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Difesa, politica estera e con l’Ucraina. Bonaccini a tutto campo

Un’alleanza larga tra le forze di centrosinistra è possibile. Anzi “necessaria”. La dimostrazione è la compagine che l’ha sostenuto in Regione Emilia-Romagna. Il governatore si è candidato alle Europee cercando di ricucire il partito e perseguire alcuni obiettivi strategici tra cui politica estera e difesa comuni. Nella sua ottica l’Ue deve parlare a una voce, evitando le divisioni prospettate dalla destra. Dalla transizione al Next Generation Eu, il ruolo del Pd nella famiglia politica dei socialisti europei il ruolo del Pd sarà centrale. Colloquio con Stefano Bonaccini

Stefano Bonaccini è l’uomo delle soluzioni pragmatiche. Ai comizi, nelle piazze, l’applausometro schizza quando parla la lingua della sua platea. Il governatore emiliano-romagnolo è convinto che un’alternativa al centrodestra si possa costruire. Perché “il Paese merita un governo migliore”. A Roma e in Europa. La segretaria Elly Schlein gli ha chiesto di correre in prima persona e lui ha accettato. Nella sua intervista a Formiche.net spiega quali sono i suoi punti programmatici e la ricetta per “battere la destra ed evitare divisioni interne”.

Presidente Bonaccini, lei sta facendo una campagna elettorale palmo a palmo sul territorio. Che segnali sta cogliendo tra le persone?

Ho scelto di stare fra le persone e nelle comunità, come ho sempre fatto durante gli ormai dieci anni alla guida dell’Emilia-Romagna: se non ascolti chi lavora, chi fa impresa, chi ogni mattina deve alzare la serranda del negozio o mandare avanti una attività, chi studia e fa ricerca, chi cura e assiste gli altri, così come di stare nei luoghi di svago e del tempo libero, non potrai mai capire le domande a cui dare le risposte che servono. Per questo ho deciso di fare la campagna elettorale soprattutto nelle piazze, lì dove troppo spesso anche il Pd aveva rinunciato a stare. Di farlo anche rischiando di prendere qualche fischio: ma sta succedendo il contrario, ovunque ci siamo ritrovati con tantissime persone e la consapevolezza che queste elezioni rappresentano uno snodo cruciale. C’è infatti la voglia di costruire un Europa diversa, del lavoro, dei diritti, dell’innovazione, capace di svolgere un ruolo concreto per la pace e la stabilizzazione dello scenario internazionale, di fronte a sovranismi e Stati che calpestano la democrazia e la convivenza fra i popoli.

Tra i suoi competitor nel collegio c’è anche il generale Roberto Vannacci, che lei spesso attacca nei suoi interventi. Qual è la ricetta politica per opporsi alla proposta di centrodestra, fermo rimanendo che gli equilibri sembrano sbilanciarsi in questo senso?

La Lega candida Vannacci, che considera Mussolini uno statista, propone classi separate per gli studenti con disabilità e giudica uomini e donne per il proprio orientamento sessuale o la provenienza. Ma ricordo anche che nel collegio del Nord Est, dove io sono candidato, Fratelli d’Italia schiera come vicecapolista, dietro la Meloni, Sergio Berlato, riferimento dei no vax per il quale il Covid è stata un’invenzione o quasi, in spregio alle tantissime persone che hanno perso la vita a causa della pandemia, compresi medici e infermieri, professionisti della sanità a cui non dovremo mai smettere di dire grazie per ciò che hanno fatto in quei terribili anni. Di fronte a questa destra, ripiegata su se stessa, capace solo di guardare al passato e di alzare muri, noi proponiamo un’Europa delle persone e non dei bilanci, che sappia realizzare un grande piano sociale e di welfare, così come ha fatto con i fondi del Recovery Fund e del Next Generation EU che stanno permettendo al nostro Paese di realizzare il più grande piano di investimenti pubblici dal Secondo dopoguerra, sempre che questo Governo non mandi all’aria il Pnrr e un’occasione storica di rilancio e ricucitura sociale e territoriale del Paese. Un’Europa che abbia una politica estera e di difesa comune, per rafforzare l’azione diplomatica nell’attuale scenario di guerra, e una politica fiscale che permetta di recuperare gli extraprofitti delle grandi multinazionali e di far pagare ai grandi gruppi le tasse nei Paesi in cui operano, Italia compresa, e non nei paradisi fiscali. Meloni voleva tassare le banche e alla fine, non portando a casa un solo euro, ha aumentato le tasse sugli assorbenti. Al contrario noi vogliamo un’Europa amica delle nostre imprese e delle nostre filiere produttive: e lo dico candidandomi a rappresentare un territorio come il Nord Est che esporta eccellenze in tutto il mondo.

