Il viaggio di Putin in Vietnam simboleggia la vicinanza tra Mosca e Hanoi. E anche se il Vietnam guarda altrove, la collaborazione multidimensionale tra i due Paesi partner rimane fondamentale
Dopo la tappa nordcoreana degli scorsi giorni, il Presidente russo Vladimir Putin ha portato avanti il suo tour diplomatico nell’Asia orientale recandosi nella la Repubblica Socialista del Vietnam, un altro Paese con cui la Russia gode di un rapporto piuttosto stretto, venendo accolto con tutti gli onori del caso. Il legame tra i due Paesi risale alla prima metà del secolo scorso, negli anni immediatamente successivi all’indipendenza del Paese socialista, che proprio da Mosca ha ricevuto in termini economici, militari e diplomatici (l’Unione Sovietica fu uno dei primi Paesi a riconoscere l’allora Vietnam del Nord) un concreto sostegno nella sua guerra contro il colonizzatore francese prima, e contro i vietnamiti del Sud sostenuti dagli Stati Uniti poi. Anche l’inimicizia tra il Vietnam e la Repubblica Popolare Cinese (che ha addirittura portato la seconda ad invadere la prima nel 1979) ha promosso un ulteriore avvicinamento tra Hanoi e Mosca, che in quegli stessi anni stava attraversando una fase critica nelle sue relazioni con Pechino.
La collaborazione militare tra i due Paesi continua tutt’oggi ad essere di primaria importanza per entrambi. Nguyen The Phuong, studioso di affari militari del Vietnam presso l’Università del Nuovo Galles del Sud, afferma che le attrezzature belliche di manifattura russa rappresentino tra il 60 e il 70% dell’arsenale di difesa del Vietnam. Tra le forniture militari russe al Vietnam rientrano sistemi missilistici per la difesa costiera, carri armati T-90, sei sottomarini classe Kilo, jet da combattimento, e la quasi totalità dei vascelli della Marina Militare. Al netto di ciò, è facile presumere che il Vietnam continuerà a dipendere dalla Russia anche negli anni a venire per quel che riguarda la dimensione della Difesa. Tuttavia, l’imposizione delle sanzioni occidentali nei confronti della Federazione Russa ha fatto sorgere delle preoccupazioni sull’affidabilità della Russia come fornitore. Per questo motivo la leadership vietnamita ha cominciato a sviluppare strade alternative, sia rivolgendo la propria attenzione a Paesi come la Corea del Sud, il Giappone e la Repubblica Ceca (ma anche l’India) come fonti alternative, sia promuovendo la costruzione di un proprio apparato militare-industriale. Parallelamente, però, Hanoi ha cercato di rifornire Mosca con materiale oggetto delle stesse sanzioni, nel tentativo di supportare il suo storico alleato.
Questo “tentativo di diversificazione” riflette perfettamente quell’approccio poliforme adottato da Hanoi nella conduzione della sua politica estera, in quella che viene definita in gergo bamboo diplomacy. Una strategia che ha permesso al Vietnam di avvicinarsi diplomaticamente a grandi attori globali, come ad esempio gli Stati Uniti, senza però sviluppare vincoli di sorta con essi. Per questo motivo è difficile pensare il rimprovero espresso da Washington nei confronti della decisione di Hanoi di invitare il leader russo, affermando che “nessun Paese dovrebbe dare a Putin una piattaforma per promuovere la sua guerra di aggressione e altrimenti permettergli di normalizzare le sue atrocità”, possa avere un impatto rilevante sulla politica vietnamita.
Ma la difesa non è il solo aspetto che pesa nelle relazioni tra Mosca e Hanoi. Tra i due Paesi vi è infatti una collaborazione anche sul piano energetico: la Russia ha una partecipazione significativa nel settore del petrolio e del gas vietnamita, con la joint venture Vietsovpetro, gestita dalla russa Zarubezhneft e dalla società statale PetroVietnam, che gestisce Bach Ho, il più grande giacimento petrolifero del Vietnam. Anche Gazprom sta portando avanti progetti di esplorazione petrolifera in Vietnam.
Prima della pandemia di coronavirus, il Vietnam era anche una destinazione particolarmente attraente per i turisti russi. Nel 2019, la Russia ha inviato in Vietnam il sesto maggior numero di turisti di qualsiasi nazione, subito dopo gli Stati Uniti. Ma il numero è calato durante la pandemia e si è ulteriormente ridotto dopo che il Vietnam ha interrotto i voli diretti nel 2022 in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i quali sono però ripresi nel 2024.