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Replicator fa progressi. Ecco la nuova roadmap del progetto del Pentagono

Pentagono

Tra selezione dei progetti e discussione dei finanziamenti, il Pentagono porta avanti l’innovativo progetto militare incentrato su droni e intelligenza artificiale. Che sarà uno dei punti centrali dell’evento previsto per il mese prossimo

Qualcosa si muove nel mondo di Replicator. La Defense Innovation Unit del Pentagono, dipartimento responsabile dell’innovativo programma uncrewed, ha organizzato un evento che avrà luogo il prossimo 13 febbraio presso Mountain View, la sede californiana dell’unità. All’interno di questo vertice tecnologico di ampio respiro verranno affrontate le tematiche della scalabilità dei sistemi autonomi e dell’approfondimento delle connessioni tra la Diu, la dimensione privata e altre realtà del Pentagono, ponendo particolare attenzione alle priorità del Comando indo-pacifico degli Stati Uniti. “Il vertice mira a produrre spunti di riflessione e ad approfondire le relazioni che il Diu, e più in generale il Department of Defense, può utilizzare per dare forma alle riflessioni sugli sforzi per colmare le lacune di capacità” si legge in una nota rilasciata dalla Diu giovedì 25 gennaio.

Tra i punti del programma ce ne è anche uno specificatamente dedicato ai progressi registrati da Replicator. L’ambizioso programma, annunciato alla fine di Agosto dal vice-segretario alla Difesa Kathleen Hicks, si propone di realizzare una grande rete comprendente migliaia di droni terrestri, marittimi e aerei guidati dall’Intelligenza Artificiale, ciascuno dei quali completamente autonomo dagli altri ma in grado di scambiare informazioni con essi tramite un “cervello” centralizzato.

Hicks aveva previsto che il DoD avrebbe perfezionato lo sviluppo di simili capacità in una finestra temporale compresa tra i diciotto e i ventiquattro mesi. Tuttavia, nei mesi successivi sono emerse alcune perplessità riguardanti la tabella di marcia e non solo. Per raggiungere questo obiettivo, il Pentagono dovrà stimolare la produzione e la messa in campo dei sistemi già esistenti, sollecitando allo stesso tempo lo sviluppo di nuovi progetti. Il ruolo del Diu in questo sforzo è quello di valutare quali siano le “mancanze” riscontrabili ad oggi nell’intera struttura militare e di passare al vaglio le capacità proposte, al fine di valutare se esse soddisfano le esigenze del Dipartimento e le loro possibilità di produzione su larga scala in tempi relativamente rapidi.

A supervisionare gli sforzi del Pentagono per mettere rapidamente in campo capacità high-tech capace di colmare le lacune operative esistenti c’è il Defense Innovation Working Group, un gruppo di funzionari dei servizi militari e dei comandi combattenti presieduto dal direttore del Diu Doug Beck, che filtrerà i progetti che soddisfano i criteri richiesti da Replicator e li segnalerà all’Innovation Steering Group del DoD.

Aditi Kumar, vicedirettore del Diu per la strategia, la politica e i partenariati di sicurezza nazionale, riporta che Hicks avrebbe dato il via libera lo scorso dicembre a una prima tranche di capabilities che andranno a formare Replicator, incaricando i servizi militari di sviluppare strategie per l’acquisizione di sistemi specifici in grado di offrire tali capacità.

“Il nostro prossimo passo”, dice sempre Kumar, “sarà quello di lavorare con il Congresso”. Il Diu si sta infatti mantenendo in contatto con i legislatori statunitensi per fornirgli aggiornamenti sugli sviluppi e per discutere delle strategie di finanziamento, una delle questioni più spinose. Al termine di questa fase, il Dipartimento della Difesa potrebbe fare un annuncio sui sistemi selezionati per far parte di Replicator. Ma le tempistiche non sono ancora chiare. “Dobbiamo pensare a quali parti di Replicator vogliamo rivelare al pubblico e su quali parti vogliamo invece mantenere il riserbo” afferma il vicedirettore del Diu, “Questo è ciò che le esigenze operative richiedono. Condivideremo le informazioni al momento opportuno”.



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