Alcuni contestano che tra le candidature del Pd ci siano esponenti che hanno posizioni molto distanti tra loro su questioni strategiche come il supporto all’Ucraina. Come rispondere su questo versante?

Siamo un partito plurale, che rappresenta le diverse anime della società e del fronte progressista, a differenza dei partiti della destra, dove decidono la donna o l’uomo solo al comando senza ascoltare nessuno. Ma la posizione del Pd è una ed è molto chiara: ogni sostegno necessario all’Ucraina perché l’invasione di uno Stato sovrano è inaccettabile, così come la necessità di una più forte iniziativa diplomatica per far tornare la pace.

Muovendosi sempre assieme alla segretaria Schlein sta restituendo l’immagine di un partito coeso. Secondo lei quale sarà il ruolo del Pd nella compagine della famiglia socialista in Ue?

Subito dopo la chiusura delle primarie del Pd, dissi che avrei lavorato con la segretaria Elly Schlein per l’unità del partito e la costruzione di un centrosinistra largo che potesse battere la destra e tornare al governo del Paese la prossima volta che si tornerà a votare. Bisogna voltare pagina e smetterla con i contrasti interni: in questa campagna elettorale e prima ancora in qualsiasi occasione abbia partecipato come presidente del Pd, ai nostri eventi e alle nostre Feste dell’Unità, il popolo delle democratiche e dei democratici ci chiede sempre e solo una cosa: di essere uniti, di smetterla con le divisioni interne. L’avversario da battere è la destra, non è al nostro interno. Il Pd è un grande partito progressista e riformista europeo e al Parlamento di Strasburgo, insieme ai socialisti europei, rappresenterà l’alternativa migliore all’estrema destra nazionalista e sovranista da cui Meloni e Salvini faticano e prendere le distanze. L’Europa merita di essere governata da chi guarda al futuro e non al passato, da chi non nega il cambiamento climatico e vuole completare la transizione ecologica e accelerare quella digitale tenendo insieme ambiente e lavoro, non mettendoli in contrapposizione. Noi siamo la sinistra che sceglie le persone, il diritto di tutti a curarsi e a studiare contro la destra che smantella i servizi a favore del privato. Noi siamo quelli che difendono il diritto delle donne di decidere per se stesse, delle persone di amare chi vogliono. L’esatto opposto di Meloni, Salvini, Orban e la Le Pen.

Torniamo alle due questioni strategiche, che dovranno essere affrontate dalla prossima governance a Bruxelles: difesa e politica estera comune. Quali sono le sue posizioni?

L’Europa deve avere una politica estera e di difesa comuni, parlare con una sola voce e agire rispetto agli altri colossi come un attore politico unitario. L’alternativa è quella di tanti piccoli stati che contano sempre meno. Chi si candida in Europa senza credere all’Europa, come la destra di Meloni e Salvini, ci porta solo all’irrilevanza. Per questo propongo anche di superare il voto all’unanimità e il potere di veto dei singoli stati.

Arriviamo all’Italia. In Emilia-Romagna lei è riuscito a costruire una larghissima maggioranza che la sostiene. Pensa che possa essere un modello replicabile anche su scala nazionale?

Sì, ne sono convinto. Ho accolto la richiesta della segretaria Elly Schlein di candidarmi alle europee perché fra qualche mese il mio secondo mandato sarebbe comunque finito. In dieci anni da presidente della Regione non ho mai avuto un solo giorno di crisi in maggioranza, a dimostrazione che un centrosinistra forte e credibile non solo è possibile ma necessario. Lo stesso stiamo facendo nei comuni dell’Emilia-Romagna che andranno al voto a giugno: alleanze larghe, che vanno da Italia Viva ai 5 stelle, col Pd come perno centrale e una grande apertura al civismo. Dobbiamo farlo anche nel Paese, se non vogliamo far governare Meloni per i prossimi dieci anni.

Quali sono i presupposti sui quali costruire un’alternativa di governo al centrodestra?

Già oggi tutti i sondaggi dicono che il fronte progressista e l’opposizione sarebbero maggioranza nel Paese se fossero uniti, col gradimento del Governo in costante calo. Restare divisi o fare corse solitarie sarebbe solo un regalo enorme a una destra divisa al proprio interno che rimane insieme unicamente per non perdere il potere, senza alcuna misura o politica utile all’Italia. Succede anzi il contrario: stanno smantellando la sanità pubblica a favore dei privati, stanno indebolendo la scuola. Non c’è alcuna politica industriale e rifiutano di introdurre il salario minimo legale. Attaccano i diritti delle persone, a partire dalla 194, occupano ogni spazio dell’informazione, attaccano la magistratura e col premierato provano a scassare la Costituzione. Non è quello che serve al Paese. L’Italia merita altro e il centrosinistra ha il dovere di costruire l’unità e l’alternativa per mandarli a casa e dare al Paese un governo migliore.



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