Che il legame tra Corea del Nord e Federazione Russa si sia stretto durante gli ultimi mesi, non è certo un segreto. Sin dalla visita a Pyongyang dell’estate del 2023 effettuata dall’allora ministro della Difesa Sergei Shoigu, ricambiata a poche settimane di distanza dal tour diplomatico del dittatore nordcoreano Kim Jong Un in territorio russo (in uno dei rarissimi casi in cui Kim ha lasciato il territorio della Corea del Nord) culminato con un incontro faccia a faccia con il presidente russo Vladimir Putin, il rapporto tra i due Paesi si è consolidato sempre di più.
Non stupisce dunque che il leader russo (accompagnato da una folta delegazione comprendente il nuovo ministro della Difesa Andrei Belousov, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, i ministri delle Risorse naturali, della Salute e dei Trasporti, i responsabili dell’Agenzia spaziale russa e delle Ferrovie, e il vice primo ministro Alexander Novak) si sia recato a sua volta in Corea del Nord, per la prima volta da ventiquattro anni, con lo scopo dichiarato di approfondire i legami commerciali e di sicurezza con il Paese asiatico e di sostenerla contro gli Stati Uniti. Dietro al riavvicinamento dei due Paesi non ci sono infatti soltanto motivazioni afferenti alla loro postura diplomatica: Pyongyang si è impegnata a rifornire le forze armate russe di materiale bellico di vario tipo, e in particolare di munizioni, mentre la Russia ha fornito al partner orientale viveri, combustibili fossili e know-how per lo sviluppo di tecnologie militari come sottomarini, satelliti ed altro ancora.
Secondo quanto riportato dal giornale statale nordcoreano Rodong Sinmun, Putin ha elogiato il “compagno” Kim e ha promesso di “resistere congiuntamente a restrizioni unilaterali illegittime”, per sviluppare il commercio e rafforzare la sicurezza in tutta l’Eurasia. “Washington, rifiutandosi di attuare gli accordi precedentemente raggiunti, avanza continuamente nuove richieste, sempre più stringenti e ovviamente inaccettabili. La Russia ha sempre sostenuto e continuerà a sostenere la Repubblica Popolare Democratica di Corea e l’eroico popolo coreano nella loro opposizione al nemico insidioso, pericoloso e aggressivo”. I media statali nordcoreani hanno anche pubblicato articoli che elogiano la Russia e sostengono le sue operazioni militari in Ucraina, definendole una “guerra sacra di tutti i cittadini russi”.
La Casa Bianca ha espresso la sua preoccupazione per l’intensificarsi delle relazioni tra Russia e Corea del Nord. Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere “abbastanza certo” che Putin stia cercando altre armi per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina. Mosca e Pyongyang hanno negato i trasferimenti di armi, ma hanno effettivamente promesso di intensificare ulteriormente i legami militari, possibilmente attraverso la conduzione di esercitazioni militari congiunte (un’eventualità già paventata nei mesi scorsi da Shoigu).
Stando alle dichiarazioni di Yuri Ushakov, consigliere di Putin per la politica estera, durante la visita in corso Russia e Corea del Nord potrebbero firmare un accordo di partenariato che includa questioni di sicurezza: tale accordo non sarà diretto contro nessun altro Paese, ma “delineerà le prospettive per un’ulteriore cooperazione”.
Secondo John Nilsson-Wright, responsabile del programma Giappone e Coree presso il Centro di Geopolitica dell’Università di Cambridge, Putin “sta rafforzando i legami con il suo vecchio partner della Guerra Fredda nel tentativo di contrastare qualsiasi suggestione che gli Stati Uniti e i loro alleati siano riusciti a isolare Mosca. Sta rafforzando le relazioni tra regimi autoritari in un momento in cui i governi democratici si trovano in una posizione difensiva, dovendo affrontare le sfide della sicurezza globale” dal Medio Oriente all’Asia orientale, fino all’Ucraina.