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Il G7 è pronto ad alzare il tiro con la Cina. Ecco come

I Grandi della Terra e la stessa Unione potrebbero fare loro l’ordine esecutivo con cui gli Stati Uniti stanno mettendo sotto pressione le banche del Dragone che mantengono rapporti con Mosca

Un G7 decisamente a trazione americana. A due settimane dal summit di Stresa, dove si sono confrontati per due giorni i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali, i Grandi della Terra debbono ancora trovare una vera chiave di volta per poter usufruire dei profitti generati dai 190 miliardi di asset russi detenuti presso i forzieri europei. Non sarà facile, per stessa ammissione di Giancarlo Giorgetti, se sul terreno della politica si sono fatti notevoli passi in avanti, manca la soluzione al problema legale, ovvero come non violare il diritto internazionale e far scappare gli investitori dal Vecchio continente. Un colpo di mano, infatti, minerebbe, almeno agli occhi dei mercati, la certezza delle regole.

Ma c’è anche un altro modo di tagliare le gambe a Mosca. Ed è quello che stanno facendo gli Stati Uniti con la Cina. Lo scorso novembre, un ordine esecutivo emesso dal presidente americano, Joe Biden, in persona, ha esteso lo spettro d’azione delle sanzioni contro la Russia, alla Cina. Vale a dire, che tutte le banche, le imprese, le società finanziarie che mantengono in essere affari con Mosca, possono finire con l’essere colpite dalle medesime sanzioni. L’effetto psicologico, quasi emotivo, c’è stato. Come raccontato in più occasioni da Formiche.net, infatti, le transazioni da e per la Russia si sono pressoché bloccate, mettendo in seri guai tutte quelle aziende russe che comprano beni dal Dragone.

Ora il G7 vuole fare sua questa scuola di pensiero. Tanto che i Paesi membri, insieme alla stessa Europa, stanno studiando un modo per aumentare la pressione sulle banche di Paesi terzi che aiutano la Federazione a eludere le sanzioni.  Il riferimento, non casuale, è alla Cina. Per questo l’idea, che potrebbe finire direttamente sul tavolo del vertice di Borgo Egnazia, è valutare la possibilità di far proprie le sanzioni extra large formato americano. In questo modo, le banche cinesi si ritroverebbero con un altro fianco scoperto, con la ragionevole prospettiva di essere affondate non solo da Washington, ma anche dal G7 e dall’Europa.

E sarebbe un ulteriore passo in avanti rispetto alla più blanda estromissione degli istituti russi dal circuito Swift, il network di pagamenti occidentale e baricentro delle transazioni planetarie. I risultati fin qui si sono visti. I volumi commerciali di Mosca con partner chiave come Turchia e, per l’appunto, Cina sono infatti letteralmente crollati nel primo trimestre di quest’anno, dopo che gli Stati Uniti hanno preso di mira le banche internazionali che aiutano Mosca a comprare o vendere merci. Il famoso ordine esecutivo statunitense, sta insomma dando i suoi frutti. E ora potrebbe diventare ancora più letale.


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