“Noi possiamo ambire a diventare uno snodo strategico per i flussi tra Mediterraneo, Africa ed Europa. […] Penso per esempio alle grandi prospettive di crescita che sono legate allo sviluppo del corridoio economico Imec”, dice Giorgia Meloni, rilanciando il progetto di connettività indo-mediterranea
Per l’Italia, il progetto Imec è ancora vivo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante il suo intervento all’Assemblea di Confindustria, ha menzionato la connettività per produrre l’India-Middle East-Europe Corridor tra i capisaldi su cui ha delineato la visione strategica dell’Italia come crocevia indo-mediterraneo, evidenziando il ruolo centrale che il Paese può giocare nelle dinamiche geoeconomiche e geopolitiche globali.
Meloni, davanti agli industriali, ha enfatizzato la posizione unica della Penisola nel Mediterraneo allargato, collegamento tra l’Atlantico e l’Indo Pacifico, e ha ribadito l’importanza di “sfruttare questo vantaggio enorme” per diventare uno snodo strategico nei flussi energetici e infrastrutturali tra Occidente e Oriente, tra Nord e Sud del mondo. È un ruolo di ponte che l’attuale esecutivo rivendica anche con programmi strategici come il Piano Mattei.
In particolare, Meloni ha sottolineato il contributo italiano al corridoio economico indo-mediterraneo dicendo: “Noi possiamo ambire a diventare uno snodo strategico per i flussi tra Mediterraneo, Africa ed Europa. […] Penso per esempio alle grandi prospettive di crescita che sono legate allo sviluppo del corridoio economico Imec, cioè India, Medio Oriente ed Europa, a cui l’Italia ha contribuito a dare vita in ambito G20. Ed è un’iniziativa strategica, secondo me fondamentale, nella quale noi possiamo svolgere un ruolo decisivo, anche soprattutto grazie alla forza e al valore delle nostre imprese”.
L’Italia è tra i fondatori del progetto, ed è in effetti in condizioni geostrategiche vantaggiose. Scali come quello di Trieste possono diventare hub del corridoio. Il porto triestino è il più settentrionale del Mediterraneo, è già inglobato nella catena del valore mitteleuropeo, e ha caratteristiche tecniche adatte alla gestione delle grandi navi cargo che viaggiano dall’Asia o per l’Asia. E però, a fronte di una spinta data anche dal Parlamento (in sede Commissione Esteri della Camera, soprattutto), il governo italiano non ha ancora aumentato le marce in modo decisivo
E questo crea il rischio di essere superati dalla concorrenza di altri fondatori, come la Francia, che anche in questi giorni ha inviato il suo rappresentante speciale, Gérard Mestrallet, in India per portare avanti colloqui con le controparti — discussioni che si sintetizzano nel fare di Marsiglia l’hub centrale di Imec. Mestrallet, nominato dall’Eliseo responsabile dell’implementazione di Imec, occupa un ruolo per Parigi su cui la Camera ha incardinato una risoluzione ad aprile per chiedere al governo di Roma di costruire una figura di “inviato speciale”, al fine di aumentare la presa sugli sviluppi del progetto.
Nel suo intervento, la presidente del Consiglio ha sottolineato che l’Italia, con la sua posizione centrale e le sue capacità industriali, può essere determinante per le infrastrutture e le interconnessioni economiche internazionali. Per troppi anni, ha detto, il Paese non ha valorizzato pienamente la propria collocazione geografica, ma ora è giunto il momento di investire in questo potenziale per rafforzare la competitività italiana sul palcoscenico globale.
Il discorso di Meloni ha quindi delineato una visione ambiziosa per l’Italia, volta a consolidare il suo ruolo di ponte naturale e strategico tra diverse aree del mondo, con una particolare attenzione alle opportunità offerte dalle interconnessioni globali del Mediterraneo allargato, da cui scaturiscono nuove rotte commerciali, e geopolitiche, come Imec. Il disegno strategico potrebbe essere funzionante — se alla intenzioni seguiranno le azioni.