Nelle prossime settimane saranno in Tunisia anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Si è passati da visite di emergenza (luglio 2023 con il Team Europa per la crisi dei migranti) a consuetudine assieme a due ministri e a un viceministro per siglare nuovi accordi
L’intesa tra Roma e Tunisia è come un palazzo, che va edificato mattone dopo mattone secondo un rapporto paritario e di reciproco interesse, situazione che fino al 2022 non si era verificata. La quarta visita in Tunisia di Giorgia Meloni, prima di un Consiglio europeo delicatissimo, ha il sapore della conferma: sia nei rapporti istituzionali con Kais Saied, sia in quelli personali e strutturali. La differenza rispetto alle altre missioni sta nel cambio di paradigma: da emergenza (luglio 2023 con il Team Europa per la crisi dei migranti) a consuetudine, oggi, assieme a due ministri e a un viceministro per siglare accordi concreti.
Mattoni su Cartagine
Parola d’ordine è approccio nuovo. Su quella punta il premier (accompagnata da Piantedosi, Bernini e Cirielli) per raccontare una cooperazione che ha portato molti risultati, primo fra tutti la gestione della migrazione, che ha visto gli arrivi in Italia dalla Tunisia calare del 60%, grazie al lavoro congiunto contro i trafficanti di esseri umani. Più in generale la strategia che Giorgia Meloni ha inteso distendere nei confronti di Tunisi è stata quella basata sia sullo storico rapporto tra le due nazioni, amiche da anni, sia sulla relazione personale con Saied. Da quell’approccio nuovo nascono alcuni significativi accordi che confermano un dato: certamente il rapporto tra i due governi è “politico ma anche fatto di passi molto concreti, di mattoni attraverso i quali costruire le nostre idee”, ha aggiunto il presidente del Consiglio.
Ecco che il caso tunisino si pone anche come ulteriore tassello di quel lavoro che l’Italia sta puntando a espandere tramite il Piano Mattei, al fine di elaborare e realizzare con le nazioni africane una “cooperazione su base paritaria e finalmente vantaggiosa per tutti”. Secondo le intenzioni del premier è questa la strada che porta a dei risultati concreti ed è questo il modello che è stato proposto e accettato da Bruxelles, rivendicando inoltre il fatto che mai prima della nascita del governo di destra del 2022, i vertici Ue avevano visitato un paese africano assieme ad un premier italiano.
Su tutti spicca un inciso: Meloni puntualizza che, tramite il decreto flussi, 12.000 cittadini tunisini formati possono recarsi legalmente in Italia. Un passaggio “cooperativo” che si lega al macro obiettivo della migrazione legale, da raggiungere solo combattendo gli schiavisti del terzo millennio, “le organizzazioni della mafia che pensano di poter sfruttare le legittime aspirazioni di chi vorrebbe una vita migliore per fare soldi facili”.
Il frutti del nuovo approccio
Tre le intese siglate a Cartagine: una riguardante il sostegno diretto al bilancio tunisino nel settore dell’energia rinnovabile e dell’efficienza energetica, dal momento che la materia è strategica all’interno della cooperazione tra Italia e Tunisia; una al fine di costruire e rafforzare una nuova linea di credito a favore delle piccole e medie imprese tunisine; una sull’università e l’alta formazione. Tre indirizzi che avranno un risvolto anche di carattere europeo, dal momento che toccano altrettante tematiche che si intrecciano con le strategie continentali alla voce gas, a maggior ragione dopo le due guerre in corso.
Nelle prossime settimane inoltre e testimoniare la portata della rete costruita da Palazzo Chigi, saranno presenti qui in Tunisia anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.
Alta formazione e Piano Mattei
Uno degli indirizi strategici del piano Mattei riguarda l’istruzione e la formazione: per questa ragione la terza intesa ha riguardato la partnership scientifica per progetti congiunti di ricerca comuni. Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato un Memorandum of understanding (Mou) con l’omologo tunisino, Moncef Boukthir per fornire ai giovani africani gli strumenti per partecipare attivamente al progresso e alla crescita dei loro Paesi.
Lo strumento del Mou sarà utile per scambiarsi informazioni tra le istituzioni della formazione superiore e degli enti di ricerca; promuove l’insegnamento delle lingue, letterature, culture e storie di entrambi i Paesi; facilitare l’accesso bidirezionale alle infrastrutture di ricerca, senza dimenticare la mobilità tra studenti e i programmi multilaterali come PRIMA-Partnership per la ricerca e l’innovazione nell’area del Mediterraneo e Horizon Europe per implementare la capacità del Paese africano di accedere ai finanziamenti dedicati alla ricerca. Stesso schema potrebbe essere applicato anche al Marocco.