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Militare, nucleare, politico. Ecco su cosa cooperano Mosca e Teheran

Dopo l’invasione dell’Ucraina la cooperazione nel campo della difesa tra Mosca e Teheran si è accresciuta molto rapidamente. Ma dietro questo accrescimento ci sono altre motivazioni e altre sfumature

L’avvio del conflitto in Ucraina è coinciso con un notevole riavvicinamento nei rapporti tra Iran e Federazione Russa. Riavvicinamento concretizzatosi soprattutto nella dimensione militare, più fondamentale che mai date le contingenze del sistema internazionale odierno. Negli ultimi mesi Teheran ha rifornito le forze armate di Mosca con ampie quantità di droni e loitering munitions, come i famigerati Shahed-136 o i meno noti cugini Shahed-101, che hanno visto un utilizzo più che estensivo all’interno delle operazioni sul campo di battaglia. Il 6 febbraio, il gruppo di hacker Prana Network ha diffuso documenti appartenenti a Sahara Thunder, il produttore iraniano di droni Shahed. Questi documenti hanno rivelato che il contratto irano-russo firmato nel 2022 per la consegna di seimila droni Shahed è costato 1,75 miliardi di dollari ed è stato pagato dalla Russia in lingotti d’oro. Il Cremlino sembra inoltre interessato ad acquistare il drone Shahed-107, che ha un raggio d’azione di quasi mille miglia e può essere utilizzato per funzioni di ricognizione. Ma Teheran non si è fermata al semplice rifornimento, avviando anzi un sistema di produzione di questi sistemi in territorio russo o negli Stati vicini. Oltre ai droni, anche le testate missilistiche sciite sono state oggetto di trasferimento a vantaggio di Mosca: da inizio anno, in seguito alla scadenza delle restrizioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su alcuni tipi di esportazioni militari iraniane, Teheran avrebbe inviato già quattrocento missili balistici appartenenti alla famiglia dei Fateh-110 alle forze armate russe.

L’Iran a sua volta ha manifestato interesse per l’importazione di materiale militare di manifattura russa: dai jet da combattimento Su-35 agli elicotteri d’attacco Mi-28, agli addestratori a reazione Yak-130, fino ai sistemi radar. Inoltre, l’esercito iraniano spera di acquisire dalla Russia i sistemi di difesa aerea S-300 e S-400 per proteggersi da potenziali attacchi di droni e missili.

Alla dimensione convenzionale si aggiunge anche quella nucleare. Prima del 24 febbraio 2022, la Russia non appoggiava lo sviluppo di armi nucleari da parte di Teheran; dopo l’invasione allargata dell’Ucraina il Cremlino ha adottato un approccio più neutrale nei confronti delle ambizioni nucleari iraniane. Mosca si è astenuta dal fare pressioni sull’Iran affinché rientri nei colloqui per il ripristino del Piano d’azione congiunto globale (noto come Jcpoa) del 2015 e cerca di proteggere l’Iran dalle critiche internazionali in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E non è da escludere un’assunzione di una posizione più decisa a favore del nucleare iraniano da parte del Cremlino.

Ma la partnership tra i due Paesi va ben oltre l’aspetto militare, ed entra in quello politico. A partire dal nazionalismo. Infatti come i nazionalisti russi negano l’esistenza di un popolo ucraino, e di conseguenza un suo diritto ad avere uno stato autonomo, così i nazionalisti persiani negano il diritto ad esistere del popolo e dello stato azero. Mentre i primi ritengono che l’Ucraina sia un’entità artificiale creata storicamente dagli occidentali per minare l’unità pan-russa, i secondi nazionalisti considerano l’Azerbaigian un costrutto artificiale creato dal regime sovietico per giustificare la sua occupazione. Nazionalisti che sostengono la lotta di Russia e Iran contro l’Occidente in Ucraina e in Israele. I nazionalisti russi e persiani considerano gli ucraini e gli israeliani come intrusi nelle terre “storiche” russe e arabe, intrusi che dovrebbero spazzati via. I loro “whisful thinkings” sono che l’Ucraina diventi uno Stato satellite di Mosca e che le terre israeliane siano date ai palestinesi.

Russia e Iran incolpano gli Stati Uniti per l’attuale instabilità globale. Mosca e Teheran criticano costantemente i valori occidentali. Cercano di sostituire il presunto ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, in vigore dalla fine della Guerra Fredda, con un multipolarismo a loro più congeniale. Uno sforzo a cui si sono allineate anche la Corea del Nord e la Cina (anche se quest’ultima in modo meno marcato, pur unendosi alle altre due Potenze affini in esercitazioni navali simboliche),i quali tutti insieme vanno a comporre quel “fronte revisionista” che promuove la revisione degli equilibri mondiali. Una revisione che sembra essere iniziata proprio dall’Ucraina.



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