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Stallo terrestre, non marittimo. Tutti gli sviluppi bellici nel Mar Nero

Ivan Gren class ship russian navy

Durante i mesi passati sin dall’inizio del conflitto in Ucraina, le capacità operative di Mosca si sono ridotte di molto. E mentre la flotta russa si sposta sempre più a Est, l’Ucraina riprende margine di manovra

Il conflitto in Ucraina non sembra destinato a concludersi nel breve periodo. E se nella sua dimensione terrestre si è appena entrati in “una nuova fase”, stando a quanto affermato dallo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in quella navale il cambio di passo c’è stato già da un pezzo. Ma al contrario dello stallo che si registra a terra, per mare Kyiv continua ad avere il coltello dalla parte del manico, mentre Mosca è sempre più sulla difensiva, secondo un trend avviatosi già nell’aprile dell’anno scorso con l’affondamento dell’incrociatore lanciamissili Moskva, nave ammiraglia della squadra navale di Mosca nel Mar Nero.

E proseguito poi nei mei successivi, attraverso operazioni belliche dalla sfumatura squisitamente asimmetrica. Non disponendo di una flotta di superficie lontanamente capace di eguagliare quella russa, gli ucraini si sono affidati principalmente a sistemi missilistici anti-nave (come l’Harpoon di manifattura britannica,o anche gli Storm Shadow prodotti nel medesimo Paese) e agli Uncrewed Aerial Systems, tanto volanti quanto natanti. Questi ultimi hanno ottenuto risultati così notevoli da convincere il governo di Taiwan a dotarsi di capacità simili a quelle ucraine. E ad oggi, mentre gli alleati occidentali si organizzano all’interno di una piattaforma apposita per sviluppare le capacità marittime di Kyiv, il Comando russo della Flotta del Mar Nero sposta le proprie unità sempre più a est.

Alcuni dei vascelli originariamente stanziati nella penisola di Crimea sono infatti stati messi presso la base navale di Novorossiysk. Mentre immagini satellitari mostrano un’altra base attualmente in via di costruzione nei pressi della città di Ochamchire in Abkhazia, regione della Georgia dichiaratasi unilateralmente indipendente nel 1992 e de facto sotto il controllo di Mosca.

Il leader della regione ribelle Aslan Bzhania aveva già annunciato nell’ottobre di quest’anno di aver firmato con il Cremlino un accordo che prevedeva l’istituzione di una base navale permanente. “Tutto questo è finalizzato ad aumentare il livello di capacità di difesa sia della Russia che dell’Abkhazia, e questo tipo di interazione continuerà” aveva commentato Bzhania, specificando poi che “ci sono anche cose di cui non posso parlare”.

“Ochamchire è il posto più lontano possibile dall’Ucraina entro i confini del Mar Nero. Il fatto che questa ritirata strategica sia diventata inevitabile per la flotta russa del Mar Nero è sia una testimonianza delle attuali operazioni ucraine sia una chiara indicazione del pericolo rappresentato dall’imminente arrivo dei velivoli F-16, che rappresenteranno una minaccia molto più grande per la Black Sea Fleet” ha commentato per Newsweek l’analista strategico dell’Hague Center for Strategic Studies Frederik Mertens.

Mertens suggerisce che la Russia potrebbe addirittura perdere la sua presa sul Mar Nero centrale, anche se questo non significa che l’Ucraina potrebbe controllare l’area: la disponibilità di un “porto sicuro” come quello di Ochamchire permetterebbe alla flotta russa di minacciare i tratti di mare più vicini, che rimarrebbero comunque un’area contesa.

D’altro canto, la Russia limiterebbe le sue capacità di ostruire il tratto di mare sfruttato da “Grain for Ukraine”, il nuovo programma di esportazione del grano ucraino promosso da Kyiv sin dallo scorso novembre, dopo la fine del cosiddetto “accordo sul grano” sponsorizzato dalle Nazioni Unite a causa dell’abbandono unilaterale dello stesso da parte di Mosca. Che da allora in poi ha sempre cercato di impedire che Kyiv riuscisse comunque a vendere all’estero i suoi prodotti cerealicoli. Tale iniziativa ucraina sarebbe facilitata ulteriormente dall’accordo sulla rimozione di mine e ordigni esplosivi dal bacino del Mar Nero che Turchia, Romania e Bulgaria potrebbero firmare a Gennaio.

Inoltre, il “riposizionamento strategico” della flotta di Mosca contribuirebbe a indebolire il sistema difensivo integrato della penisola di Crimea, andando a favorire la strategia suggerita dai due analisti dell’Hudson Institute Luke Coffey e Peter Rough.

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