Nell’ultimo documento rilasciato dal dipartimento della Difesa di Washington vengono individuate categorie di sistemi considerati prioritari per l’ambizioso progetto unmanned. Un processo che trae spunto da quanto avviene nei campi di battaglia europei
“La prima tranche di capacità di Replicator comprende Unmanned Surface Vehicle (Usv), Unmanned Aerial Systems (Uas) e counter-Uas (c-UAS) di varie dimensioni e carichi utili di diversi fornitori tradizionali e non”, ha affermato la vicesegretaria alla Difesa Kathleen Hicks attraverso un comunicato stampa rilasciato lunedì 6 maggio dedicato a Replicator, il progetto del Pentagono volto a sviluppare una rete di droni IA-based capace di garantire agli Stati Uniti una capacità d’azione militare nel teatro del Pacifico.
Nell’anno fiscale in corso le risorse finanziarie che il Pentagono intende destinare al progetto Replicator ammontano a mezzo miliardo di dollari, comprendenti circa 300 milioni di dollari approvati nella legge sugli stanziamenti per la difesa di quest’anno. Nel comunicato della vicesegretaria alla Difesa si legge che il resto dei fondi proverrà da “autorità esistenti e fonti a livello di Difesa”; inoltre, viene specificato che il Dipartimento ha chiesto circa altri cinquecento milioni di dollari nella proposta di bilancio per l’anno fiscale 2025.
Dal comunicato si evince anche che il progetto Replicator “accelererà la messa in campo” della loitering munition Switchblade-600. Questo drone kamikaze consente all’operatore di abbattere veicoli blindati siti a più di ventiquattro miglia di distanza. “I droni Switchblade forniti dagli Stati Uniti hanno già dimostrato la loro utilità in Ucraina e questo sistema fornirà ulteriori capacità alle forze statunitensi”, si può leggere nel documento. L’azienda produttrice, la californiana AeroVironment, avrebbe fornito “migliaia” di droni all’Ucraina, secondo quanto dichiarato dalla stessa azienda. Mentre il suo direttore senior dello sviluppo commerciale Phil Rottenborn ha denotato come, mentre i primi modelli di Switchblade-600 sono stati facile bersaglio dei sistemi di disturbo russi in “una guerra elettronica che non avevamo mai visto nei conflitti precedenti”, gli aggiornamenti del software del sistema e un migliore addestramento degli operatori abbiano alleviato il problema. Il ruolo chiave delle loitering munitions e dei sistemi antidrone all’interno di Replicator riecheggia gli sforzi messi in atto dall’Ucraina per contrastare le capacità unmanned della Russia, ma anche i recenti indirizzi tanto dell’Esercito statunitense quanto del Corpo dei Marines.
Per quanto riguarda i droni marini, dal gennaio di quest’anno l’iniziativa ha ricevuto più di cento proposte da parte di aziende del settore tecnologico ed è “sulla buona strada per assegnare diversi contratti quest’estate” attraverso quello che nel comunicato viene definito un sistema di sollecitazione rapida denominatp “Production-Ready, Inexpensive, Maritime Expeditionary (Prime) Commercial Solutions Opening (Cso)”. Forse alcuni di essi assomiglieranno alle imbarcazioni armate di droni che l’Ucraina utilizza contro le navi da guerra russe dalla fine del 2022. O forse si ispireranno agli esperimenti della quarta e quinta flotta della Marina statunitense.
Da quando Hicks ha lanciato l’iniziativa Replicator lo scorso agosto, si legge nel comunicato, l’impegno ha “allineato i leader di alto livello attorno a una visione comune per identificare e convalidare le principali lacune operative congiunte e mettere rapidamente in campo soluzioni in diciotto-ventiquattro mesi”.