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Regole e investimenti. Cosa prevede la nuova legge per lo Spazio italiano

Non solo regole. Nell’anticipata legge per lo Spazio presentata dal ministro Urso, oltre a norme e requisiti per effettuare attività commerciali al di là dell’atmosfera sono previsti anche investimenti e fondi. Un modo per regolamentare il settore consentendogli al contempo di crescere

Regolamentare l’accesso allo Spazio in sicurezza e nel segno della sostenibilità, promuovere gli investimenti nella Space economy e accrescere la competitività nazionale attraverso la ricerca e lo sviluppo. Sono questi gli obiettivi, espliciti fin dal primo articolo, della tanto attesa Legge per lo Spazio che il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, presenterà nei prossimi giorni al Consiglio dei ministri. Oltre a definire e regolare le attività commerciali oltre l’atmosfera (il testo infatti esclude le missioni condotte direttamente o meno dal ministero della Difesa e dall’Agenzia spaziale italiana), il nuovo regolamento introduce anche il cosiddetto Piano nazionale Space economy, con una dotazione iniziale pari a euro 85 milioni per l’anno 2024, 160 milioni per l’anno 2025 e 50 milioni per l’anno 2026. L’obiettivo, da sempre dichiarato da Urso e chiesto a gran voce dall’intero settore, era infatti per la legge essere uno strumento di sostegno alle attività spaziali, e non un limite. Giusto quindi mettere delle regole e fissare dei paletti, ma che consentissero al comparto privato spaziale, un settore che vale oltre dieci miliardi di euro, di accelerare e crescere.

Autorità responsabile

Tra le novità principali della legge c’è quella sull’autorità responsabile, individuata direttamente nel presidente del Consiglio dei ministri o nell’Autorità delegata alle politiche spaziali (ad oggi, il ministro Urso). Sarà questa autorità, quindi, a rilasciare l’autorizzazione a procedere con qualunque attività spaziale che coinvolga il nostro Paese, escluse quelle attività frutto di accordi internazionali o se svolte in un Paese estero di cui l’operatore ha ricevuto il via libera. La richiesta di autorizzazione passa per l’Asi, che a sua volta è incaricata di effettuare le verifiche dei vari requisiti tecnici e delle idoneità dell’operatore. Per coadiuvare tutta l’operazione, il decreto inserisce un’altra innovazione: il Comitato per la sicurezza nazionale delle attività spaziali.

Il Comitato per la sicurezza spaziale

Il nuovo ente sarà un organismo inserito all’interno del Comitato interministeriale per le politiche relative allo Spazio e alla ricerca aerospaziale (Comint) e sarà presieduto dal segretario generale della Presidenza del Consiglio. All’interno del Comitato siederanno un rappresentante dei ministeri della Difesa, dell’Interno, degli Esteri, del Mimit e dell’Asi. L’obiettivo del nuovo organo è supportare la Presidenza del Consiglio nel suo ruolo di autorità competente alla sicurezza delle attività oltre l’atmosfera. Le attività di supporto, coordinamento e segreteria del Comitato saranno svolte dall’Ufficio che cura le funzioni di Segretario del Comint.

Le regole

Per autorizzare un’attività spaziale, questa dovrà aderire a una serie di requisiti di partenza. In primo luogo l’operatore dovrà garantire la sicurezza delle attività spaziali in tutte le sue fasi, dalla progettazione al lancio, al rientro. Le infrastrutture messe in orbita, in particolare i satelliti, dovranno poi dimostrare di essere cyber resistenti, in modo da cercare di mitigare i possibili attacchi all’infrastruttura stessa. Infine, ogni programma dovrà tenere in considerazione la sostenibilità attraverso la verifica dell’impronta ambientale. A queste si uniscono i requisiti per l’operatore di dimostrare di avere le adeguate capacità professionali e tecniche idonee a condurre le attività, una adeguata solidità finanziaria, commisurata ai rischi associati all’attività stessa e la stipula di un contratto assicurativo a copertura dei rischi di sinistro. Ogni oggetto destinato a superare l’atmosfera, poi, dovrà essere immatricolato e registrato (come già previsto, del resto). A vigilare sul rispetto delle regole sarà l’Agenzia spaziale italiana, che segnala poi all’Autorità responsabile eventuali condotte non conformi. Chi non si adegua alle misure previste rischia fino a 500mila euro, mentre chi opera nello Spazio senza autorizzazione può essere punito con un massimo di quattro anni di reclusione.

