Il viceministro degli Esteri Cirielli: “Se riusciamo a realizzare infrastrutture in Africa e se aiutiamo a far crescere quelle popolazioni con formazione professionale ed education, allora facciamo qualcosa di giusto moralmente, diamo una grande occasione di sviluppo ma diamo anche grandi vantaggi alle nostre imprese sul posto perché si troverebbero infrastrutture pronte e manodopera già formata”
Il primo passo del piano Mattei prende il nome da “Promossi 2023”, un bando realizzato dal governo italiano e dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che sarà pubblicato il prossimo dicembre. Si parte con 180 milioni di euro di risorse, per l’85% rivolte al continente africano ma con iniziative dedicate anche ai Balcani e all’Ucraina e nei Balcani per formazione, sviluppo e cooperazione in quei paesi. Il bando è stato presentato alla Farnesina in occasione dell’evento di lancio della fiera Codeway Expo.
Promossi
“Se riusciamo a realizzare infrastrutture in Africa e se aiutiamo a far crescere quelle popolazioni con formazione professionale ed education, allora facciamo qualcosa di giusto moralmente, diamo una grande occasione di sviluppo ma diamo anche grandi vantaggi alle nostre imprese sul posto perché si troverebbero infrastrutture pronte e manodopera già formata”. Le parole del viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli, rappresentano di fatto l’inizio del grande progetto legato al continente nero. Al bando potranno prendere parte non solo organizzazioni della società civile, o soggetti legati alla cooperazione, ma anche enti territoriali definiti “preposti all’avvio di partenariati e dialoghi territoriali”.
Secondo Grazia Sgarra, dirigente dell’Ufficio soggetti di cooperazione, è questo un primo concreto segnale di implementazione del Piano Mattei e avrà al suo centro il continente africano, tanto che l’85% delle risorse sarà riservato a Paesi e iniziative coerenti con i programmi che le nostre sedi territoriali stanno già mettendo in campo, come Tunisia, Etiopia, Marocco, Mozambico e a breve anche Senegal. Sull’importanza di questi paesi più volte il presidente del consiglio ha spiegato che il fronte mediterraneo è da attenzionare con estrema attenzione. In questa logica l’Algeria, nel Nord Africa, è il partner più stabile, strategico e fondamentale. “Quando parliamo di piano Mattei parliamo di un modello di sviluppo, anche per l’Africa. Il nostro modello di cooperazione è un simbolo, c’è grande voglia di Italia e noi non vogliamo farci desiderare”.
Obiettivi
In primis la crescita, sia quella socio-economica sostenibile, che quella innovativa e inclusiva, con al centro le persone, la prosperità e il pianeta. I settori di intervento saranno, nello specifico, occupazione, start up, formazione, sviluppo urbano, sanità, sicurezza alimentare e lotta ai cambiamenti climatici. Non solo Africa, anche l’Ucraina e i Balcani verranno considerati come aree destinatarie degli interventi per dare un segnale importante della sensibilità che l’Italia ha dimostrato sin dal primo giorno di guerra.
“Il presidente Meloni – ha sottolineato Cirielli – ha lanciato un grande ‘Piano Mattei’ rivolto all’Africa non perché vogliamo abbandonare altri Paesi del Sud globale, ma è chiaro che l’Italia da sempre per la sua posizione geografica è il Paese più connesso con l’Africa. Noi abbiamo una responsabilità molto chiara nei confronti della zona che abbiamo di fronte, non solo per gli obblighi e gli impegni assunti a livello internazionale ma anche perché questo ha un senso economico che può aiutare entrambi”. In questo senso un contributo oggettivo potrà venire dalla partnership tra pubblico e privato.
Scenari
Il Piano Mattei è potenzialmente intrecciato con la cooperazione (internazionale e geopolitica). È la traccia da seguire in occasione dei viaggi di Giorgia Meloni in vari paesi africani che portano a questi due riferimenti, nella consapevolezza che proprio il ruolo italiano può essere significativo nella partita che si gioca in Africa dove, tra le altre cose, si sta proiettando con insistenza sia il dualismo Washington-Pechino, sia l’esigenza europea di impedire il monopolio di policies e iniziative da parte della cosiddetta comunità di influenze sino-africane.
Lo scorso febbraio il Presidente del Consiglio aveva ricevuto a Palazzo Chigi Abiy Ahmed proprio mentre l’Europa tentava un riapproccio con l’Etiopia: dopo l’inizio del conflitto nella regione del Tigray, Bruxelles aveva interrotto i finanziamenti per non far affondare il bilancio etiope (era il novembre 2020). L’Ue aveva motivato quella decisione mettendo in evidenza gli abusi commessi dagli etiopi e da alcuni partners locali nella lotta contro i tigrini. Per questa ragione Meloni aveva ribadito al primo ministro etiope l’intenzione di intensificare le relazioni che Italia e Etiopia hanno avuto e hanno storicamente, passaggio che i due avevano già affrontato in occasione del primo incontro durante la cop27.