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Auto elettrica, sorpasso cinese su Tesla. Ma la corsa non è ancora vinta

Byd supera per la prima volta la leader statunitense, ma a distanza di poche ore i titoli degli automaker cinesi slittano in borsa. Le premesse del loro successo sono legate alla strategia di Pechino, e la levata di scudi nel nome del de-risking potrebbe mandarla fuori strada. Scenari e prospettive per il 2024

La notte ha portato un nuovo primato per l’industria dell’auto elettrica, con il sorpasso di Build Your Dreams, o Byd, sulla statunitense Tesla, che si è vista sottrarre la corona per la prima volta nella storia del settore. Nonostante le sue consegne record (oltre 484.000 nel quarto trimestre del 2023) abbiano rispettato e addirittura superato le aspettative degli analisti, non sono riuscite a mantenere il passo con la crescita meteorica di Byd – che nello stesso periodo ha venduto più di 526.000 auto full electric. Ma a poche ore di distanza questo e altri indici degli automaker cinesi in borsa sono crollati, a dimostrare che il successo del titano cinese rimane relativo.

È la prima volta che un marchio supera lo storico leader statunitense nel settore delle Ev. Guardando alle vendite annuali di auto elettriche “pure” Tesla è rimasta al comando con 1.8 milioni di unità vendute contro le 1.6 milioni di Byd – che però salgono a oltre 3 milioni se si considerano anche le auto ibride plug-in della casa di Shenzhen. Un risultato spettacolare se si considera che le Tesla, apprezzate in Cina, sono state pesantemente scontate durante la brutale guerra dei prezzi condotta contro le rivali nel corso dell’anno. In una dichiarazione pubblica, il gruppo cinese si è definito “campione del mondo” nel segmento dei “veicoli a nuova energia”.

Solo dieci anni fa il patron di Tesla Elon Musk derideva il design e la qualità delle auto Byd, dichiarando che non le vedeva come un concorrente da temere. Oggi il marchio, che cresce a ritmi impressionanti, è un titano verticalmente integrato che produce auto ma anche le batterie e i chip al loro interno. Ed è a sua volta capofila di una schiera crescente di nuovi marchi automobilistici – tra cui Great Wall Motors, Geely, Xpeng, Nio, e da poco anche il costruttore di telefoni Xiaomi – che stanno fiorendo nel mercato cinese. Quest’ultimo rimane di gran lunga il più grande al mondo, producendo il 64% delle Ev vendute globalmente nel 2022 e attirando il 59% di quelle vendite.

Tuttavia, questi numeri non restituiscono la fotografia complessiva, né evidenziano quanto il mercato cinese differisca da tutti gli altri. Forte di una leadership globale lungo le catene di approvvigionamento delle auto elettriche, specie nel comparto delle materie prime e delle batterie, l’industria cinese può contare su una serie di benefici che vanno dall’accesso preferenziale e scontato ai materiali ai generosissimi sussidi elargiti da Pechino per favorirla. Che poi sono il fulcro dell’indagine europea sull’“inondazione” di veicoli elettrici cinesi annunciata dalla Commissione di Ursula von der Leyen a settembre, la quale, a sua volta, potrebbe portare a dei dazi aggiuntivi per correggere la distorsione del mercato europeo.

Questo squilibrio – e le spinte verso il protezionismo che si sono già materializzati in luoghi come gli Stati Uniti, dove le vendite di veicoli elettrici cinesi rasentano lo zero – potrebbe diventare, paradossalmente, il principale ostacolo alla crescita di Byd e compagnia fuori dalla Cina. Perché se è pur vero che il nuovo “campione” cinese ha venduto più auto di Tesla, è anche vero che il 90% delle vendite è avvenuto all’interno dell’iper-favorevole mercato cinese. Il marchio sta aprendo nuove fabbriche in Brasile, Thailandia e Ungheria, ma – come sottolinea Antony Currie su Reuters Breakingviews – non è detto che le correnti delle relazioni internazionali favoriranno il corso tracciato dal titano di Shenzhen.

La strategia del sistema-Paese si basa sulla conquista dei mercati esteri attraverso l’espansione della capacità produttiva (leggi: sovrapproduzione) e prezzi ultracompetitivi (leggi: fuori mercato). E nell’istante in cui il mercato europeo, che è il secondo mercato di riferimento per le auto cinesi, alza le barriere commerciali per proteggere le proprie industrie, le ambizioni di Byd e compagnia subirebbero una battuta d’arresto. Un discorso parallelo vale per l’India, altro mercato immenso e molto attraente per le agili realtà cinesi, che però è storicamente ostico per via della rivalità tra le due potenze asiatiche – e anzi ha già tagliato l’accesso a prodotti di punta cinesi come TikTok per ragioni puramente geopolitiche. Le stesse per cui il mercato statunitense rimarrà chiuso alle Ev cinesi.

Ragionamenti di questo genere – che tengono conto dell’unicità del mercato cinese e della competizione brutale al suo interno, ma anche della probabilità che la rivalità tra Cina e Occidente non accenna a diminuire, rinforzando le ragioni del de-risking– hanno probabilmente alimentato lo slittamento dei titoli cinesi di martedì mattina. Great Wall Motor, quotata a Hong Kong, ha perso più del 5%, Xpeng è scesa di oltre il 3%, Li Auto ha ceduto il 2,2% e la stessa Byd ha segnato un meno 0,3%. Oltreoceano, Nio (quotata al Nasdaq) è scesa di oltre il 7%, rileva il Financial Times.

Insomma, l’innegabile successo di Byd va tarato con le macro-condizioni che potrebbero deviarne la traiettoria. Come sottolinea Currie, “da una prospettiva industriale, chi è in cima [alla classifica di auto vendute] è in gran parte irrilevante per ora”. Anche perché, guardando al rovescio della medaglia, la stessa Tesla – per cui la fabbrica di Shanghai è il maggior polo produttivo e che si avvale delle batterie della cinese Catl – potrebbe incorrere nell’ira di Pechino, con cui Musk ha costruito un ottimo rapporto nonostante le tensioni con Washington. Insomma, come scrivevamo su queste colonne, la geopolitica sta già rimodellando il futuro dell’auto elettrica.



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