Mentre Pechino alza il budget ufficiale della difesa, parte integrante delle spese militari continuano a non esservi ascritte. Nascondendo così la sua reale entità
Durante la seconda sessione annuale del quattordicesimo Congresso Nazionale del Popolo, svoltasi il 5 marzo, il governo della Repubblica Popolare Cinese ha annunciato un aumento del 7,2% nel budget destinato alle spese per la Difesa, arrivando ad un ammontare totale di quasi 1.700 miliardi di yuan, pari a circa 236,1 miliardi di dollari, una cifra più che doppia rispetto a quella risalente all’ascesa al potere dell’attuale Segretario del Partito Comunista Xi Jinping. Pur non raggiungendo quell’8% previsto in precedenza, e non godendo degli aumenti percentuali a due cifre di un decennio fa, per il terzo anno consecutivo Pechino registra un aumento superiore ai sette punti percentuali nella propria spesa militare, facendo cadere nel dimenticatoio il rallentamento registrato in periodo di pandemia: nel 2020 infatti l’incremento si era limitato “solo” al 6.8%, unico caso in cui l’aumento del budget per la difesa è stato inferiore rispetto a quello dell’anno precedente. Il rallentamento generale vissuto nell’ultimo periodo dall’economia cinese non sembra aver in alcun modo intaccato lo sviluppo della People Liberation Army, il cui rafforzamento è considerato fondamentale dalla leadership di Pechino per aumentare le proprie capacità di power projection e per essere pronti allo scenario di un confronto militare con il rivale statunitense. E forse la Pla è più pronta di quanto voglia dare effettivamente a vedere.
Rispetto a quanto dichiarato, la percentuale di budget della Repubblica Popolare effettivamente destinata alla difesa è con molta probabilità superiore a quella annunciata ufficialmente. Nel bilancio della difesa non sono incluse voci consistenti come il programma spaziale (gestito dalle forze armate), i fondi per la mobilitazione della difesa, i costi operativi delle basi militari provinciali, le pensioni e le indennità militari, gli sforzi per la ricerca e lo sviluppo di beni a duplice uso e le organizzazioni paramilitari come la Polizia Armata del Popolo e la Guardia Costiera non sono inclusi nel conteggio. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, nel 2022 il budget effettivo destinato dalla Cina palla difesa era superiore del 27% rispetto a quanto dichiarato pubblicamente.
Dietro a queste incongruenze possono esserci diverse lenti interpretative. Uno di questi è quello del fronte interno: come nota Meia Nouwens, senior fellow dell’International Institute for Strategic Studies, “Il contesto economico cinese non è necessariamente migliorato e il governo potrebbe aver voluto inviare un segnale per evitare di spendere eccessivamente nella difesa a scapito di altri bilanci. Il bilancio dell’istruzione, ad esempio, quest’anno ha ricevuto solo un aumento del 5%”. Un altro è, ovviamente, quello della deception. Celare agli altri attori, avversari o alleati che siano, i dati relativi ai propri apparati di sicurezza è uno degli obiettivi a cui ogni Stato sovrano dedica sforzi costanti. Ripartendo le quantità di denaro effettivamente spesi nel mantenimento e nel potenziamento della Pla, la Repubblica Popolare potrebbe cercare di rendere meno evidente la quantità esatta di fondi investiti, e più difficoltoso un assessment esatto degli stessi da parte del rivale statunitense.
Unica certezza è che questi fondi andranno ad aumentare le capacità operative delle forze armate più o meno regolari di Pechino, e delle sue operazioni nel Mar Cinese Meridionale. Negli stessi giorni in cui Pechino rendeva pubblici i dati sul suo aumento delle spese per la difesa, il Ministero della Difesa di Taiwan ha inviato al parlamento di Taipei un rapporto che Pechino ha intensificato le sue grey-zone activities contro Taiwan, come un aumento dei pattugliamenti di navi e aerei e il tentativo di “saturare” l’area che divide l’isola dalla terraferma con palloni aerostatici, droni e imbarcazioni civili. Commentando l’aumento di spese militari della Repubblica Popolare, il ministro della Difesa nazionale di Taiwan Chiu Kuo-cheng ha detto che Taipei non si unirà a una corsa agli armamenti con Pechino perché è un “fatto indiscutibile” che le forze armate cinesi sono più potenti di quelle di Taiwan. “L’unica cosa che possiamo fare è potenziare ogni aspetto del nostro addestramento”, ha dichiarato Chiu.