La diminuzione nel numero di attacchi missilistici registrati non deve far pensare che i russi stiano esaurendo le scorte. Dietro questo cambio di trend ci possono essere spiegazioni differenti
Che i missili russi lanciati contro bersagli ucraini siano diminuiti è un dato di fatto. Parlano i numeri: l’Ukrainskaia Pravda riporta come nel mese di ottobre siano stati registrati solo 40 attacchi missilistici, contro i 100 del mese di settembre. Meno della metà. Di fronte a questi numeri, presumere che le forze armate di Mosca stiano esaurendo le proprie riserve missilistiche potrebbe sembrare ovvio. Ma non si deve cadere nella trappola. È lo stesso giornale ucraino a dare un indizio in questo senso: attualmente, le capacità di produzione russe riguardo ai sistemi missilistici ammontano a 120 unità al mese. A cosa è dovuta allora questa flessione? I motivi sono molteplici, e spaziano dall’ambito economico a quello strategico.
I missili sono sistemi d’arma aerei capaci di volare fino al bersaglio prestabilito e di distruggerlo grazie al carico esplosivo che essi trasportano. Sofisticati e costosi, la loro velocità supersonica, o addirittura (semi)ipersonica come nel caso del russo Kalibr, li rende proiettili particolarmente difficili da intercettare con successo, e l’alto carico di esplosivo (convenzionale, che però all’occorrenza può essere sostituito da una testata nucleare) che sono capaci di trasportare permette di infliggere danni ingenti. Il loro impiego primario è la distruzione di obiettivi militari ben protetti e di alto valore, come navi da guerra o centri di comando nemici. Ed effettivamente anche in questa funzione sono stati impiegati dalle forze armate russe, che però li hanno usati anche per attaccare il sistema infrastrutturale ucraino, e in particolare quello energetico.
Un compito importante, che però può essere assolto anche da altre tipologie d’arma. Come ad esempio le loitering munitions, volgarmente note come droni kamikaze. Sul piano teorico, esse funzionano esattamente come i missili. Ma rispetto ad essi dispongono di un raggio inferiore e di una minore capacità di carico, oltre ad essere facilmente intercettabili da sistemi di difesi aerea non particolarmente sofisticati; allo stesso tempo, però, sono estremamente più economici. Il conflitto in Ucraina è stato testimone di un fortissimo accrescimento nell’impiego di simili ordigni, sia in scontri a livello tattico che per operazioni in profondità. La Russia ha un’altissima capacità di produzione di queste munizioni volanti, anche grazie al prezioso supporto fornitogli dall’Iran, e le ampie scorte a disposizione hanno portato ad un uso sempre più estensivo delle loitering munitions nelle azioni di bombardamento dei bersagli posti nelle retrovie ucraine. E se alle volte esse sono state utilizzate in modo complementare ai sistemi missilistici, altre volte sono andati a sostituirli completamente.
Inoltre, quando si analizzano le dinamiche del conflitto in Ucraina è doveroso tenere sempre a mente una cosa: il fronte ucraino non è quello considerato come “più critico” dalla leadership militare russa. Nonostante loro altissimo significato politico, gli scontri nell’area in questione non rappresentano una minaccia esistenziale sul piano militare. Motivo per cui la punta di diamante delle forze armate russe non è schierata nel settore, se non in minima parte. L’elitè della struttura militare di Mosca è infatti dispiegata nella regione artica, oltre che lungo i confini tra la Federazione Russa e i paesi membri dell’Alleanza Atlantica. La presenza in quest’area geografica di due importantissime “bolle Anti-Access/Area Denial”, quella di Kaliningrad e quella di Kola, rendono fondamentale la presenza di consistenti riserve missilistiche. Con l’aumento della tensione mondiale, il fatto che i vertici militari moscoviti abbiano deciso di rifornire queste riserve risulta essere tutt’altro che inverosimile.
Infine, vi è da considerare l’opzione che la Russia stia rinunciando all’impiego costante dei propri sistemi missilistici per accumularne una quantità sufficiente per usarli in modo più massiccio in un secondo momento, dove l’uso dei missili potrebbe risultare ancora più efficiente. Questo momento potrebbe sopravvenire in seguito al mutamento delle condizioni politiche, come nel caso di un allentamento nel sostegno occidentale a Kyiv, ma anche di quelle climatiche: condurre attacchi estensivi sulle infrastrutture energetiche ucraine durante l’inverno, limitando così la possibilità di stemperare la rigidità del clima, massimizzerebbe lo stress del fronte interno, obiettivo principale dietro alla conduzione di campagne simili.