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Ita prende quota e azzera le perdite. Aspettando l’Europa

A Fiumicino i vertici della compagnia promessa sposa a Lufthansa, alzano il velo sui conti del 2023. Rosso abbattuto a cinque milioni e ricavi in crescita per quasi un miliardo. E anche il 2024 promette bene. Ora il Tesoro ha un mese per convincere Bruxelles a dare il via libera all’ingresso dei tedeschi

Al Tesoro, dicono i bene informati, si lavora pancia a terra per sbrogliare la matassa di Ita e Lufthansa, dopo i segnali, poco rassicuranti, giunti dall’Europa. La quale (qui l’intervista all’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè), al fine di dare il via libera all’ingresso in minoranza (41%) dei tedeschi nella ex Alitalia, vuole aggiustamenti non proprio banali sulle rotte, per evitare problemi di concorrenza e prezzi.

La data da cerchiare con il rosso è il 26 aprile: entro quel giorno il Mef dovrà presentare a Bruxelles quei rimedi chiesti espressamente dall’Europa, per assicurarsi il disco verde all’operazione cui il governo italiano lavora ormai da oltre un anno. Il problema, almeno potenziale, c’è tutto. Impedire un deal di tale calibro, vorrebbe dire condannare il vettore all’isolamento industriale, cosa che Ita non può certo permettersi, necessitando per forza di cose di un partner industriale dalle spalle larghe. E non sarebbe nemmeno un buon segnale per l’intero settore aereo, che di certo ha un gran bisogno di operazioni di consolidamento per reggere la concorrenza delle low cost.

Tra le obiezioni dell’Europa c’è quella che mira a ridurre la presenza di Ita e Lufthansa su alcune rotte, lasciando spazio ai vettori rivali. Poco meno di una quarantina di tratte, raggruppate in quattro blocchi, di cui una cospicua parte riguarda i collegamenti da e per il Sud di Italia, anche in direzione della Germania. Il che andrebbe ovviamente a discapito dell’Italia. Nel frattempo, i vertici di Ita, il presidente Antonino Turicchi e il direttore generale, Andrea Benassi, hanno alzato il velo sul bilancio 2023 e sulle prospettive della compagnia, nell’attesa che Roma e Bruxelles, in triangolo con Berlino, sblocchino la partita. La buona notizia è che i conti di Ita stanno migliorando sensibilmente.

La compagnia ha infatti chiuso il 2023 con una perdita netta di 5 milioni di euro, in miglioramento di 481 milioni rispetto al 2022, quando l’ex Alitalia riportò un rosso di 486 milioni. In crescita anche i ricavi, attestati a 2,4 miliardi di euro (in aumento di 900 milioni), e l’Ebitda attestato a 70 milioni di euro. Per quanto riguarda la solidità della compagnia, Ita al 31 dicembre aveva in cassa 450 milioni di euro, 26 milioni in più rispetto al 2022. La cassa comprende anche i 250 milioni di aumento di capitale già messi da Lufthansa.

Numeri che fanno ben sperare e che rendono Ita una compagnia certamente più appetibile agli occhi del mercato, oltre a dare la sensazione che, in attesa del verdetto dell’Ue, l’azienda possa volare da sola. Questo, ovviamente, non toglie che l’operazione con Lufthansa sia oggi più che mai strategica per il vettore, se non altro in ottica di lungo termine.

Di sicuro, tornando ai conti dello scorso anno, i vertici di Ita hanno di che essere soddisfatti. “Quelli del 2023 sono stati risultati estremamente positivi, con il quasi azzeramento della perdita. Numeri che sarebbero potuti essere ulteriormente positivi se avessimo potuto godere a pieno delle partnership commerciali”, ha rivendicato Turicchi. Il quale ha poi sottolineato come Ita Airways “ha raggiunto con un anno di anticipo il pareggio operativo rispetto al business plan condiviso con Lufthansa”. E il futuro? Le premesse per essere ottimisti ci sono, almeno a sentire il dg Benassi. “Ita nel primo trimestre ha fatto registrare una crescita dei ricavi del 41%: ciò ci fa ben sperare sull’intero anno”.

I vertici di Ita non si sono comunque sottratti alle domande circa l’ipotesi che Bruxelles fermi gli ingranaggi per le nozze con Lufthansa. “Da parte sia del Mef, sia del socio tedesco, c’è una forte volontà per approntare soluzioni”, ha chiarito Turicchi. “I rilievi della Commissione, sia chiaro, non sono un giudizio finale. Continuiamo a fornire elementi utili all’Europa, nell’ottica delle sue valutazioni. E poi ci sono aspetti che debbono ancora essere messi a fuoco, riteniamo che siano degli elementi, penso alle rotte di lungo raggio, che vadano chiariti. Ed è esattamente quello che stiamo facendo. Vogliamo credere a questo piano A, il settore aereo ha bisogno di consolidarsi”.

 



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