Skip to main content

Ecco chi sbarra la strada al G7 sugli asset russi

La manovra a tenaglia di Ue e G7, che puntano a monetizzare i beni sequestrati al Cremlino per ricostruire l’Ucraina, rischia di impattare contro i dubbi di Euroclear, il veicolo che ha in pancia il grosso dei titoli della Federazione. Che non possono essere utilizzati per garantire l’emissione di bond

Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, tre giorni fa doveva essere di ottimo umore. Se non altro perché Bruxelles aveva deciso le modalità con cui accantonare i proventi ottenuti dagli asset russi congelati nell’ambito delle sanzioni adottate contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina. La decisione spianava per stessa ammissione dell’Europa la strada a una possibile prossima decisione per incorporare questi proventi nel bilancio dell’Unione al fine di sostenere la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina.

Il passo in avanti, insomma, c’è stato. E non è mica l’unico. La Commissione europea ha proposto infatti lo scorso 12 dicembre ai governi di iniziare a raccogliere gli extra profitti generati dal capitale immobilizzato nell’Ue per poi andare a ricostruire l’Ucraina. Ma come? Il come farlo andrà stabilito poi in una seconda fase. Di sicuro, per evitare problemi legali, la Commissione ha proposto di utilizzare non gli asset veri e propri (che la Commissione europea ha stimato in circa 211 miliardi di euro), quanto i profitti derivati dal solo fatto di essere stati immobilizzati nel territorio dell’Ue, principalmente detenuti presso due società: Euroclear, in Belgio e Clearstream, in Lussemburgo.

La proposta non avrà valore retroattivo, quindi non potrà prendere di mira gli extra profitti ricavati fino a questo momento, ma si applicherà dal momento in cui i governi avranno trovato una posizione comune sul tema. E solo sulle risorse confluite dalla Banca centrale russa, sottoposta a regime di sanzioni. Tutto questo collateralmente a un’altra manovra, quella del G7. Il quale, su input americano, si sta anch’esso muovendo nella stessa direzione, seppur con modalità diverse.

Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Giappone e appunto l’Unione europea si stanno infatti ingegnando per trovare un modo di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, senza pagare. L’idea che circola con insistenza è quella di consentire a Kyiv di emettere bond zero coupon, senza cedole periodiche ma con interessi pagati tutti insieme al momento della restituzione del prestito, che avrebbero come garanzia gli asset della banca centrale russa congelati in Europa. Asset che valgono circa 250 miliardi di euro. Questa soluzione ha però il vantaggio di raccogliere denaro ora e rimandare la questione di cosa fare degli asset russi a un non meglio precisato futuro.

Ma ecco che dalla stessa Euroclear, che è parte in causa a tutti gli effetti, è arrivato l’altolà, sotto forma di monito contro l’ipotesi del G7 di utilizzare per l’appunto i titoli sequestrati alla Russia come garanzie per l’emissione di debito con cui finanziare l’Ucraina. “Sarebbe come una confisca indiretta” e sui mercati avrebbe “lo stesso effetto” di una confisca, ha spiegato l’amministratore delegato del gruppo, Lieve Mostrey in una intervista al Financial Times, avvertendo sul rischio che una mossa di questo genere metterebbe a repentaglio la reputazione di tutta l’Ue come mercato in cui depositare valore.

Euroclear detiene la parte più consistente, 191 miliardi degli oltre 200 miliardi di dollari di titoli internazionali che sono stati stati congelati alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Secondo il quotidiano finanziario, Germania, Francia, Italia e la Bce si sono opposte all’ipotesi di usare gli asset russi come garanzia per l’emissione di debito, rilevando che essendo titoli pubblici sono soggetti a particolari tutele dalle normative internazionali e che muoversi in tal senso potrebbe minare la fiducia nell’euro, creando l’idea che i depositi nell’area non sarebbero sicuri.

“Dobbiamo stare molto attenti alla attrattività dell’euro e delle capitali internazionali per gli investitori”, ha det Mostrey. “Usare titoli congelati che non ti appartengono come collaterale è molto simile a una confisca indiretta o a un impegno a confiscare in futuro, che per gli effetti sul mercato equivale esattamente a una confisca diretta. Non vediamo come la banca centrale russa possa accettarlo. Sono fiducioso che alla fine la prudenza e il buon senso prevarranno”. La strada è ancora lunga.

 

 

 

 



×

Iscriviti alla newsletter