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L’IA prima alleata della mobilità del futuro. Ecco perché

Dal documento congiunto redatto al termine dell’ultima ministeriale, The Future of Mobility: Ensuring Global Connectivity in an Uncertain World, emerge ancora una volta la necessità di gestire la tecnologia per sfruttarne solo i benefici. Che sono tanti

I modi in cui l’intelligenza artificiale può contribuire a trasformare la mobilità sono diversi. “Può aiutare nella digitalizzazione del sistema dei trasporti, nell’elettrificazione, nello sviluppo di veicoli autonomi, al miglioramento della pianificazione e dell’ottimizzazione, alla gestione degli asset e del traffico, alla decarbonizzazione”, scrivono i ministri degli Esteri dei Trasporti dei Paesi del G7. Dall’11 al 13 aprile scorso sono stati ospiti del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e il frutto della ministeriale è un documento comune (“The Future of Mobility: Ensuring Global Connectivity in an Uncertain World”) in cui fissano gli obiettivi del futuro. Impossibile dunque non parlare di tecnologia, volano del progresso.

“L’uso sicuro e affidabile dell’IA offre l’opportunità di migliorare la sicurezza, l’efficienza e l’equità dei trasporti, la pianificazione e le operazioni, nonché una manutenzione più predittiva delle infrastrutture e la previsione dei rischi e degli impatti climatici”, scrivono i ministri dopo aver discusso delle varie ripercussioni che la tecnologia può garantire. “Il Quantum Computing”, per esempio, “ha il potenziale di accrescere l’efficienza del sistema dei trasporti e di guidare nuovi modi per risolvere molte delle sfide”.

Gli aspetti positivi devono dunque essere colti, portati in superficie e sfruttati. Quelli invece controversi, individuati e accantonati. “Siamo a conoscenza dei potenziali rischi nell’uso dell’IA nei trasporti”, soprattutto “in relazione al lavoro, all’equità, alla sicurezza, alla privacy e alla sicurezza dei sistemi di trasporto, compresa la cybersecurity”. Quest’ultimo è un altro tema a cui si è dato ampio spazio all’interno del documento congiunto, ma d’altronde non poteva essere il contrario visto che molti degli attacchi hacker puntano proprio sul mettere fuori servizio alcune infrastrutture strategiche.

Un motivo in più per dare seguito a quanto detto durante la ministeriale del G7 su Industria, Tecnologia e Digitale andata in scena lo scorso 14 e 15 marzo a Trento. Anche in quell’occasione si stava facendo seguito a un discorso già avviato sotto la presidenza giapponese, convogliata nel Processo di Hiroshima, un codice di condotta per gli sviluppatori. “Ci impegniamo a raggiungere un equilibrio adeguato tra la promozione dell’innovazione e la necessità di controlli adeguati, mentre portiamo avanti i nostri sforzi collettivi per promuovere un’IA sicura, protetta e affidabile nel settore dei trasporti”.

Come è il grande tema. Sicuramente, come scrivono i Sette della mobilità mondiale, un ruolo centrale lo avranno i vari governi che dovranno recepire quanto dichiarato nella risoluzione delle Nazioni Unite, che hanno chiesto un’IA sostenibile. “Prendiamo atto delle discussioni internazionali”, argomentano i ministri con l’impegno di “condividere le migliori pratiche sull’uso dei dati nel settore dei trasporti, riconoscendo che i dati sono un fattore importante nelle applicazioni dell’IA” in questo campo. Infine, una precisazione non del tutto banale, quale quella di “coinvolgere il settore privato nell’affrontare le suddette sfide dell’IA per migliorare i nostri sistemi di trasporto”. Anche per la mobilità del futuro, l’intelligenza artificiale sarà fondamentale: è necessario governarla ancor di più.

 



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