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Bonino e Renzi possono funzionare, ma… Parla Diamanti (YouTrend)

Il bacino elettorale da cui può attingere la nuova formazione di Renzi e Bonino è molto ampio. Dovranno però avere candidati competitivi che possano pescare oltre la consueta fetta di popolazione che li sostiene. Il Pd deve valorizzare gli amministratori e non calpestare gli uscenti. Centrodestra, sfida Lega-Forza Italia. Colloquio con il sondaggista Diamanti

La lista “Stati Uniti d’Europa” ha “un ottimo potenziale, soprattutto se sapranno intercettare il voto centrista e moderato anche oltre il loro tradizionale bacino d’utenza”. A parlare con Formiche.net è il fondatore di YouTrend, Giovanni Diamanti che commenta, all’indomani dell’accordo tra Matteo Renzi ed Emma Bonino per le europee la costituzione della nuova lista. I compagni di viaggio sono Volt, il Psi e Libdem, ma è chiaro che a trainare saranno i due leader di Italia Viva e +Europa.

È ipotizzabile un peso elettorale di questo raggruppamento?

In politica sappiamo che due più due non fa mai quattro. Ma il bacino potenziale a cui possono attingere Italia Viva e +Europa con questa nuova aggregazione è altissimo. Stiamo parlando di circa il 10% dell’elettorato. Una porzione di elettorato liberale e progressista, che non ha una collocazione che potrebbe guardare a questo progetto con grande interesse. Renzi e Bonino devono parlare oltre i loro elettorati tradizionali.

Cosa può fare la differenza in questo senso?

Bonino ha da sempre un consenso anche personale abbastanza strutturato. Renzi è un politico abilissimo che conserva un suo zoccolo duro. Questo mi porta a pensare che la soglia di sbarramento verrà superato. La lista, però, dovrà essere competitiva. Bisognerà schierare candidati di peso provenienti dalla società civile liberale che non hanno mai aderito ad alcun partito. Se riescono ad aggregare questi mondi, questa formazione può erodere voti al Pd e anche ad Azione. 

Ecco, Azione. Un errore strategico non aderire agli Stati Uniti d’Europa?

Penso che dipenda da un problema di compatibilità dei leader. Oltre al fatto che spesso quando Italia Viva e Azione si sono presentati assieme, con i voti di preferenza a beneficiarne sono stati per lo più i renziani. D’altra parte, se Azione alle europee correrà da sola e riuscirà a conquistarsi il 4% darà una discreta prova di forza. Il rischio però è che l’asse Bonino-Renzi, possa portare via voti anche a loro.

Nel Pd la situazione relativa alla costruzione delle liste sembra molto complessa. Cosa occorre fare per rendersi competitivi in questa fase?

Non è facile comporre le liste per le europee, ma vanno tenuti a mente alcuni elementi. Prima di tutto il fattore affluenza. Essendo le europee elezioni a bassa affluenza generalmente, occorre presentarsi con una lista di persone che possano trainare. Per cui, bene attingere dalla società civile, ma bisogna evitare di umiliare gli uscenti che spesso hanno un bacino di voti “carsico” difficilmente misurabile ma spesso significativo.

E il ruolo degli amministratori?

Vanno valorizzati anche perché possono aiutare la lista nel posizionamento, aiutando il Pd nell’affermazione elettorale anche erodendo consensi al Movimento 5 Stelle, ma soprattutto hanno un forte radicamento territoriale. Da Nardella, Decaro e Gori mi aspetto un buon risultato.

Nel centrodestra la situazione, forse, è ancora più articolata. 

Sì, benché di composizione delle liste si parli meno al momento rispetto al centrosinistra. La sfida sarà tra Forza Italia e la Lega. Uno scenario che fino a poco tempo fa sembrava impensabile. E invece oggi a essere in difficoltà è il Carroccio. Mentre gli azzurri stanno lavorando sulle liste, collocandosi al centro e valorizzando figure moderate come Letizia Moratti.

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