Il quarto viaggio in nove mesi della premier a Tunisi non solo racchiude l’esigenza italiana di puntellare la propria strategia alla voce sbarchi e relazioni bilaterali, ma rappresenta anche l’occasione per distendere la cosiddetta cultural diplomacy tramite un accordo che favorisca gli scambi nella cooperazione accademica. Lo dimostra la presenza di due ministri come Piantedosi e Bernini
Il quarto viaggio di Giorgia Meloni in Tunisia, questa volta assieme ai ministri Matteo Piantedosi e Anna Maria Bernini, è centrato su un doppio focus altamente strategico, come migranti e Piano Mattei. Da un lato il capo del governo italiano farà il punto con Kais Saied, al palazzo di Cartagine sede dell’amministrazione presidenziale tunisina, sui flussi migratori irregolari che hanno registrato un incremento negli ultimi 30 giorni, dopo il calo fatto segnare nel primo trimestre dell’anno; dall’altro il viaggio si inserisce nella cornice delle costanti interlocuzioni di Palazzo Chigi con i Paesi obiettivo del Piano Mattei. Al termine della visita la premier raggiungerà Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo di mercoledì e giovedì.
Sbarchi e Piano Mattei
La missione lampo nella punta nordafricana (presente anche il vice ministro degli esteri Edmondo Cirielli per la sigla di un accordo sul sostegno diretto al bilancio dello Stato tunisino a favore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili; una linea di credito per le piccole e medie imprese tunisine) parte da un dato oggettivo: nei primi mesi del 2024 gli sbarchi in Italia da quel fazzoletto africano sono diminuiti del 60% per quanto riguarda la rotta tunisina e del 37% per quanto concerne la rotta libica. Inoltre le autorità di Tunisi hanno dichiarato che, fino ad oggi, hanno riportato a terra circa 12mila migranti. Significa che i precedenti tre viaggi di Giorgia Meloni a Tunisi, compreso quello con il Team Europe, ha sortito gli effetti desiderati.
I 150 milioni di fondi europei per sostenere le riforme economiche in Tunisia si legano al Piano Mattei e soprattutto si incastrano con la cornice rappresentata dal G7. Non va dimenticato che il Memorandum d’intesa siglato a Tunisi lo scorso luglio, quando Giorgia Meloni aveva visitato Kais Saied dopo le sollecitazioni al consiglio europeo con il numero uno della Commissione e con il premier olandese Mark Rutte, prevedeva l’erogazione urgente di quei fondi “al fine di conferire al Paese la stabilità macroeconomica”. Per cui da un lato il governo tunisino è stato messo nelle condizioni di avere più mezzi e risorse per modernizzarsi e gestire i flussi, dall’altro di affrontare le le proprie responsabilità in quanto paese non più periferico, ma centrale nelle dinamiche europee.
Fronte sud
Ma oltre al caso migranti c’è la geopolitica a tenere banco tra Ue e Tunisia: lo dimostra l’incontro tra il generale dell’esercito nazionale tunisino, Tarek Akremi, e l’ammiraglio Rob Bauer, presidente della Commissione militare dell’Alleanza Atlantica, presso la base aerea di Biserta che ospita la 32esima unità aerea delle forze armate. Tunisi è partner della Nato che partecipa regolarmente alle esercitazioni alleate. E in prospettiva potrebbe avere lo stesso status di Cipro in chiave allargamento.
Ecco il gancio per allargare il ragionamento al cosiddetto “Fronte sud”, dossier su cui l’attenzione del governo italiano è massima: lo ha ribadito personalmente il premier anche nell’ultima visita alla Casa Bianca, certa che l’Italia sia centrale nel global south. Per questo motivo Roma rivendica il suo ruolo nell’Alleanza e chiede più attenzione sul fianco sud della Nato. La tesi di Giorgia Meloni è che l’Africa rappresenta uno dei quadranti in cui si toccano con mano quotidianamente le conseguenze del conflitto ucraino. E l’Italia, assieme all’Europa, è il vicino più prossimo all’Africa.
Cultural diplomacy
Per rafforzare ulteriormente l’intesa tra Roma e Tunisi il governo mette in campo anche una serie di iniziative legate alla cultural diplomacy, com soft power per tessere relazioni nuove e rafforzare quelle già esistenti. La ministra Bernini siglerà un memorandum d’intesa per la cooperazione accademica tra i due Paesi, favorendo al contempo lo scambio di competenze tra le istituzioni della formazione superiore e degli enti di ricerca. Inoltre è prevista un’azione di promozione per l’insegnamento delle lingue, letterature, culture e storie di entrambi i Paesi, oltre che semplificare l’accesso alle infrastrutture di ricerca in entrambi “i sensi di marcia”.
Così come annunciato dalla premier in occasione del Vertice Italia-Africa dello scorso gennaio, l’istruzione è uno dei cinque capisaldi del Piano Mattei. In questo senso va letto anche il recente progetto-pilota per formare circa 40 lavoratori tunisini che hanno seguito un corso di formazione ad hoc per poi essere assunti in Italia nelle imprese edili attive su cantieri con fondi del Pnrr.