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Neptune Strike, la doppia valenza della missione francese (e Nato)

L’esercitazione a guida francese terminata pochi giorni fa mostra la rinnovata disponibilità di Parigi a collaborare con l’Alleanza Atlantica, soprattutto sul piano militare. Senza però appiattirsi completamente su di essa

“È una dimostrazione di capacità che si rivolge a tutti i pubblici: i nostri partner e i nostri concorrenti. La Nato deve essere sicura della sua forza e deve essere in grado di spostarsi da un teatro all’altro”. Le parole del capitano di vascello Guillaume Denis racchiudono dentro di loro tanto il significato militare quanto quello politico di “Akila”, la missione del Carrier Strike Group (Csg) della Marine Nationale terminata pochi giorni fa. A comporre il Csg guidato dal contrammiraglio Jacques Mallard vi erano la Charles de Gaulle, portaerei ammiraglia della flotta francese, un sottomarino d’attacco nucleare (Ssn), una fregata di difesa aerea, una fregata multi-missione e la nave di rifornimento Jacques Chevallier. Ma queste navi non erano sole: oltre ai vascelli francesi, al Csg si sono unite tre fregate provenienti dalle Marine Militari di Grecia, Portogallo e Italia.

Il framework era quello di Neptune Strike, l’esercitazione organizzata da Strikfornato nel bacino del Mediterraneo, svoltasi nei mesi di aprile e maggio coinvolgendo navi provenienti da undici diversi paesi dell’Alleanza Atlantica. Con l’obiettivo dichiarato di migliorare le capacità di reazione ad un eventuale crisi militare con Mosca. Sin dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, l’impronta di Mosca nella regione si è ampliata dall’inizio della guerra in Ucraina. Avvalendosi della sua base navale a Tartus la Marina russa ha incrementato il livello delle operazioni nel bacino mediterraneo, e non solo nella sua parte orientale. “I russi si aggirano per tutto il Mediterraneo. Sappiamo che sono in giro. Noi li osserviamo e loro osservano noi” ha dichiarato il capitano di corvetta della marina canadese Alexandre Duguay, dislocato come ufficiale di collegamento all’interno del Csg.

Alla luce di questa rinnovata attività russa nel giugno del 2022 i leader dell’Alleanza Atlantica hanno deciso di potenziare in modo significativo le esercitazioni congiunte, così da migliorare l’interoperabilità tra forze alleate nel campo della logistica, della condivisione delle informazioni e del coordinamento. “L’esercitazione ha confermato che lavorare all’interno di un gruppo è difficile, ma insieme siamo più forti: Quando si è ben organizzati e si aggregano le capacità, le si moltiplica” ha dichiarato lo stesso Mallard.

Neptune Strike è stata concepita per testare la flessibilità delle forze Nato nella risposta all’emergere di una crisi, anche geograficamente distante. In questa specifica esercitazione due aerei Rafale imbarcati sulla Charles de Gaulle sono volati dal Mediterraneo al Mar Baltico, dove hanno scattato foto di ricognizione e simulato l’attacco ad un ipotetico bersaglio marittimo sito presso l’exclave russa di Kaliningrad.

Quest’esercitazione ha rappresentato anche la prima occasione in cui la Charles de Gaulle è passata sotto il controllo operativo della Nato. Fino al 2022 l’atteggiamento di Parigi nei confronti dell’Alleanza Atlantica era molto critico: il presidente francese Emmanuel Macron arrivò addirittura a parlare di “morte cerebrale” della Nato, con gli americani non più desiderosi di difendere l’Europa (d’altronde, alla Casa Bianca c’era Donald Trump), la quale avrebbe dovuto perseguire una sua autonomia strategica. Dopo l’invasione dell’Ucraina la situazione si è evoluta, ma non è cambiata drasticamente. La Francia sta ancora spingendo per lo sviluppo di un “pilastro europeo” nell’alleanza, e si oppone all’ampliamento della portata geografica della stessa alla regione indo-pacifica. Ma Parigi sta cercando sempre più di fare la sua parte per la difesa collettiva del continente. Anche se, tanto nella struttura militare francese quanto nella popolazione civile, la Nato viene ancora considerata un “corpo estraneo”. Una questione che avrà bisogno di essere affrontata seriamente nel prossimo futuro.

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