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Lotta all’evasione e concordato preventivo. Così decolla il fisco targato Meloni

Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ascoltato alla Camera, torna a difendere lo strumento per andare incontro al contribuente, soprattutto se professionista. Ora avanti tutta sulla riduzione delle aliquote Irpef

Decreto attuativo, dopo decreto attuativo il fisco italiano prova a cambiare pelle. L’effetto è quello della delega fiscale, con cui il governo di Giorgia Meloni punta a rendere il sistema tributario tricolore decisamente più amico di chi fa impresa o è libero professionista. Chi ha in mano le chiavi del riassetto, è Maurizio Leo, viceministro dell’Economia (qui l’intervista concessa a Formiche.net), ascoltato alla Camera proprio per fare il punto sull’agenda fiscale.

SPINTA SUL CONCORDATO PREVENTIVO

Leo ha tanto per cominciare difeso l’ultima creatura del governo, il concordato preventivo, concepito con l’obiettivo di andare nella direzione di una maggiore partecipazione del contribuente nel meccanismo di accertamento tributario, con l’obiettivo di individuare l’imposta da versare (anche se non determinata in modo condiviso). “Man mano che andiamo avanti col concordato preventivo dobbiamo ridurre le aliquote, anche l’aliquota marginale del 43% che è molto molto pesante e che induce l’evasione”, ha spiegato Leo, per il quale “anche lì bisogna scendere e venire incontro alle classi medie e le risorse dobbiamo trovarle in questo modo”.

Il governo, ha ricordato, “ha già avviato la riforma Irpef con il passaggio da quattro a tre aliquote per poi successivamente avviarci a due aliquote e poi, come obiettivo di legislatura e compatibilmente con le risorse disponibili, si potrà arrivare all’aliquota unica. Nei confronti di chi non aderisce al concordato è chiaro che l’amministrazione finanziaria non abbassa la guardia. Abbiamo potenziato le risorse umane, faremo controlli sul territorio. Coloro che non aderiranno entreranno in liste selettive”. Quindi, ha proseguito, “vedremo se ci sono le condizioni per dire che il contribuente non ha realizzato questi compensi e allora non accadrà nulla. Ma se si vede che ci sono anomalie si dovrà intervenire”.

OBIETTIVO EVASIONE

Ma il cuore delle osservazioni del viceministro è stata proprio la lotta all’evasione. La quale è come un macigno, tipo il terrorismo. Quando abbiamo 80-100 miliardi di evasione dobbiamo capire che si deve tutti collaborare sempre nel rispetto dei dati personali. Bisogna fare un passo avanti per mettere l’amministrazione finanziaria nelle condizioni di lavorare sul versante del data scraping ed acquisire altri dati fondamentali per la lotta all’evasione”.

UNA MONTAGNA DI CARTELLE

C’è però un altro problema: l’enorme magazzino di cartelle giacente presso l’Agenzie delle Entrate. “Oggi abbiamo un magazzino di debiti tributari di 1.185 miliardi e probabilmente in queste ore è cresciuto ancora di più. Siamo veramente in una difficoltà enorme. Quindi bisognerà andare a vedere quali sono i crediti che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione potrà recuperare e quelli che non sono recuperabili. Dopo 5-10 anni bisognerà riaffidare il credito all’ente impositore e verificare se è ancora esigibile o meno altrimenti teniamo in piedi una situazione irreale che crea complessità e dà una rappresentazione non veritiera dei crediti erariali”.



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