Mentre il primo ministro ungherese Viktor Orbàn chiede di adottare una nuova strategia verso l’Ucraina, il neo-eletto leader slovacco Robert Fico ha preso posizione contro il supporto militare a Kyiv. E mentre sullo sfondo permangono le problematiche sul grano ucraino, che hanno causato forti già dissapori tra Varsavia e Kyiv, oltre che l’incognita sulla redistribuzione delle risorse interne che avverrà una volta perfezionata l’ingresso del paese post-sovietico.
“Il vertice dei leader europei di dicembre sarà cruciale. I Paesi dell’Europa centrale sono sostenitori entusiasti, ma mi chiedo se non cambieranno gradualmente idea, rendendosi conto che i nuovi arrivati li priveranno di alcuni vantaggi, in particolare dei fondi europei” ha commentato al riguardo Lukas Macek, esponente del think tank francese Institut Jacques Delors.