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Cosa succederà dopo il voto Usa su TikTok? Risponde Rasser (Datenna)

La legge passerà anche al Senato e l’unica possibilità per ByteDance sarà un’azione legale, commenta il manager director di Datenna. Se la società cinese decidesse poi di non vendere l’app, allora molti negli Stati Uniti penseranno che questa, in particolare l’algoritmo, è troppo importante per Xi, dice

“Questa è la sfida più grande che ByteDance e TikTok affrontano da un bel po’ di tempo a questa parte”, dice Martijn Rasser, managing director di Datenna, società di open-source intelligence, a Formiche.net.

Il voto del Congresso

Non si tratta della sanzione da 10 milioni di euro irrogata oggi dall’Antitrust italiano a tre società del gruppo Bytedance – l’irlandese TikTok Technology Limited, la britannica TikTok Information Technologies UK Limited e l’italiana TikTok Italy – dopo aver accertato la responsabilità di TikTok nella diffusione di contenuti, come quelli della challenge “cicatrice francese”, suscettibili di minacciare la sicurezza psico-fisica degli utenti, specialmente se minori e vulnerabili. Bensì di quanto accaduto ieri a Washington. Come previsto, la Camera dei rappresentanti ha approvato, con sostegno bipartisan, un disegno di legge che potrebbe portare al divieto di TikTok nel Paese, dove conta 170 milioni di iscritti. Se la proposta avrà il voto favorevole anche del Senato, in cui la situazione è sempre più in bilico e su cui dunque si stanno concentrando maggiormente gli sforzi dei lobbisti di TikTok, toccherà poi al presidente Joe Biden (che ha aperto recentemente il suo profilo sull’app in vista delle elezioni di novembre) firmarla.

Una volta diventata legge, scatterebbero 180 giorni, periodo entro il quale ByteDance, casa madre cinese di TikTok, dovrebbe disinvestire dall’app cedendone il controllo ad attori non cinesi (sempre che Pechino dia l’ok a un trasferimento di tecnologia), pena un divieto sul territorio statunitense mediante rimozione dagli app store.

I prossimi passi

“Finché sarà di proprietà di ByteDance e quindi dovrà collaborare con la Repubblica popolare cinese” alla luce delle leggi sulla sicurezza nazionale e sulla sicurezza informatica, “TikTok rappresenta una minaccia importante per la nostra sicurezza nazionale”, aveva dichiarato nei giorni scorsi il dem Raja Krishnamoorthi, primo firmatario. La censura, infatti, non c’entra con il disegno di legge. Piuttosto, si tratta di una proposta in nome della sicurezza nazionale, anche perché l’atto censorio era stato già provato con un executive order dall’allora presidente Donald Trump (ora contrario al disegno di legge), fermato però dai giudici in quanto non rispettava le regole democratiche del libero mercato.

“Credo che alla fine la legge passerà e l’unica possibilità per ByteDance sarà un’azione legale”, commenta Rasser. Ma se la società cinese decidesse di non vendere TikTok, allora “l’interpretazione di molte persone negli Stati Uniti” sarà che l’app, in particolare l’algoritmo, è troppo importante per il Partito comunista cinese, aggiunge. A quel punto, senza i 170 milioni di utenti americani, che generano una quantità importante di contenuti, TikTok “diventerebbe meno interessante”, anche in Europa, sostiene Rasser. Al contrario, se ByteDance dovesse cedere alla richiesta, molti potrebbero essere gli attori interessati. Difficilmente, però, nel mondo Big Tech per ragioni legate all’antitrust. Tra i potenziali nuovi proprietari c’è Steven Mnuchin, per quattro anni segretario al Tesoro nell’amministrazione Trump, che si è fatto avanti per mettere insieme un gruppo di investitori per acquistare l’app dai proprietari cinesi.

Le tensioni Usa-Cina

Intanto, però, inevitabilmente “la notizia inasprisce la lotta tra Pechino e Washington per il controllo di un’ampia gamma di tecnologie che potrebbero influenzare la sicurezza nazionale, la libertà di parola e l’industria dei social media”, ha osservato il New York Times. Se il disegno di legge dovesse diventare legge, “probabilmente si inasprirebbe la guerra fredda tra Stati Uniti e Cina per il controllo di molte tecnologie importanti, tra cui pannelli solari, veicoli elettrici e semiconduttori”, ha scritto anche il giornale.

Il disegno di legge sembra confermare un nuovo approccio americano, in cui la sicurezza nazionale è più importante delle preferenze dei consumatori. La politica “ha un approccio più attivista su questioni” come TikTok, commenta Rasser. “In generale”, si sta andando in questa direzione ma “il dibattito si svolgerà caso per caso”.

Il rischio in vista delle elezioni di novembre

Tra le sfide poste dalla Cina e individuate dall’intelligence americana nella relazione diffusa nei giorni scorsi ci sono le interferenze elettorali. Pechino punta a “mettere in disparte i critici della Cina e amplificare le divisioni sociali degli Stati Uniti” tramite operazioni di influenza e disinformazione, si legge. Il documento accende un faro proprio su TikTok: “Gli account TikTok gestiti da un braccio di propaganda [cinese] avrebbero preso di mira i candidati di entrambi i partiti politici durante il ciclo elettorale statunitense di metà mandato nel 2022”, spiega l’intelligence americana. Con un avvertimento: il governo cinese potrebbe “tentare di influenzare in qualche modo” le elezioni americane di novembre.

“Non si tratta necessariamente di alimentare il caos, ma di diffondere disinformazione sui candidati, di seminare dubbi sull’integrità del processo elettorale nel suo complesso”, commenta Rasser. “Si tratta di messaggi che scoraggiano le persone dall’andare a votare o dal votare contro qualcuno per un motivo che non è vero. La sfida è rappresentata dall’alto livello di sofisticazione e di approccio a queste campagne di disinformazione. Lo abbiamo visto fare in Russia e in Cina. TikTok è un canale molto efficace per questo tipo di operazioni di influenza”, conclude.

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