La Commissione ha presentato cinque iniziative su investimenti esteri, ricerca ed export di beni dual-use. Tra Istituti Confucio e rapporti delle università con atenei cinesi a rischio, le misure riguardano anche il nostro Paese
La Commissione europea ha dato il via libera al pacchetto sulla sicurezza economica dell’Unione europea. Il pacchetto si compone di cinque iniziative (soltanto una è una vera e propria proposta legislativa): una revisione del regolamento sullo screening degli investimenti esteri, una proposta di raccomandazione sulla sicurezza della ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie dual-use (per proteggere i ricercatori dallo spionaggio industriale e dalle interferenze straniere), un libro bianco sul controllo delle esportazioni di beni dual-use, un libro bianco sugli investimenti europei verso l’estero e un libro bianco sulle opzioni per rinforzare la ricerca nel campo delle tecnologie dual-use. “Il mondo sta cambiando”, come ha spiegato Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, a Politico, e serve un “reality check sui rischi che affrontiamo in questo periodo di profonde turbolenze geopolitiche e di rapidi cambiamenti tecnologici”.
L’OBIETTIVO
L’obiettivo generale del pacchetto, spiega Bruxelles in una nota, è “rafforzare la sicurezza economica dell’Unione europea in un periodo di tensioni geopolitiche e di profondi cambiamenti tecnologici”, mantenendo “l’apertura del commercio, degli investimenti e della ricerca per l’economia dell’Unione europea, in linea con la strategia di sicurezza economica europea del giugno 2023”. Tradotto: proteggere i gioielli della corona, come le aziende di robotica, biotecnologia o aerospaziali. Fondamentale, dunque, per evitare buchi tra le maglie, una certa uniformità nel controllo delle esportazioni.
LE PAROLE DEI COMMISSARI
“Nel controllo sulle esportazioni pensiamo specialmente ai beni dual-use, che non vogliamo che cadano in mani sbagliate”, ha dichiarato Dombrovskis presentando il documento. “La corsa alle nuove tecnologie e il clima complesso ci chiedono di migliorare l’efficienza del controllo”, ha aggiunto ricordando che il pacchetto poggia sulla strategia di de-risking che ha individuato quattro categorie di rischio: catene di fornitura; sicurezza fisica e informatica delle infrastrutture critiche; sicurezza tecnologica e dispersione tecnologica; l’arma delle dipendenze o della coercizione economica. Tra gli impegni della Commissione europea, come spiegato dalla vicepresidente Margrethe Vestager, c’è anche quello di “consentire alla comunità di ricercatori di navigare nella complessità odierna con un approccio equilibrato per migliorare la sicurezza della ricerca in tutta l’Unione”. È fondamentale, ha proseguito, “ridurre i rischi della cooperazione internazionale in modo efficace e proporzionato, unendo le forze per garantire una cooperazione responsabile, aperta e sicura”.
I PAESI ATTENZIONATI
La comunicazione che presenta le cinque proposte di oggi menziona la Cina solo una volta. Ma non ci sono dubbi su quali sono i Paesi attenzionati. La Cina, anche per via delle ambiguità sull’aggressione russa dell’Ucraina, è vista a Bruxelles con maggiore cautela. Persino in Germania, Paese che ha strettissimi legami commerciali ed economici con Pechino, la Cina viene considerata con occhi diversi, da quando la cinese Midea ha acquisito il gioiello tedesco della robotica Kuka (un caso di cui si è parlato anche recentemente in Italia per le similitudini con quello di Alpi Aviation e per le mire di Midea – che poi ha rinunciato – su Electrolux).
PERCHÉ INTERESSA ALL’ITALIA
Oltre che per le questioni legate alle acquisizioni, il pacchetto riguarda anche l’Italia per quanto riguarda la sicurezza della ricerca, tema da qualche tempo al centro dell’agenda euro-atlantica. Nel nostro Paese ci sono 16 Istituti Confucio ma “manca un dibattito sulla loro presenza o sui rischi che potrebbero comportare”, ha evidenziato recentemente il centro studi tedesco Merics. Né ci sono linee guida “per le università su come gestire le partnership con le università cinesi”, hanno aggiunto. In questo contesto, inoltre, proliferano le collaborazioni, anche quelle a rischio. Secondo un altro recente rapporto del Merics, tra il 2013 e il 2022 le co-pubblicazioni tra la Cina e l’Italia sono aumentate del 258 per cento. Infine, secondo la società di consulenza Datenna, il nostro Paese è tra quelli con il maggior numero di collaborazioni con i “Sette figli della difesa nazionale”.
GLI ALTRI DOSSIER UE-CINA
Sempre oggi, quasi a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, la Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento sulle concentrazioni, la creazione di una joint venture da parte delle filiali cinesi di Mercedes-Benz e Bmw per il mercato delle reti pubbliche di infrastrutture di ricarica per le auto a batteria in Cina. La Commissione ha concluso che l’operazione notificata non solleva problemi di concorrenza, dato l’impatto limitato sullo Spazio economico europeo. Intanto, Fu Cong, ambasciatore cinese presso l’Unione europea, ha definito “ingiusta” l’indagine dell’Unione europea sui sussidi statali del regime di Pechino ai produttori cinesi di veicoli elettrici. Intervistato da Bloomberg, ha accusato l’Unione europea di sovvenzionare molte delle proprie aziende spiegato, con tono minaccioso, che se la Cina adottasse lo stesso approccio “ci sono molte cose che potrebbero essere oggetto di indagine”.