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Biotech, così il governo punta all’internazionalizzazione

Annunciato a novembre scorso dal ministro Antonio Tajani in occasione del primo bilaterale Italia-Usa sulle biotecnologie alla Farnesina, il Tavolo di lavoro per l’Internazionalizzazione delle industrie nel settore delle biotecnologie prende il via oggi. Sviluppo di un comparto strategico ed essenziale per la crescita economica, occupazione, export e sicurezza nazionale i principali obiettivi

Prende oggi avvio il Tavolo di lavoro per l’Internazionalizzazione delle industrie nel settore delle biotecnologie. “Con più di 800 imprese, 14mila addetti, oltre 13 miliardi di fatturato e una forte componente di ricerca e sviluppo, il comparto italiano delle biotecnologie sta vivendo una fase di notevole sviluppo e rappresenta un importante volano per la crescita in settori a sempre più elevato valore aggiunto”, ha dichiarato il ministro degli Affari esteri Antonio Tajani, che ha fortemente voluto il tavolo, come anticipato in occasione dell’appuntamento tenutosi alla Farnesina lo scorso 14 novembre.

“L’industria del biotech e del life science è essenziale per la crescita economica, l’occupazione, l’export e la sicurezza nazionale”, aveva detto Antonio Tajani in occasione del primo bilaterale Italia-Usa per il biotech e le scienze della vita dello scorso novembre, aggiungendo come il settore “influirà in modo significativo nelle nuove frontiere della tecnologia”. E annunciando, poi, “il piano nazionale sulle biotecnologie e le scienze della vita, settori collegati alla sicurezza nazionale”.

“La costituzione del tavolo – aggiunge oggi il ministro – chiamato a formulare strategie e raccomandazioni in merito all’internazionalizzazione degli attori attivi nel campo delle biotecnologie per rafforzare l’intero comparto nazionale, riflette l’attenzione che il governo attraverso il ministero degli Esteri attribuisce allo sviluppo internazionale delle filiere innovative e delle tecnologie emergenti, nel quadro della diplomazia della crescita”.

Partecipano al tavolo, fra gli altri, anche il ceo di Genenta e membro del comitato esecutivo di Federchimica-Assobiotec, Pierluigi Paracchi, che in occasione dell’appuntamento alla Farnesina aveva ricordato “il ruolo cruciale della collaborazione” per lo sviluppo del comparto biotecnologico. Elemento fondamentale per un altro membro del board, Gianmario Verona, presidente dello Human Technopole. “L’innovazione nel nuovo millennio è figlia della cultura collaborativa. Collaborazione interdipartimentale, ma anche fra università e tra i singoli Paesi”, aveva dichiarato in occasione del bilaterale al Maeci.

Al tavolo anche Maria Cristina Porta, direttrice generale della Fondazione Enea tech e biomedical, che sempre alla Farnesina aveva dichiarato a Formiche.net: “Si tratta di un settore portante per la nostra economia. Ha un piccolo volume nel Pil, ma a livello di esportazioni è fortissimo ed è pervasivo, perché può portare a risultati positivi in qualsiasi settore e non solo sul medicale in senso stretto”.

A completare la formazione, il vice presidente di Farmindustria, Pierluigi Petrone; il presidente esecutivo di Bristol Myers Squibb, Giovanni Caforio; il direttore dell’Istituto di nanotecnologia CNR-Nanotec Giuseppe Gigli e Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena.

Prenderanno parte ai lavori – si legge nella nota della Farnesina – anche alcuni rappresentanti del ministero delle Imprese e del Made in Italy, del ministero dell’Università e della ricerca e dell’Agenzia Ice. Sul tema si erano espressi in occasione dell’appuntamento di novembre sia il ministro Urso che la ministra Bernini. “Gli shock geopolitici ci hanno fatto capire l’importanza delle catene del valore e dell’approvvigionamento, anche e soprattutto degli elementi primari del settore della farmaceutica”, aveva ricordato Adolfo Urso. “Dalle biotecnologie arriva un contributo straordinario, è un comparto sviluppatissimo da anni nel nostro Paese”, aveva invece sottolineato Anna Maria Bernini, “in cui stiamo crescendo molto”.

 

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