Sin da pochi mesi dopo l’inizio delle ostilità, diverse aziende tecnologiche straniere hanno cercato forme di collaborazione con l’Ucraina, per motivi ideologici ma anche economici. Ricevendo risposta positiva da Kyiv, che ha visto le opportunità nel lungo periodo
“Permettere a Davide di battere un Golia moderno”. Sono queste le metaforiche parole su cui si sarebbe basato l’accordo di cooperazione, stretto nel giugno del 2022, tra il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ed Alexander Karp, ceo della società statunitense Palantir. Chiamata così in onore delle mistiche pietre del Signore degli Anelli, Palantir vende la stessa aura di onniscienza: i suoi software basati sull’intelligenza artificiale vengono impiegati per per analizzare le immagini satellitari, i dati open-source, i filmati dei droni e i rapporti dal terreno, per presentare ai comandanti le opzioni militari; ma anche per raccogliere prove di crimini di guerra, facilitare la bonifica dei campi minati, reinsediare i rifugiati sfollati e combattere la corruzione.
In Ucraina, secondo quanto riporta il Time, Karp ha visto l’opportunità di adempiere al compito di Palantir di “difendere l’Occidente” e di “spaventare a morte i nostri nemici”. Palantir era così desiderosa di mostrare le sue capacità che le ha fornite gratuitamente all’Ucraina. L’offerta è stata prontamente accettata da Kyiv, impegnata in una lotta all’ultimo sangue contro l’invasore russo; ma man mano che la pressione di Mosca rallentava, i funzionari governativi si sono resi conto di poter sfruttare la situazione per sviluppare il settore tecnologico del Paese. Così gli ucraini hanno iniziato a promuovere i campi di battaglia dell’Ucraina per testare sul campo i nuovi sistemi occidentali. “La nostra grande missione è quella di fare dell’Ucraina il laboratorio di ricerca e sviluppo tecnologico del mondo” è il commento, riportato sempre dal Time, del ministro per la trasformazione digitale di Kyiv Mykhailo Fedorov.
Una missione coronata dal successo: molte altre aziende euro-statunitensi hanno deciso di seguire l’esempio di Palantir, da giganti americani come Microsoft, Amazon, Google e Starlink (quest’ultima recentemente coinvolta in uno scandalo poiché sarebbe sfruttata “involontariamente” anche dalle truppe russe) al produttore tedesco di droni Quantum Systems, al gigante tecnologico giapponese Rakuten o all’azienda turca Baykar specializzata in Uncrewed Aerial Systems (che collaborava con il governo ucraino già da diversi anni prima dello scoppio del conflitto); ma anche compagnie più piccole specializzate nella produzione autonoma di droni non si sono lasciate sfuggire quets’occasione. “Nessuno guarderebbe un prodotto simile se non avesse la dicitura Tested in Ukraine” afferma Deborah Fairlamb, cofondatrice del fondo Green Flag Ventures dedicato agli investimenti in startup ucraine.
L’impatto sul campo dell’arrivo di queste tecnologie non è impercettibile, anzi. Ma allo stesso tempo non è un game-changer. La next-generation warafare dove l’IA gioca un ruolo primario è ancora in fase embrionale. Alcuni funzionari statunitensi sono scettici sul fatto che queste tecnologie possano contribuire a una vittoria militare dell’Ucraina, mentre la guerra entra nel suo terzo anno, e al fronte dominano lo stallo e le logiche di attrito. “I fratelli tecnologici non ci stanno aiutando molto. In Ucraina, non stiamo combattendo a fianco della Silicon Valley in questo momento, anche se cercheranno di prendersene il merito”, ha dichiarato a novembre Bill LaPlante, sottosegretario alla Difesa per l’acquisizione e il mantenimento, a una conferenza sulla difesa.
Ma la visione sviluppatasi a Kyiv va ben oltre la guerra stessa: l’obiettivo è quello di costruire un settore tecnologico che non solo aiuti a combattere (e a vincere) la guerra, ma anche diventi un pilastro della ricostruita economia ucraina al termine del conflitto stesso. E per farlo, è necessario convincere gli investitori stranieri a destinare risorse per sviluppare progetti futuri nel Paese. Non a caso, il governo ha istituito incentivi e sgravi fiscali alle aziende del settore della difesa per invogliarle a venire a Kiev, lanciando parallelamente un tour promozionale di queste iniziative attraverso conferenze a Londra, San Francisco, Toronto, Bruxelles, Davos e Dubai.
Sono molteplici i motivi per cui Zelensky ha deciso di rendere l’Ucraina un hub dell’industria militare. Un processo in cui la rinnovata attenzione per l’high-tech si incastona in modo perfettamente coerente, con le motivazioni militari, politiche ed economiche che sembrano combaciare perfettamente l’un l’altra.