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Italia-Usa, ecco la relazione che fa crescere la Space economy

La Space economy è un’occasione unica con tantissime opportunità, e il modello Usa è un riferimento, soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra pubblico e privato, di condivisione dei costi e dei rischi, e grazie alle relazioni tra Roma e Washington, anche il nostro Paese potrà sfruttare le opportunità della nuova economia dello spazio

“Everyone like space”. Nessun motto potrebbe essere più vero di questo quando si parla di spazio e, più in generale, di Space economy. Ma è significativo che a dirlo sia stato il consigliere per l’Ambiente, la scienza, la tecnologia e la salute dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Matthew Golden, nel corso del convegno “Lo Spazio è business: il futuro della Space economy” organizzato dalla Camera di commercio Usa nel nostro Paese. Del resto, non è un segreto che gli Stati Uniti siano all’avanguardia per tutto quello che riguarda l’ambiente extra atmosferico, e del resto è lì che è nata la Space economy, con l’ingresso dirompente dei privati come Elon Musk o Jeff Bezos. Ma accanto a questa indubbia leadership americana, il nostro Paese, in parte anche grazie alle storiche relazioni con l’alleato d’oltreoceano, può vantare un ruolo di tutto rispetto nello scenario spaziale internazionale. Per questo, ha continuato Golden, diventa fondamentale “sintonizzare le legislazioni e le attività spaziale tra Paesi, e soprattutto tra Italia e Stati Uniti”.

A dare i numeri del valore dell’economia spaziale è stato Fabio Dal Pan Senior Partner BCG, che ha registrato come gli impatti diretti, indiretti e indotti sul Pil dell’economia spaziale tra il 2025 e il 2040 sono misurati in 260 miliardi di euro per la sola Europa. Già oggi, la crescita del valore dello spazio nel suo complesso è misurata in tre trilioni di dollari, ma se invece si considerano i benefici dello spazio per l’economia e la società più in generale, questa stima cresce a circa ottanta trilioni di dollari. Questi sono “effetti cumulati che vanno a impattare sull’economia ‘normale’, come l’estrazione mineraria, energetica, l’agricoltura, sono vantaggi all’economia reale” che arrivano dalle orbite.

Impatti positivi che non rimarranno concentrati, ma che sono capaci di diffondersi in diversi settori e aree. “Lo spazio è business e lo è anche per realtà piccole come San Marino” ha infatti registrato Fabio Righi, segretario per l’Industria, l’Artigianato e il commercio, la ricerca tecnologica, la semplificazione normativa della repubblica del Titano. Componentistica, ricerca e sviluppo, sperimentazione, possono coinvolgere anche territori diversi, e non è un caso che la piccola Repubblica intenda costruire “un hub, un acceleratore di imprese” sul suo territorio dedicato proprio all’evoluzione tecnologica per lo spazio, anche grazie al rapporto con l’Italia e con gli Stati Uniti.

Questa crescita segnala, del resto, un settore in evoluzione. “Per molto tempo il settore è stato guidato dalla istituzioni” ha registrato Federica Brunetta, Head of Executive Masters Luiss, “Oggi, invece, è guidato da privati e start up, con nuovi fondi e venture capital”. Questo avrà come conseguenza anche l’evoluzione delle competenze e delle professionalità del domani. “Coloro che stanno sviluppando le competenze tecniche per agire nello spazio dovranno affiancare a queste anche conoscenze di tipo manageriale”, così come chi già opera nel settore “dovrà acquisire nuove skill per gestire le sfide del futuro”, evolvendo figure interdisciplinare che “comprendano la tecnologia ma siano in grado di gestire la complessità”.

In questo contesto, fondamentale sarà il ruolo dell’industria. “Abbiamo mille sfide” ha sottolineato David Zuniga, Senior Director In Flight Solutions Axiom Space, la cui azienda sta realizzando, anche con la partnership con l’Italia, la stazione spaziale commerciale che dovrebbe sostituire l’attuale Iss. Ma l’obiettivo della Space economy è soprattutto “beneficiare le persone a Terra”. L’obiettivo, allora, è connettere il mercato per lavorare insieme, “capire che tipo di servizio le realtà spaziali dovranno offrire a chi opera in altri settori e quali valori vogliamo creare con questi servizi”.

Questa dinamica è stata compresa molto bene anche da Leonardo, e come ha ricordato Giulia Sturiale, Strategic intelligence & competitive analysis specialist del gruppo di Monte Grappa, “nel nuovo Piano industriale della società lo Spazio ha un ruolo centrale”, dimostrato anche dalla creazione di una Divisione spazio autonoma. L’obiettivo, ha detto Sturiale, è diventare “leader europeo dello spazio, consolidando le capacità del gruppo sia nella manifattura, sia nei servizi”. In questo le collaborazioni saranno fondamentali, a partire dalla Space alliance con Thales, e con le agenzie globali, dall’Asi, l’Esa e la Nasa (con la quale il gruppo partecipa alla missione Artemis per il ritorno sulla luna grazie ai moduli pressurizzati Orion realizzati dalla joint venture Thales Alenia Space).

Questa necessità di collaborare è percepita molto bene anche dall’altro lato dell’oceano. Come sottolineato da Marco Tantardini, European Lead space strategy and business development di Lockheed Martin, “Senza la parte italiana ed europea, la capsula Orion non potrebbe funzionare”. Anche una realtà significativa, come Lockheed, è quindi aperta alle collaborazioni, favorendo le partnership e collaborando ai progetti, anche quando non si dovesse essere prime contractor. Il nuovo modo di agire nello spazio, infatti, deve seguire le regole della Space economy, che richiede di essere “più agili, fare più esperimenti e tentativi, accettando maggiormente anche i fallimenti”, consapevoli dei vantaggi nel lungo periodo di questo nuovo approccio.

Una spinta all’innovazione basata su nuovi modelli di finanziamento di cui possono beneficiare anche realtà più piccole, come detto da Norberto Salza, presidente di Space Factory, la cui azienda sta sviluppano un sistema per trasportare in orbita i propri esperimenti scientifici capace di rientrare in autonomia a Terra “senza dipendere dai tempi per il viaggio di andata e ritorno dalla Stazione spaziale internazionale. Un’evoluzione tecnologica che si baserà in parte anche su futuri investimenti privati.

“Dalla Space economy arrivano promettenti traiettorie di sviluppo per l’economia mondiale dei prossimi decenni” ha registrato Francesca Giannotti, dell’ufficio per Politiche spaziali e aerospaziali della Presidenza del Consiglio dei ministri. “È un’occasione unica con tantissime opportunità, e il modello Usa è un riferimento, soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra pubblico e privato, di condivisione dei costi e dei rischi”. In questo quadro, allora, il pubblico può fare la sua parte, “indicando gli indirizzi strategici e fornendo un framework chiaro di regole, lavorando con gli attori di riferimento con interessi nello spazio”. A questo, si unisce anche il ruolo fondamentale di facilitatore delle relazioni industriali, e non solo, internazionali, e in questo senso si inserisce l’annunciato dialogo spaziale tra il presidente Usa Joe Biden e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, previsto entro l’anno.


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