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L’Ue di domani parte da Palazzo Chigi. Meloni vede Metsola

Metsola è uno dei nomi che stanno circolando per la guida della prossima commissione europea, al pari dell’attuale presidente e dell’ex premier italiano Draghi. L’esponente popolare maltese ha dalla sua parte molti Paesi nordici, ed è vicina all’ex segretario generale del Ppe Simon Bussutil, anch’egli maltese. Che possa bastare per il grande balzo dal Parlamento alla commissione è difficile prevederlo. Mentre è un fatto oggettivo il continuo relazionarsi di Meloni con il mondo popolare di Bruxelles

“Una donna forte, europeista, conto sulla sua leadership”, dice di Giorgia Meloni la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, in visita oggi a Palazzo Chigi. Un’occasione non solo per proseguire nella regolarità di contatti istituzionali e personali, ma anche per tastare il polso al Paese prima di elezioni europee quantomai significative: saranno le prime con due soli stati membri (tra i più influenti, come Germania e Spagna) governati da socialisti, con una leader (il premier italiano) che è anche presidente di un partito europeo e con l’anno zero del post merkelismo che si concretizzerà proprio con la nuova commissione Ue.

Unire l’Unione ancora di più

L’europeismo è base di partenza, secondo la presidente del Parlamento europeo, che definisce Meloni una donna proeuropeista. “Io non conterò solo sulla sua amicizia ma anche sulla leadership con cui ha messo l’Italia al centro del dibattito europeo sia sull’ immigrazione, sia sul finanziamento, sia sui piani digitali, climatico e sociale, su cui l’Italia può essere leader”. Non è un caso che il passaggio successivo lo dedichi al G7, quando il prossimo anno l’Italia ne assumerà la presidenza. “L’incontro è andato molto bene, – ha aggiunto – abbiamo contatti regolari. Stiamo preparando il Consiglio europeo”.

L’obiettivo è mantenere quell’unità, “è la più grande sfida che avremo”. Per questa ragione ha fatto un vero e proprio tour in Italia, in particolar modo nel Mezzogiorno, dove ha voluto parlare con tutti. “Stiamo parlando ora di cosa vogliamo dall’Ue dopo le elezioni. Io voglio che gli italiani abbiano la possibilità di trovare dei candidati di cui possano fidarsi affinché noi possiamo continuare a costruire questo progetto europeo, che è fragile. Io sono convinta che solo il centro europeista può dare soluzioni al futuro dell’Ue”. Un messaggio preciso a chi quell’architrave vorrebbe spezzarla, così come ammesso esplicitamente dal trio Le Pen-Wilders-Salvini.

Il nodo sovranisti

Quella stessa Europa teorizzata da Metsola è stata frantumata (almeno nelle intenzioni) dalle parole di Matteo Salvini, che dal palco sovranista di Firenze domenica scorsa ha mosso aspre critiche all’Ue. “Non ho preso le parole di Matteo Salvini come una critica personale”, ha aggiunto Metsola, ma è evidente che il tema sarà verosimilmente stato toccato dall’incontro Meloni-Salvini di questa mattina, che ha preceduto la visita a Palazzo Chigi della presidente del Parlamento europeo.

Che vi siano più destre nel panorama continentale è una evidenza nota a tutti, ma la peculiarità di Roma è un altro aspetto da sottolineare in positivo, come fatto ieri da Elmar Brok, esponente della Cdu tedesca, secondo cui la Lega di Matteo Salvini “non appartiene al centrodestra democratico”. Mentre Giorgia Meloni guida un governo che fa una politica “moderata”.

Metsola è uno dei nomi che stanno circolando per la guida della prossima commissione europea, al pari dell’attuale presidente Ursula von der Leyen e dell’ex premier italiano Mario Draghi. L’esponente popolare maltese ha dalla sua parte molti paesi nordici, essendo sposata con un cittadino finlandese ed è vicina all’ex segretario generale del Ppe Simon Bussutil, anch’egli maltese.

Che possa bastare per il grande balzo dal Parlamento alla Commissione è difficile prevederlo. Mentre è un fatto oggettivo il continuo relazionarsi di Giorgia Meloni con il mondo popolare di Bruxelles.

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