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Elezioni europee, affluenza alta anche al Sud. Ma non ci sarà un exploit. Parla Cianfanelli

L’aumento generalizzato dell’affluenza è determinato anche dal fatto che, differentemente rispetto alle ultime Europee, si vota più giorni. Al Sud e nelle isole buona partecipazione. Ma già tenere il risultato delle precedenti consultazioni sarebbe un successo. Bene il resto d’Europa, ma la consapevolezza è più alta. Colloquio con Francesco Cianfanelli, sondaggista di YouTrend

I dati sull’affluenza sono ancora molto parziali e, come tali, vanno considerati. Tant’è che anche Francesco Cianfanelli, sondaggista di YouTrend commentando con Formiche.net le prime proiezioni, antepone la cautela. Tuttavia, c’è già qualche segnale che può essere letto in chiave interessante.

Si registra, attorno a mezzogiorno, un dato di affluenza superiore al 25%. Come va letto?

L’aumento generalizzato dell’affluenza è determinato anche dal fatto che, differentemente rispetto alle ultime Europee, questa volta si vota per un numero maggiore di ore spalmate su due giorni. Però, è interessante notare che l’aumento sia abbastanza omogeneo in tutte le circoscrizioni.

Ci sono Regioni e territori, nei quali i dati sembrano indicare un flusso in grande crescita. 

Sì, Emilia-Romagna e Toscana in particolare. In quei territori c’è un afflusso oggettivamente alto che rispecchia però un’abitudine abbastanza consolidata. C’è, in più, il traino della Regione Piemonte, dove si rinnovano governatore e giunta. Ma, anche al Sud, c’è un aumento interessante di partecipanti a questo appuntamento elettorale.

Una città in particolare?

Caltanissetta, ad esempio, sta avendo una grande affluenza. Siamo al 17% in più rispetto alla stessa rilevazione fatta nel 2019. In generale, comunque, sono le votazioni sui territori a trainare il voto per le Europee. Nei Comuni dove non si rinnovano sindaco e giunta, l’affluenza è mediamente più bassa. Le Comunali, trainano le Europee. Tanto al Nord, quanto al Sud.

Anche nelle altre nazioni europee, si registra una buona partecipazione al voto. In Francia, ad esempio, alle 17 si è registrato il 45,36% di affluenza, ben due punti in più rispetto al 2019. Anche l’Ungheria è verso il record di affluenza. Che segnale arriva?

Anche nell’appuntamento elettorale precedente, l’affluenza degli altri Paesi è stata generalmente più alta rispetto a quella registrata in Italia. Il nostro Paese, negli anni, ha visto un progressivo decremento di partecipazione alle urne. Nel resto d’Europa c’è una maggiore attenzione alla scadenza delle Europee rispetto all’Italia.

Questo appuntamento è stato caricato molto di significato. 

Certo, ma non mi aspetto che questo determini un exploit di partecipazione. La percezione delle Europee resta sempre quella. Già confermare il dato di affluenza che si è registrato nel 2019 sarebbe un dato parecchio rilevante.

Come si spiega questo atteggiamento verso l’appuntamento elettorale da parte dei principali leader di partito sia in Italia che nel resto dell’Europa?

C’è una parte di entusiasmo e una parte di paura che in qualche modo determinano la situazione che ci siamo trovati a vivere nel corso di questa campagna elettorale. Da una parte i partiti di centrodestra hanno risvegliato una porzione di elettorato che, negli ultimi anni, si è sentito poco rappresentato dall’Europa e ora spera di poter cambiare rotta. Dall’altro, i progressisti, impauriti dalla possibilità che il baricentro dell’Ue possa spostarsi troppo a destra, hanno mobilitato il loro elettorato caricandolo di questa responsabilità.

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