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L’esercitazione russa nel Mar Cinese Meridionale è un messaggio. Per chi?

marshal shaposnikov nave russa
Alcune unità della Flotta del Pacifico si sono cimentate nella simulazione di un’operazione di anti-submarine warfare. Ma a rendere particolare queste esercitazione è stata la scelta dell’area. Che si porta dietro significati e interrogativi

Mentre nel Mar Nero la capacità di power projection della flotta russa viene limitata sempre di più (le ultime notizie parlano di un nuovo affondamento di un vascello militare russo), altrove Mosca assume atteggiamenti piuttosto assertivi, lanciando messaggi agli altri grandi attori internazionali. L’ultima di queste azioni dimostrative si è svolta pochi giorni fa nella turbolenta area del Mar Cinese Meridionale: nel bacino, la fregata Marshal Shaposnikov e un velivolo ad ala rotante Ka-27, posti sotto il comando della Voenno-morskoj Flot (e nello specifico della cosiddetta Flotta del Pacifico), hanno preso parte ad una simulazione di un’operazione anti-sommergibile, culminata nel lancio di fittizi siluri e cariche di profondità.

La Marshal Shaposnikov, assieme all’incrociatore Varyag della classe Slava (nave ammiraglia della Flotta del Pacifico), ha lasciato il porto di Vladivostok in data 22 gennaio, impegnandosi in quella che il Ministero della Difesa di Mosca ha definito una “crociera di lunga distanza”. Non è ben chiaro però quale sia lo scopo, né tantomeno la destinazione di questo viaggio.

Jan Kallberg, senior fellow del Center for European Policy Analysis e fellow presso l’Army Cyber Institute di West Point, ha dichiarato a Newsweek che probabilmente Mosca ha deciso di condurre l’esercitazione nel “cortile di casa” della Cina interpretandola come una dimostrazione diretta proprio a Pechino: “La Russia vuole avere accesso all’influenza politica della Cina nella comunità mondiale, alla sua capacità di produzione e, naturalmente, alle sue scorte di missili, proiettili d’artiglieria e blindati, in modo da presentarsi come un partner geopolitico strategico a lungo termine”.

Un’interpretazione che da una parte potrebbe risultare dissonante, ma illuminante dall’altra. Sin dai giorni immediatamente precedenti lo scoppio del conflitto in Ucraina abbiamo assistito ad un forte avvicinamento di carattere politico e diplomatico tra Mosca e Pechino, con lo stesso Segretario del Partito Comunista Xi Jinping che ha parlato di “amicizia senza limiti”. La chiusura occidentale nei confronti della Federazione ha portato ad un suo “forzato schiacciamento” nei confronti della Cina (che ha anche contribuito all’evasione delle sanzioni da parte di Mosca), diventata il suo principale partner economico.

Questa vicinanza tra i due grandi Paesi autoritari si esplica attraverso una serie di dimensioni che vanno da quella agricola a quella energetica, arrivando a quella militare. La scorsa estate si è tenuta infatti un’esercitazione congiunta nell’Oceano Pacifico tra le flotte della Federazione e della Repubblica Popolare, atta a simboleggiare la coesione del “fronte revisionista”.

Coesione che però è più di facciata che altro. Nonostante la forte vicinanza da due attori (considerata da vari analisti come contingenziale e di interesse), permangono fonti di screzio tra i due Paesi: in primis, Mosca non accetta di buon grado di essere classificata come il junior partner nel suo rapporto con Pechino, una visione alquanto condivisa nella comunità strategica mondiale; inoltre permangono delle frizioni legate a contese territoriali lungo il confine tra Russia e Cina, e la politica di Mosca durante gli decenni ha decisamente mostrato quanto essa tenga alla questione territoriale. E in altre esercitazioni congiunte svoltesi in passato, sembra che Mosca abbia portato avanti operazioni di spionaggio militare nei confronti del suo partner.

Sebbene la fanteria navale russa (considerata come unità d’elité delle forze armate) sia stata “completamente spazzata via in Ucraina”, la Russia può ancora usare la sua marina, in gran parte intatta, per dimostrare che può ancora portare qualcosa sul tavolo di un’alleanza russo-cinese, afferma Kallberg. “La Russia è stata all’avanguardia nella tecnologia dei sottomarini e con essa la capacità di fare la guerra antisommergibile, che è il rovescio della stessa medaglia”, ha aggiunto. Capacità a cui Pechino guarda con molto interesse, così da poterle sfruttare per incrementare l’assertività della sua postura nell’Indo Pacifico. L’esercitazione nel Mar Cinese Meridionale potrebbe essere stata effettivamente una prova di forza volta a riasserire l’autonomia strategica id Mosca sullo scacchiere globale. Un messaggio rivolto tanto alla Cina quanto all’Occidente.


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