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Nella “famiglia” degli F-35 c’è ancora posto per la Turchia?

“Se riuscissimo a superare la questione degli S-400, cosa che vorremmo fare, gli Stati Uniti sarebbero lieti di accogliere di nuovo la Turchia nella famiglia degli F-35”, ha detto il vice segretario di Stato Nuland durante una visita nel Paese. Nell’ultimo periodo parecchi Paesi europei hanno acquistato F-35 e a Cameri in Piemonte è operativo il centro di assemblaggio

L’apertura, seppur condizionata alla partita degli S-400, arriva dal vice segretario di Stato americano Victoria Jane Nuland che durante una recente visita nel Paese ha espresso la posizione dell’amministrazione Usa, in un momento in cui la stabilizzazione dell’alleato Nato si è manifestata in due azioni concrete, come il via libera parlamentare all’ingresso della Svezia nella Nato e l’accordo diplomatico di cooperazione siglato con la Grecia, dopo anni di tensioni. Nell’ultimo periodo parecchi aesi europei hanno acquistato caccia F-35 e a Cameri in Piemonte è operativo, come è noto, il centro di assemblaggio.

Qui Ankara

La mossa segna uno slancio positivo nei rapporti Washington-Ankara. Ma condicio sine qua non è la soluzione della questione relativa al sistema missilistico russo, che provocò l’espulsione di Ankara dal programma del caccia di quinta generazione. L’obiettivo di Washington è garantire che la Turchia mantenga una solida difesa aerea che non contrasti con gli strumenti a disposizione degli alleati atlantici. “Stavamo negoziando la vendita del Patriot, e mentre quei negoziati erano in corso, la Turchia è andata in un’altra direzione”, ha aggiunto Nuland.

Da un punto di vista tecnico il governo Erdogan aveva manifestato l’intenzione di chiedere il rimborso del pagamento già effettuato per gli F-35 e da quel momento ha avanzato una seconda richiesta parallela agli Usa: ottenere caccia F-16 e kit di modernizzazione per aggiornare la propria flotta esistente. Dopo anni di tensioni, una settimana fa l’amministrazione Biden ha sbloccato la vendita di 40 nuovi F-16, oltre a quasi 80 kit, per un totale di 23 miliardi di dollari dopo che la Turchia ha ratificato l’adesione alla Nato della Svezia.

I paesi interessati

La scelta compiuta da alcuni paesi di ottenere il caccia di quinta generazione è riconducibile allo status degli F-35, ovvero spina dorsale di una risposta militare corale in seno alla Nato. Al momento sono quattro le aeronautiche militari del Vecchio continente che lo posseggono: Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito mentre altri sette Paesi sono in procinto di ricevere diverse quantità di caccia, ovvero Belgio, Finlandia, Germania, Polonia, Svizzera, Grecia e Danimarca. La Spagna è uno dei candidati futuri. Entro il 2035 saranno seicento gli F-35 dislocati in Europa.

Recentemente anche Praga ha raggiunto un accordo con Washington per l’acquisto di quattro F-35, diventando il diciottesimo Paese del programma globale (la consegna del primo velivolo è prevista per il 2031). Atene è ormai quasi certa di averne una squadriglia: entro il 2028 arriveranno in Grecia i primi due caccia, dopo che il governo Mitsotakis ha già acquistato 18 Rafale dalla Francia e ha avviato i lavori per il raddoppio della base som di Souda bay a Creta, che diventerà così la nuova piattaforma galleggiante in chiave Nato nel Mediterraneo orientale.

Scenari

Non si tratta, come qualche voce contraria ha osservato nei giorni scorsi, di una mera corsa al riarmo, piuttosto la mossa atlantica nel Mediterraneo presenta una sua ratio strategica e di visione: in un momento caratterizzato dai fronti bellici triplicati (all’Ucraina si sono sommati Gaza e il Mar Rosso), e con un fortissimo tasso di potenziale destabilizzazione in quadranti di per sé già ultra sensibili come il Medio Oriente e il golfo di Aden, non può essere relegata in secondo piano una stagione di programmazione alla voce difesa e sicurezza. Questa la ragione che ha portato nell’ultimo periodo ad una serie di valutazioni da parte di leaders europei sui rischi di guerra: ovvero crescenti avvertimenti sul fatto che l’Europa potrebbe trovarsi coinvolta in un conflitto con la Russia.



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