L’esigenza di cambiare registro con un partenariato non predatorio si somma alla presidenza italiana del G7. Una occasione straordinaria per tessere una tela i cui benefici saranno anche per l’Ue
C’è una data, più di altre, cerchiata in rosso nell’agenda del governo e della Farnesina: il 28 e 29 gennaio si svolgerà a Roma il vertice Italia-Africa: non solo occasione per distendere plasticamente il Piano Mattei in tutti i suoi aspetti pratici e valoriali, ma punto di partenza per una stagione completamente nuova nelle relazioni con il continente africano dove l’Italia può svolgere un ruolo diverso e fino ad oggi mai interpretato, così come ribadito sin dallo scorso anno da Giorgia Meloni.
Il vertice
La fase di avvicinamento al vertice è essenzialmente basata su due elementi: il peso specifico del progetto italiano, che mira a invertire un trend di relazioni a carattere esclusivamente predatorio con l’Africa, per avviare una cooperazione bilaterale; l’intersezione del vertice con la presidenza italiana del G7, momento arioso che consente all’Italia di avere voce in capitolo e di rafforzare la propria leadership a cavallo di una macro area assolutamente strategica come quella africana, direttamente proporzionale a quella euromediterranea.
Energia
In primissimo piano ci sarà il tema energetico, dal momento che un esempio virtuoso di cooperazione con l’Africa è senza dubbio l’interconnettore Elmed, settore questo altamente promettente nella prospettiva italiana ed europea con l’Africa. Il cavo sottomarino di collegamento elettrico tra Italia e Tunisia è un’infrastruttura strategica che permette ai due vertici di ampliare il proprio ruolo non solo nel Mediterraneo, ma anche in Ue e, al contempo, permette all’Italia di ritagliarsi uno status di pregio, come quello di hub di approvvigionamento energetico. Elmed per l’Italia e nelle intenzioni del governo è un modello da applicare altrove e con altri partner, nella consapevolezza che all’energia si lega evidentemente un intero comparto industriale e di relazioni.
Esportazioni
Questo il secondo elemento che tocca le possibili esportazioni nel mercato africano, come ribadito oggi da Rimini dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Attraverso il Piano Mattei vogliamo dare alle nostre imprese la possibilità di essere presenti ed esportare anche nel mercato africano. Il messaggio che voglio dare alle imprese che esportano è che il governo sarà sempre e comunque al loro fianco. Nessun imprenditore italiano all’estero deve sentirsi solo”. E dal momento che l’Italia è la seconda più grande manifattura d’Europa, “per noi puntare sull’export significa puntare sulla crescita del nostro Paese”.
Attenzione ai big player
Il vertice Italia-Africa, inoltre, vuole essere pietra miliare nelle relazioni tra le due aree anche per non lasciare campo largo a chi, nell’ultimo decennio, ha approfittato della vacatio europea per aumentare la propria influenza: Russia e Cina. Sono questo gli attori esterni che più di altri condizionano l’assetto geopolitico tramite una vera e propria opera di ri- colonizzazione, condotta tramite lo strumento degli investimenti come immaginato per la Via della seta. La Cina segue quell’impostazione costruendo infrastrutture come strade, ferrovie, porti, e incrementando in tal modo la propria presenza in loco: i Paesi più attenzionati da Pechino sono Etiopia, Kenya, Angola, Nigeria. Non va dimenticato che 34 dei 50 paesi africani hanno la Cina come primo partner commerciale. Mentre la Russia con la brigata Wagner ha percorso invece la strada dell’approccio militare, costruendo influenze che si riverberano nella gestione spesso pilotata di golpe e rivoluzioni.