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Ora anche le assicurazioni mollano la Russia. Si allarga il fronte finanziario cinese contro Mosca

All’inizio erano solo casi sporadici, piccole defezioni di istituti che si rifiutavano di garantire i pagamenti verso la Federazione. Ma ora il gruppo si allarga, anche alle assicurazioni. Mentre le banche europee temono gli effetti indesiderati della monetizzazione degli asset russi

Dalle banche alle assicurazioni il passo è breve, se il metro di misura è la Russia. Nelle settimane scorse questa testata ha raccontato di come la finanza cinese, nonostante un’alleanza con Mosca più di facciata che altro, abbia progressivamente voltato le spalle all’ex Urss. Stop ai pagamenti verso la Federazione, stop ai rapporti di qualsivoglia altra natura. E questo, per un motivo molto semplice: la paura di rimanere invischiati nelle sanzioni dell’Occidente che prevedono la possibilità di colpire tutte quelle istituzioni che fanno ancora affari con Mosca.

Ora il fronte del no si allarga anche alle assicurazioni, ovvero a Ping An, il più grande gruppo dell’insurance cinese. La Ping An Bank, braccio creditizio del colosso, e la Bank of Ningbo hanno smesso infatti di fare da crocevia dei pagamenti in yuan provenienti dalla Russia. E come loro, diversi altri istituti di credito hanno applicato restrizioni limitate alle transazioni russe. Il motivo è sempre lo stesso, solo che adesso non si tratta più di casi sporadici, ma di un blocco su larga scala.

A sbattere la porta in faccia al Dragone, adesso sono oltre a Ping An e Bank of Ningbo, Dbs Bank, Great Wall West China Bank, China Zheshang Bank, China Guangfa Bank, Kunshan Rural Commercial Bank, la Banca commerciale rurale di Shenzhen e la Banca commerciale rurale di Dongguan. Le prime crepe nella collaborazione finanziaria e contabile tra Russia e Cina, si erano viste con la banca commerciale di Chouzhou, un istituto di medie dimensioni che finora ha svolto la funzione di principale snodo di pagamenti tra Mosca e Pechino. Attraverso la banca, infatti, passava il grosso delle transazioni legate all’import, ovvero alle materie e alle merci vendute dalla Cina alla Russia.

Ora, l’istituto ha deciso due mesi fa e nel giro di 24 ore di chiudere tutte le porte alla Russia, bloccando le transazioni, con un impatto non certo banale sulla logistica. Le transazioni della Chouzhou commercial bank sono state congelate attraverso i principali sistemi di pagamento, tra cui Swift, il Cips cinese e il russo Spfs. Tutto vero, come ha peraltro ammesso il Cremlino, il quale ha riconosciuto che le società russe stavano effettivamente avendo problemi con le banche cinesi. 

Tutto questo mentre, cambiando fronte, secondo Reuters, alcune banche occidentali stanno esercitando pressioni contro le proposte dell’Ue di ridistribuire all’Ucraina tre miliardi di euro di interessi maturati sui beni russi congelati, temendo future controversi con Mosca, se non addirittura cause legali per violazione del diritto internazionale. Ma le banche riusciranno a fermare la politica?


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