Le responsabilità

Oltre alla prevenzione, la nuova legge illustra anche cosa succede in caso di danni causati sulla superficie terrestre o nello Spazio dalle operazioni spaziali autorizzate dall’Italia. Sulla base della Convenzione sulla responsabilità internazionale per i danni causati da oggetti spaziali, firmata a Londra, Mosca e Washington il 29 marzo 1972, lo Stato si rivarrà nei confronti dell’operatore colpevole, con un’azione che può arrivare fino a un massimo di cinquanta milioni di euro in caso (ridotto a “soli” dieci milioni in caso l’operatore stesse effettuando operazioni di ricerca o sia una start up innovativa). Naturalmente, nel caso il danno sia stato “cagionato con dolo o colpa grave” si entra in tutt’altro campo giuridico.

Il Piano per la Space economy

Ma oltre a regolare, la legge ha il preciso obiettivo di sostenere la crescita del comparto, e non vuole porsi come ulteriore legame, anzi. Per questo, all’interno del testo del nuovo regolamento, un intero titolo, il quinto, introduce delle misure per la Space economy, a partire dal Piano nazionale, che dovrà avere d’ora in poi una cadenza biennale. Come recita il testo, obiettivo della misura è “promuovere l’economia dello Spazio in sede nazionale, in coordinamento con il Documento Strategico di Politica Spaziale Nazionale e con gli strumenti di finanziamento esistenti in sede nazionale ed europea”. L’elaborazione del Piano spetta al Mimit, coadiuvato dall’Asi, e viene di volta in volta approvato dall’autorità responsabile. La programmazione dello stesso, inoltre, dovrà coprire un orizzonte temporale non inferiore ai cinque anni. All’interno conterrà: l’analisi dei fabbisogni d’innovazione e d’incremento produttivo funzionali allo sviluppo della Space economy nazionale; l’analisi del quadro delle esigenze istituzionali relative ai servizi basati sull’uso di tecnologie spaziali; la programmazione delle iniziative di partenariato pubblico privato; la definizione delle sinergie tra i diversi strumenti di finanziamento; l’allocazione delle risorse e l’identificazione di nuove; il monitoraggio e la verifica delle iniziative finanziate.

Nuovi fondi

Per supportare tutto questo, la legge attiverà anche il Fondo Space Economy, a carattere pluriennale, con una dotazione iniziale pari a euro 85 milioni per l’anno 2024, 160 milioni per l’anno 2025 e 50 milioni per l’anno 2026. A finanziare il fondo saranno anche le attività spaziali stesse, dal momento che si prevede di alimentarlo anche attraverso i proventi derivanti dalle autorizzazioni rilasciare e dalle eventuali sanzioni per chi non ottempera alle norme previste dalla nuova legge. Queste risorse saranno destinate a promuovere esplicitamente “la commercializzazione dello Spazio”, favorendo la crescita del mercato di prodotti e servizi innovativi e l’utilizzo commerciale delle infrastrutture spaziali. Il nuovo fondo finanzierà anche, tra le altre attività, fondi d’investimento dedicati allo sviluppo della Space economy destinati alle aziende del settore e il partenariato pubblico-privato.

Infrastrutture spaziali nazionali

Infine, la nuova legge contiene anche un elenco delle infrastrutture spaziali nazionali in diversi settori, prevedendo anche ulteriori iniziative. Si parte con la costellazione Iridi per l’osservazione della Terra, definita parte del demanio pubblico, per le cui attività di manutenzione e gestione la legge stanzia dieci milioni per il 2025 e cinquanta per il 2026. In vista della dismissione della Stazione spaziale internazionale, poi, il documento richiede all’Asi di provvedere entro un anno e mezzo dalla pubblicazione della legge stessa a elaborare uno studio di fattibilità per la costruzione e la messa in opera di una infrastruttura nazionale, funzionale all’avvio di nuove iniziative di ricerca e commerciali nello Spazio. Sebbene non sia citata espressamente, si può immaginare che il progetto comprenda la collaborazione che il nostro Paese ha sottoscritto negli Stati Uniti per la realizzazione della Stazione spaziale commerciale. Grande attenzione è poi rivolta alla connettività satellitare, tramite la collaborazione per la progettazione in una infrastruttura satellitare in orbita bassa per la connettività in banda larga, così come la creazione di una Riserva di connettività nazionale attraverso comunicazioni satellitari basata su satelliti e costellazioni in orbita geostazionaria, media e bassa, gestiti esclusivamente da soggetti non extra Ue.

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