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Intermediario cinese, acquirente russo. Come Pechino aiuta Mosca con i sistemi anti-drone

Un ente parastatale cinese ha supportato nei giorni scorsi la ricerca di equipaggiamenti anti-drone da parte di aziende russe. Dimostrando come sul piano pratico la policy di Pechino non rispetti le dichiarazioni formali

La posizione ufficiale cinese è chiara: Pechino non ha mai sostenuto lo sforzo militare della Federazione Russa in Ucraina fornendo materiale bellico alle forze armate russe. Eppure, la realtà sembra essere diversa. Nel mese di maggio infatti un ente commerciale cinese ha cercato di acquistare apparecchiature per il jamming di Unmanned Aerial Systems (Uas, nome tecnico dei droni) destinati ad essere poi trasferiti ad acquirenti russi.

L’Associazione per la promozione del commercio con la Russia della provincia di Guangdong, un ente affiliato al governo di Pechino istituito l’anno scorso per aiutare i clienti russi ad acquistare una varietà di beni che spaziano dai camion alle barche, ha pubblicato il 22 maggio sul suo sito di social media WeChat un “Avviso di imprese straniere che acquistano attrezzature” (che poi è stato rimosso), specificando come gli acquirenti fossero interessati tanto a generatori di interferenze, soppressori di Uas, disturbatori di bande di frequenza di comunicazione, rilevatori di droni o altre soluzioni tecnologiche simili. Tutte tecnologie con un’ovvia applicazione militare.

Un membro dell’associazione ha dichiarato al Financial Times che l’annuncio è stato rimosso poiché si trattava di “una sorta di errore”, affermando che gli acquirenti russi erano in realtà alla ricerca di “giocattoli per bambini”. Nonostante le descrizioni dettagliate delle apparecchiature di rilevamento dei droni contenute nel bando suggerissero tutt’altro.

La fornitura di tecnologia dual-use da parte della Cina a Mosca è fonte di preoccupazioni per l’Europa e per gli Stati Uniti. Questi ultimi hanno ripetutamente affermato di voler bloccare le forniture che arrivano all’industria della difesa russa transitando attraverso la Cina. In un discorso ai leader economici tedeschi tenutosi venerdì 31 maggio nella capitale tedesca, il vice segretario al Tesoro degli Stati Uniti Wally Adeyemo ha dichiarato che gli Stati Uniti e l’Europa “devono fare una scelta netta nei confronti della Cina. Le aziende cinesi possono fare affari nelle nostre economie o equipaggiare la macchina da guerra russa con beni a doppio uso. Non possono fare entrambe le cose”.

Il mese scorso, il Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni a Wuhan Global Sensor Technology e Wuhan Tongsheng Technology, due gruppi cinesi che stavano aiutando la Russia, secondo quanto riferito dai funzionari statunitensi. Oltre a queste due industrie, il Tesoro ha preso di mira anche la Juhang Aviation, un’azienda con sede a Shenzhen che produce attrezzature per droni, tra cui eliche, disturbatori di segnale, sensori e motori.

Dal canto suo, la Repubblica Popolare si è mossa (almeno formalmente) per limitare l’arrivo di materiale made-in-China negli arsenali russi. Lo scorso agosto, ad esempio, Pechino ha adottato una serie di restrizioni riguardanti l’esportazione di droni civili a lungo raggio, che in Ucraina sono impiegati estensivamente all’interno delle operazioni belliche.


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