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Terra bruciata intorno a Putin. Piccole banche cinesi nel mirino del G7

La scorsa settimana era solo un’indiscrezione, ma ora l’ipotesi di colpire gli istituti del Dragone che ancora permettono transazioni da e per la Russia prende quota. E visto che le banche più grandi hanno già voltato le spalle a Mosca, a Borgo Egnazia si proverà a chiudere il cerchio

Ora è certo, il G7, che si aprirà a Borgo Egnazia tra pochi giorni, prenderà in seria considerazione la possibilità di colpire le banche cinesi che intrattengono ancora rapporti con la Russia. O meglio, fungono da crocevia per i pagamenti da e per la Federazione. Come raccontato pochi giorni fa da Formiche.net, sta progressivamente prendendo piede tra i Grandi della Terra, l’idea di colpire gli istituti del Dragone che aiutano la Russia nella guerra contro l’Ucraina. L’input viene dagli Stati Uniti, che con il famoso ordine esecutivo dello scorso inverno, hanno di fatto esteso le sanzioni contro la Russia a tutta quella parte di finanza che ancora è connessa con Mosca.

E così, come ha rivelato Reuters, le piccole banche cinesi che stanno finanziando il Cremlino o ne stanno garantendo le transazioni transfrontaliere, saranno un argomento chiave al vertice di Puglia. L’idea sarebbe quella di far pervenire a Pechino un duro avvertimento affinché a sua volta imponga agli istituti lo stop ai rapporti con la Russia. Pena, il passaggio a un altro livello, ovvero alla sanzione vera e propria. Addirittura, un passaggio dello statement finale potrebbe essere dedicato alla questione.

Nel mirino del G7 ci sarebbero soprattutto gli istituti di piccola taglia, come la banca commerciale di Chouzhou, uno dei primi crocevia con la Russia, ma che proprio poche settimane fa ha deciso di mettere in stand by ogni connessione con la Federazione, proprio per paura delle medesime sanzioni. Insomma, la macchina si è messa in moto, anche se i negoziati, tengono a chiarire fonti interpellate direttamente da Reuters, i negoziati per calibrare la portata dell’avvertimento alla Cina, sono ancora in corso.

Di sicuro, un qualche effetto emotivo sulla Cina c’è già stato: la preoccupazione per la possibilità di sanzioni ha fin qui indotto le grandi banche cinesi a limitare i pagamenti per le transazioni transfrontaliere che coinvolgono i russi, o a ritirarsi del tutto da qualsiasi coinvolgimento con Mosca. Ciò ha spinto le aziende cinesi a rivolgersi a piccole banche al confine con l’ex Urss. Le quali potrebbero ora tirarsi indietro anche loro.


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